Oro ai massimi e Bitcoin nelle riserve ufficiali, lo scenario al 2030

09/10/2025 07:15
Oro ai massimi e Bitcoin nelle riserve ufficiali, lo scenario al 2030

Oro e Bitcoin corrono insieme in un 2025 segnato da dollaro in indebolimento, incertezze macro e tensioni geopolitiche. Deutsche Bank delinea un orizzonte in cui l’oro resta un pilastro e Bitcoin guadagna legittimità come riserva di valore, con prospettive concrete di presenza nei bilanci delle banche centrali entro il 2030.

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Introduzione e cornice macro

Il 2025 è un anno spartiacque per gli asset rifugio. Bitcoin ha superato i 125.000 dollari a inizio ottobre, dopo il picco sopra 123.500 ad agosto, mentre l’oro viaggia ha toccato nuovi massimi storici oltre quota 4.000 dollari l'oncia, con un progresso di circa il 50% da inizio anno. A fare da sfondo è il dollaro in indebolimento e un mosaico di rischi geopolitici e fiscali che spinge gli investitori verso porti sicuri.

In questo contesto, si legge in un report a cura di Deutsche Bank, si riapre la domanda che conta: il Bitcoin può affiancare, e in parte sostituire, l’oro come riserva di valore per le banche centrali? Gli analisti della banca tedesca evidenziano come una quota strategica in Bitcoin possa emergere quale cardine moderno della sicurezza finanziaria, in un’eco del ruolo che l’oro ebbe nel Novecento.

A testimonianza della dinamica parallela, il grafico sottostante mostra l’impennata congiunta dei due prezzi verso i massimi storici, rafforzando l’idea di un doppio asse difensivo nella fase attuale di mercato, secondo Deutsche Bank.

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La storia dell’oro e il nuovo ciclo di acquisti

L'oro ha “ancorato” per un secolo i bilanci delle banche centrali, ma fino ai 2000 era valorizzato soprattutto per stabilizzare i pagamenti internazionali più che per la sua funzione di rifugio. La cronologia dei grandi snodi, spiega Deutsche Bank, dall’epoca di Bretton Woods alla fine della convertibilità, fino alla resurrezione della domanda ufficiale negli anni 2010-2020, aiuta a leggere l’attuale rally come risposta a instabilità politica, tensioni commerciali e dubbi sulla credibilità delle politiche economiche.

Oggi si stima che circa 36.000 tonnellate di oro siano detenute come riserve ufficiali, con gli Stati Uniti al vertice e Cina e Polonia tra i compratori più attivi dell’ultimo biennio, un segnale che corrobora l’idea di diversificazione delle riserve. Contestualmente, la quota del dollaro nelle riserve globali è scesa dal 60% nel 2000 al 41% nel 2025, mentre il metallo giallo ha beneficiato di acquisti record da parte delle banche centrali, osserva Deutsche Bank.

Il grafico qui sotto ripercorre i punti di svolta del secolo, dalla fine di Bretton Woods agli shock petroliferi, dalla Grande Crisi Finanziaria alla pandemia, collegandoli alle fasi del prezzo dell’oro.

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Bitcoin da outsider a candidato come riserva strategica

Il profilo economico di Bitcoin, offerta fissa a 21 milioni, decentralizzazione, portabilità e bassa correlazione con le asset class tradizionali, è al centro dell’analisi di Deutsche Bank. La banca tedesca sottolinea come la liquidità si sia rafforzata dopo l’approvazione degli ETF spot nel 2024 e come la capitalizzazione sia ormai oltre 2,2 trilioni di dollari, elementi che ne aumentano l’appeal come store of value in contesti di conflitto o restrizioni.

I governi detengono circa 517.000 Bitcoin, con Stati Uniti e Cina in testa; si segnalano casi pionieristici come El Salvador e Bhutan. Questa fase di istituzionalizzazione convive con critiche note (dall’assenza di valore intrinseco ai rischi di sicurezza) ma la tesi del report è che la legittimità stia crescendo, pur restando necessari cautela e standard di gestione allineati agli asset di riserva tradizionali.

Negli Stati Uniti il dibattito su una Strategic Bitcoin Reserve e le iniziative a livello statale segnalano una possibile svolta di policy, anche se la Fed e la Bce ribadiscono criteri stringenti di liquidità, sicurezza e prudenza per gli attivi di riserva. Per Deutsche Bank, queste linee di frattura politiche non cancellano la tendenza di fondo: Bitcoin sta guadagnando legittimità.

Il grafico sottostante visualizza il trend di normalizzazione che, pur non annullando i rischi di un asset “backed by nothing”, ne riduce il profilo di instabilità rispetto al passato.

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Fondi quotati e flussi record tra oro e Bitcoin

Nel 2024-2025 entrambi gli asset hanno beneficiato di flussi senza precedenti nei veicoli quotati, un segnale del crescente interesse istituzionale. Deutsche Bank documenta come gli ETF su Bitcoin abbiano catalizzato ingenti afflussi dopo il via libera regolamentare, mentre gli ETF sull’oro continuano a svolgere un ruolo di ancoraggio nei portafogli prudenti.

La comparazione nel grafico sottostante consente di leggere sia l’evoluzione delle masse gestite sia le rotazioni mensili tra i due comparti, con fasi alterne in risposta al ciclo dei tassi e al sentiment macro.

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La banca tedesca interpreta questi segnali come un rafforzamento della profondità di mercato per Bitcoin e una conferma del ruolo dell’oro come bene rifugio strutturale, un binomio che facilita (almeno sul piano tecnico) l’ingresso di entrambi nelle riserve ufficiali.

Verso il 2030 tra volatilità in calo e ruolo del dollaro

La tesi finale di Deutsche Bank è che né oro né Bitcoin sostituiranno il dollaro come cardine del sistema, ma entrambi possono co-esistere nei bilanci delle banche centrali come diversificatori complementari contro inflazione e shock geopolitici.

Deutsche Bank segnala cinque ragioni a supporto, tra cui la fading volatility del Bitcoin (la volatilità a 90 giorni è scesa al 26% mentre i prezzi toccavano i massimi) e l’evidenza storica che anche l’oro ha attraversato fasi di scetticismo prima di diventare mainstream.

In tale cornice, la traiettoria più realistica è che entro il 2030 vedremo oro e Bitcoin figurare insieme tra gli attivi di riserva, con pesi e modalità operative diversi in base a preferenze di rischio, norme locali e strategie di liquidità.

Come riferimento metodologico, il grafico qui sotto evidenzia i benefici di diversificazione rispetto a equity, bond e materie prime, tassello utile per chi valuta un’allocazione prudente, conclude Deutsche Bank.

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