Oracle rafforza la strategia AI con AMD: meno dipendenza da Nvidia

L’accordo per i chip MI450 segna un nuovo passo nella trasformazione di Oracle in fornitore di infrastrutture AI. Analisti positivi: per Citi il titolo può salire fino a 415 dollari, con utili attesi in crescita del 50% in due anni. Dall’inizio dell’anno quotazioni in rialzo del 79%
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Maxi-accordo con AMD per 50.000 chip AI
Oracle compie un nuovo passo nella sua corsa all’intelligenza artificiale. Il colosso del software e dei servizi cloud ha siglato un importante accordo con Advanced Micro Devices (AMD) per l’acquisto di 50.000 chip MI450, che saranno installati nei data center Oracle a partire dal terzo trimestre del 2026. I nuovi processori di AMD alimenteranno i sistemi di calcolo dedicati ai carichi di lavoro di intelligenza artificiale, un settore in cui la domanda di potenza di elaborazione cresce a ritmi vertiginosi.
L’intesa rappresenta un nuovo riconoscimento per AMD, che sta guadagnando terreno nella sfida contro Nvidia, leader di mercato nei chip per l’AI. Secondo la società di ricerca IDC, nel secondo trimestre del 2024 AMD ha consegnato circa 100.000 processori AI, contro 1,5 milioni di Nvidia. L’ordine di Oracle, che prevede ulteriori espansioni nel 2027 e negli anni successivi, è destinato a rafforzare la posizione della casa di Santa Clara come alternativa credibile al colosso guidato da Jensen Huang.
La competizione con Amazon, Microsoft e Google
L’accordo si inserisce nel piano strategico di Oracle Cloud Infrastructure (OCI), la piattaforma con cui l’azienda fondata da Larry Ellison sta reinventando il proprio modello di business. Negli ultimi anni Oracle ha puntato con decisione sull’offerta di capacità di calcolo per l’AI, trasformandosi da semplice fornitore di software a protagonista della nuova infrastruttura digitale globale. L’azienda è già partner di OpenAI, a cui fornisce potenza di calcolo attraverso i propri data center, e con cui collabora per lo sviluppo di nuove architetture cloud ottimizzate per i modelli di intelligenza artificiale generativa.
L’acquisto dei chip MI450 di AMD conferma questa direzione: integrare le soluzioni di calcolo più avanzate direttamente nei propri sistemi per offrire ai clienti un’infrastruttura “AI-ready”. L’obiettivo è diventare uno dei principali hub mondiali per la formazione e l’esecuzione di modelli linguistici e di machine learning, competendo ad armi pari con i giganti Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google Cloud.
Un titolo molto seguito dagli analisti. Citi alza il target price
In Borsa, la reazione immediata alla notizia è stata contrastata: mentre le azioni AMD sono salite fino al 4% a Wall Street, il titolo Oracle ha perso circa l’1,8%. Ma nel medio periodo il quadro resta estremamente positivo. Dall’inizio dell’anno le azioni Oracle hanno guadagnato il 79%, mentre AMD è salita dell’80%, con un’accelerazione del +35% solo nell’ultimo mese dopo l’annuncio dell’accordo con OpenAI.
Il titolo Oracle è sotto i riflettori degli analisti: Citi, il 10 ottobre, ha confermato la raccomandazione “Buy” e ha alzato il target price da 395 a 415 dollari per azione, definendo il recente ritracciamento del titolo una “buona occasione d’acquisto”. Su 43 analisti che coprono la società, 28 consigliano di comprare e solo uno suggerisce di vendere. La media dei target price è 333 dollari, circa l’11% sopra i 299 dollari della chiusura del 14 ottobre.
Le stime del consensus
Le attese di crescita restano elevate. Il consensus prevede che i ricavi salgano del 17% nell’esercizio 2025-2026, fino a 67 miliardi di dollari, per poi accelerare ulteriormente del 22% nel 2026-2027, raggiungendo 81,9 miliardi. L’utile netto dovrebbe passare dai 12,4 miliardi del 2025 ai 18,4 miliardi del 2027, con margini in miglioramento grazie all’aumento di efficienza dei data center e alla crescita della domanda di servizi AI.
L’AI come motore di redditività
La svolta AI di Oracle non è solo tecnologica, ma anche finanziaria. I contratti per la fornitura di capacità di calcolo rappresentano ormai la parte più dinamica del business cloud, con margini potenziali in espansione fino al 40% entro la fine del decennio. L’azienda punta a replicare il modello dei grandi hyperscaler, offrendo ai clienti infrastrutture “chiavi in mano” basate su acceleratori GPU e CPU proprietari, con un livello di integrazione verticale che consente di mantenere il controllo dei costi.
L’intesa con AMD rafforza inoltre la resilienza della supply chain di Oracle, riducendo la dipendenza da Nvidia e assicurando un flusso stabile di componenti di ultima generazione. Gli analisti vedono in questa strategia un vantaggio competitivo di lungo periodo: la possibilità di offrire servizi cloud ad alte prestazioni senza essere vincolati alle disponibilità di un singolo produttore di chip.
Valutazioni elevate, ma prospettive solide
Dopo il rialzo esplosivo del titolo da inizio anno, Oracle oggi capitalizza 850 miliardi di dollari con il titolo scambiato a un multiplo P/E forward di circa 60 volte, più del doppio rispetto alla media del settore tecnologico (27 volte), ma giustificato dalle prospettive di crescita dell’AI. Gli utili per azione sono stimati in aumento di oltre il 30% annuo tra il 2026 e il 2030.
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