Oro a un passo da quota 3 mila dollari

La materia prima gialla sta beneficiando sempre più delle tensioni geopolitiche, oltre che della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, spingendo alcuni analisti a prevedere il raggiungimento della soglia psicologica di 3 mila dollari l’oncia nel breve periodo.
Nuovo record per l’oro
Record dopo record l’oro sembra avviarsi verso la fatidica quota 3 mila dollari l’oncia, livello psicologico importantissimo che la materia prima per eccellenza sembra voler superare nel brevissimo periodo.
La quotazione dell’oro di questa mattina arrivava a 2.921 dollari per il future e 2.896 dollari l’oncia per il prezzo spot, con guadagni per entrambi superiori all’1%.
La corsa del metallo prezioso ha visto il future con scadenza ad agosto guadagnare il 10% nel corso di quest’anno, balzo che sale al 43% negli ultimi 12 mesi.
A incidere sul prezzo dell’oro è la sua natura di bene rifugio a cui molti si stanno rivolgendo a causa delle tensioni geopolitiche e della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina che stanno facendo impennare la domanda.
Il programma cinese sulle assicurazioni
Venerdì scorso la Cina ha annunciato un programma ‘pilota’ dedicato al settore assicurativo che consentirà alle compagnie di investire oltre 27 miliardi di dollari in oro, permettendo così la diversificazione degli investimenti.
Secondo la National Financial Regulatory Administration, l’obiettivo è quello di ampliare i canali attraverso i quali i fondi assicurativi possono essere utilizzati, ottimizzare l'allocazione delle attività assicurative e migliorare le capacità di gestione delle attività e delle passività delle compagnie assicurative.
Con questo piano le dieci compagnie assicurative potranno investire sino all'1% dei loro asset in monete d'oro (oro spot) acquistate allo Shanghai Gold Exchange o in contratti a termine (future) e swap, corrispondente ad un investimento potenziale a medio-lungo termine del valore di 200 miliardi di yuan (27,4 miliardi di dollari).
Il piano annunciato da Pechino si tradurrà in un forte aumento della domanda di oro, che si era impennata già nel 2024, per effetto delle tensioni internazionali.
Domanda ai massimi dal 2024
La conferma dell’aumento della domanda di oro è arrivata dalle ultime statistiche diffuse dal World Gold Council, secondo il quale il 2024 visto 4.974 tonnellate di richieste, con un picco di crescita record dell’1% nel quarto trimestre.
La domanda è sostenuta soprattutto dalle banche centrali, che hanno acquistato lo scorso anno 1.000 tonnellate di oro, a cui si è aggiunta quella per investimenti, arriva a 1.180 tonnellate a seguito di una crescita del 25%.
La domanda di oro per la gioielleria si è ridotta invece dell'11% a 1.877 tonnellate e questo perché è cresciuto il prezzo della materia prima: il valore della spesa per gioielleria è salito del 9% a 144 miliardi di dollari.
Le sanzioni sulla Banca centrale russa
Secondo Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Prive'e (UBP), l’aumento della domanda da parte delle banche centrali è causata anche dalle sanzioni decise dai Paesi occidentali sulle riserve della Banca centrale russa, diventate un “punto di non ritorno”, suggerendo anche che, in futuro, “qualsiasi Paese che si dovesse trovare in forte disaccordo politico con l'Occidente potrebbe implicitamente correre il rischio di vedere i propri asset confiscati”.
Pertanto gli istituti centrali hanno incrementato le riserve di oro e “questa tendenza è destinata a continuare nel 2025: anche se la guerra in Ucraina sembra avviarsi verso una soluzione negoziata, è probabile che le prospettive geopolitiche restino piuttosto incerte”, spiega l’esperto.
Con l'oro che “dovrebbe beneficiare di un forte incremento delle riserve da parte delle banche centrali di tutto il mondo”, dunque, il World Gold Council (WGC) stima che gli acquisti di oro da parte delle banche centrali abbiano spinto il prezzo al rialzo di circa il 15%.
Inflazione e rendimenti obbligazionari
Kinsella prevede che quest'anno l'oro potrebbe continuare a salire verso livelli di circa 2.900-3.000 dollari per oncia, spinto da una serie di ulteriori fattori oltre alla richiesta da parte delle banche centrali.
Se il processo disinflazionistico post-2022 ha subìto una pausa negli ultimi mesi e i dati recenti relativi agli Stati Uniti e all'Eurozona indicano una modesta ripresa delle pressioni inflazionistiche, “questo fenomeno dovrebbe diventare sempre più evidente nella seconda metà del 2025 e, nel tempo, gli effetti cumulativi dell'inflazione dovrebbero favorire i prezzi dell'oro”, prevede l’analista.
Anche “l’aumento dei rendimenti obbligazionari a lungo termine potrebbe sostenere i prezzi”, prosegue Kinsella, sottolineando che se “in generale, l'aumento dei rendimenti tende a far scendere il prezzo del metallo giallo, ma dal 2022 abbiamo osservato una netta interruzione della correlazione tra l'oro e le aspettative sui tassi di interesse reali”, mentre “l'aumento della spesa pubblica in deficit dovrebbe tradursi in un aumento del rapporto debito/PIL e l'oro potrebbe rappresentare un'ottima protezione in questa situazione”.
Asia e Occidente
Infine, Kinsella individua nella “solidità della domanda da parte degli investitori asiatici” che “dovrebbe continuare anche nel 2025” tra i fattori a sostegno del prezzo, in particolare “la decisione dell'India di ridurre le tasse sulle importazioni di oro e argento che ne ha stimolato la domanda. La domanda al dettaglio cinese dovrebbe rimanere robusta e i future locali sull'oro sono scambiati con un premio rispetto ai benchmark globali”, spingendo “i consumatori locali a rivolgersi al metallo giallo per proteggere i loro risparmi in valuta nazionale (CNY)”.
Dal lato occidentale, conclude l’esperto, “gli investitori retail hanno iniziato ad aumentare i loro investimenti in Etf sull'oro. La prospettiva di una riduzione dei tassi di interesse in molte delle principali economie sta portando a un calo del costo opportunità di detenere oro. Di conseguenza, la domanda retail in occidente dovrebbe spingere il metallo giallo a livelli più alti”.
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