Ops UniCredit – Banco Bpm verso la fine. Le ipotesi sugli scenari futuri

Ops UniCredit – Banco Bpm verso la fine. Le ipotesi sugli scenari futuri

Mercoledì si esaurirà il tempo per aderire all’offerta lanciata da Piazza Gae Aulenti e domani il cda potrebbe decidere di abbandonare temporaneamente le sue mire sull’istituto guidato da Giuseppe Castagna.

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Ops UniCredit vicina alla fine

Si avvia stancamente alla fine l’Offerta Pubblica di Scambio lanciata da UniCredit nei confronti di Banco Bpm a otto mesi dall’annuncio, operazione che è stata ostacolata dal decreto ‘golden power’, poi censurato dalla Commissione europea.

Mercoledì sarà l’ultimo giorno disponibile ma l’adesione fino a questo momento è stata molto limitata: appena lo 0,233% del capitale. Sull’andamento pesa anche la valutazione proposta dall’offerente, pari a 0,175 azioni UniCredit per ogni titolo BAMI, da sempre inferiore al concambio indicato in borsa dai rispettivi titoli. Del resto, la stessa Piazza Gae Aulenti aveva sempre fatto intendere che avrebbe potuto rilanciare in caso di chiarezza sul golden power che, se confermato, avrebbe portato l’istituto milanese a rinunciare all’operazione.

Gli scenari futuri

La parola d’ordine è incertezza: domani il consiglio di amministrazione di UniCredit convocato per esaminare i dati del secondo trimestre dovrebbe anche fare il punto sul dossier.

Nel caso in cui la Consob non dovesse decidere un ulteriore rinvio dopo quello di giugno arrivato a seguito del ricorso al Tar da parte della banca, secondo fonti de La Repubblica lo scenario più probabile resta quello di far scadere l’Ops attuale per poi lanciarne una nuova, simile ma alleviata dal decreto sul golden power.

L’altra possibilità secondo il quotidiano sarebbe quella di tornare a negoziare il decreto attuale con il Tesoro, nel caso in cui la Consob desse un altro mese di tempo all’Ops.

Il prossimo appuntamento sarà quello del 7 agosto, quando è attesa la replica del governo italiano a Bruxelles, con quest’ultima che aveva dato 20 giorni di tempo per sciogliere i pesanti rilievi della lettera di 55 pagine inviata sul dossier a Roma. Il Governo in ha già preannunciato che intende avvalersi degli argomenti contenuti nella sentenza del Tar del Lazio, che pur accogliendo alcuni rilievi di Unicredit contro il decreto ha riconosciuto la legittimità dell’intervento governativo sul dossier.

Bruxelles contro i governi di Italia e Spagna

La direzione concorrenza di Bruxelles non aveva scritto soltanto al Governo italiano, ma anche Madrid era finita sotto la sua lente. La Commissione aveva intimato il Governo di Pedro Sanchez di rivedere la decisione di sottoporre a vincoli per tre anni l’integrazione tra Bbva e Banco Sabadell e di modificare la legge che permette all’esecutivo di intervenire nelle fusioni tra banche.

Un funzionario della Commissione citato dal Financial Times aveva rivelato che il problema è che sia in Italia che in Spagna si assiste a “interpretazioni puramente politiche delle regole comunitarie, che sono chiare e non danno alcun potere formale ai governi nazionali di impedire aggregazioni di questo tipo”.

Per Bruxelles è da censurare che i due potenziali compratori (UniCredit e Bbva) provengono dallo stesso Paese delle due potenziali ‘prede’: anche se il Governo italiano ha espresso “una seria preoccupazione per la sicurezza nazionale” in caso di fusione tra la seconda e la terza banca italiana.

“La vera questione è chi compete con chi, i nostri concorrenti bancari non sono all’interno dell’Europa, ma al di fuori”, ha aggiunto il funzionario comunitario, evidentemente allineato al disegno strategico di Bruxelles, per cui serve trasformare i campioni nazionali in colossi europei in grado di rivaleggiare con le grandi aziende cinesi e statunitensi.

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