Oracle: accordi AI da 30 miliardi e titolo ai massimi storici

La società americana firma contratti record per servizi cloud legati all’intelligenza artificiale, destinati a raddoppiare il fatturato della divisione entro il 2028. Gli analisti ora rivedono al rialzo le stime. Conviene ancora investire?
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Contratti record per 30 miliardi e titolo al massimo storico
A distanza di 24 mesi dalle critiche sul presunto ritardo nell’adozione dell’intelligenza artificiale, Oracle ribalta la narrazione e si impone come uno dei player più dinamici del settore. Mercoledì 2 luglio le azioni del colosso americano hanno chiuso a Wall Street con un balzo del 5% a 229,98 dollari, segnando un nuovo massimo storico. Alla base del rally c’è l’annuncio di una serie di contratti pluriennali nel cloud AI, destinati a generare oltre 30 miliardi di dollari di ricavi annui a partire dal 2028.
Una cifra impressionante, che equivale a quasi tre volte il fatturato attuale della divisione cloud infrastructure. Il più rilevante di questi accordi coinvolge OpenAI, protagonista del progetto “Stargate”, un’iniziativa da 500 miliardi di dollari per potenziare l’infrastruttura globale dell’AI. Oracle fornirà circa 4,5 gigawatt di potenza computazionale in diversi data center americani, una capacità energetica paragonabile a quella di più reattori nucleari, sufficiente ad alimentare milioni di abitazioni.
Da inseguitrice a protagonista del cloud AI
Per Oracle si tratta di una rivincita strategica. L’azienda, storicamente nota per i suoi database, ha saputo reinventarsi puntando sull’erogazione di servizi cloud altamente specializzati. Con clienti del calibro di Nvidia e OpenAI, la società si è accreditata come fornitore chiave per le applicazioni più avanzate di intelligenza artificiale.
Il Progetto Stargate, presentato alla Casa Bianca lo scorso gennaio, prevede investimenti per 500 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni per costruire una nuova infrastruttura di intelligenza artificiale negli Stati Uniti. Benedetto da Trump, il progetto intende garantire la leadership americana nell'AI, sostenere la reindustrializzazione del Paese e fornire una capacità strategica per proteggere la sicurezza nazionale.
Oracle è fra i primi finanziatori di Stargate, insieme a SoftBank, OpenAI e MGX. SoftBank ha la responsabilità finanziaria e OpenAI quella operativa. Arm, Microsoft, NVIDIA, Oracle e OpenAI sono i principali partner tecnologici iniziali.
Le stime per il 2026: crescita a doppia cifra
Nelle ultime settimane Wall Street sembra essersi improvvisamente resa conto del cambio di passo di Oracle. Nell’ultimo mese il titolo ha guadagnato il 35%, mentre da inizio anno l’incremento sfiora il 38%. Un’ascesa che ha superato le previsioni degli analisti: il target price medio è fermo a 216 dollari, al di sotto delle quotazioni attuali (230 dollari). Nonostante ciò, 25 analisti su 39 consigliano di acquistare le azioni Oracle, segnale di fiducia nel potenziale di lungo termine dell’azienda.
Secondo il consensus, Oracle chiuderà l’anno fiscale 2026 con ricavi per 66,7 miliardi di dollari (+16%) e utili netti per 14,5 miliardi (+17%). Queste proiezioni non includono ancora i ricavi attesi dai nuovi contratti, che inizieranno a incidere significativamente solo dal 2028. Tuttavia, rappresentano già un'accelerazione significativa rispetto al passato, segno che la transizione verso modelli di business ricorrenti — basati su cloud, AI e database gestiti — sta dando i suoi frutti.
La Ceo Safra Catz ha confermato che Oracle è partita “con il piede giusto” nell’esercizio 2026 e che la crescita dei ricavi legati al database Oracle ospitato su cloud di terze parti continua a superare il 100% annuo.Oggi il titolo è scambiato a un P/E 2026 di 47 volte, alto ma accettabile per una società impegnata in progetti di così forte crescita.
Investimenti record, pressione sul cash flow
Naturalmente, la trasformazione ha un costo. Le agenzie di rating, come S&P, sottolineano che l’attuale ritmo di investimenti sta esercitando pressioni sul flusso di cassa della società. Tuttavia, il giudizio complessivo resta positivo: la strategia cloud di Oracle è considerata sostenibile e promettente sul medio-lungo periodo.
Gli investimenti in infrastrutture sono giustificati dalla prospettiva di diventare uno dei pochi fornitori globali in grado di supportare carichi AI su larga scala. Oracle ha già realizzato un mega data center ad Abilene, in Texas, e prevede di espandere ulteriormente la propria rete con nuovi poli in Michigan, Wisconsin, Wyoming e altri stati americani.
Conviene ancora comprare azioni Oracle?
Dopo un rialzo così impetuoso, è lecito chiedersi se ci sia ancora spazio per ulteriori rialzi. La risposta dipende dalla visione temporale. A breve termine, il titolo potrebbe consolidare o ritracciare. Ma per chi investe con orizzonti pluriennali, Oracle oggi appare ben posizionata per beneficiare della nuova ondata di digitalizzazione e automazione alimentata dall’AI.
La dimensione dei contratti appena siglati, la solidità della base clienti e la capacità di gestire data center ad altissima intensità energetica rendono Oracle un candidato credibile per accrescere ulteriormente la propria quota di mercato.
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