Oro ancora a livelli record


Il prezzo della materia prima gialla continua a essere sostenuto dalle attese di un taglio dei tassi a settembre da parte della Federal Reserve, a cui si aggiungono le preoccupazioni per i conflitti militari in corso e gli acquisti da parte di alcuni Stati.


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Oro vicino ai massimi storici

Quotazioni dell’oro ancora su alti livelli questa mattina, sostenute dalle aspettative di un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, rafforzate dalle dichiarazioni ‘dovish’ arrivate nel weekend da esponenti dell’istituto centrale statunitense.

Oggi il prezzo del future sulla materia prima gialla resta vicino ai livelli record di 2.547 dollari l’oncia toccati venerdì sera, mentre il prezzo spot si contrae leggermente (-0,20%), ma resiste sopra quota 2.500 dollari, dopo il suo precedente picco storico dello scorso 16 agosto (2.509 dollari). Ancora di slancio l’argento, sempre sopra la soglia dei 29 dollari, ai massimi dal 24 luglio 2024.

L’attesa per i tagli Fed

Il picco di venerdì era arrivato dopo i deludenti dati del settore immobiliare statunitense i quali hanno ricordato che un rallentamento economico è in atto nonostante la discesa dell’inflazione: si parla di soft landing possibile, elemento che può spingere la Fed a tagliare i tassi. Lo scenario ‘goldilock’ tanto atteso sembrerebbe avverarsi, dunque, con l’inflazione sotto controllo e il costo del denaro che scende senza però passare da una fase di recessione.

Insomma lo scenario ideale per l’oro che, non offrendo interessi, solitamente è sostenuto dalle fasi di bassi tassi di interesse poiché l’allentamento monetario va a impattare sulle quotazioni del dollaro e sui rendimenti dei T-bond.

“Gli investitori in oro sono "tipicamente più inclini a pensare che la Fed sarà più aggressiva sul fronte dell'accomodamento monetario” secondo Bart Melek, responsabile degli investimenti in materie prime di TD Securities, “e quindi i prezzi potrebbero salire ulteriormente fino a 2.700 dollari nei prossimi trimestri. Gli speculatori si sono posizionati: nella settimana al 13 agosto le scommesse nette sull’oro sono salite ai massimi da quattro anni e le disponibilità fisiche detenuti dagli Etf, fondi negoziati in Borsa, sono salite negli ultimi mesi”.

Un prossimo market mover per l’oro potrebbe arrivare nel corso del fine settimana, in particolare venerdì quando parlerà il Presidente della Fed, Jerome Powell, nel corso del Simposio di Jackson Hole che inizierà giovedì prossimo.

Conflitti e acquisti istituzionali

Il ricorso all’oro da parte degli investitori è dovuto anche ai crescenti rischi geopolitici, tra Medio Oriente e Ucraina, acuite dal recente sconfinamento ucraino in Russia e dalla possibile rappresaglia dell’Iraq ne confronti di Israele dopo l’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh.

Insomma, l’oro prosegue ad essere “richiesto come bene rifugio”, spiega Carsten Fritsch, analista di Commerzbank, ma “potrebbe estendere i suoi guadagni senza progressi significativi nei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza, che potrebbero in ultima analisi portare a disinnescare una più ampia guerra regionale”, ha notato Samer Hasn, analista di XS.com, proprio rimarcando il nesso tra lingotto e geopolitica.

Dietro il balzo potrebbero esserci pure gli acquisti delle banche centrali. Secondo gli ultimi dati disponibili del World Gold Council, da gennaio a fine aprile gli istituti di emissione hanno comprato circa 40 tonnellate di oro al mese, contribuendo a far lievitare i prezzi del 15%. Non è però da escludere che lo shopping sia proseguito nei mesi successivi e abbia visto in prima fila le banche centrali dei Paesi emergenti, che puntano a diversificare le riserve in valuta estera, e quelle dei Brics capitanati da Russia e Cina, il cui obiettivo è l'affrancamento dal dollaro.

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