Oro ancora battuto dal dollaro e dai rendimenti USA


La materia prima gialla resta ancora in difficoltà in quanto le strette monetarie delle banche centrali e l’aumento dei rendimenti reali stanno spingendo gli investitori a spostarsi dall’oro al dollaro.


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L’oro scende ancora

Quotazioni dell’oro di nuovo in calo nel corso della mattinata, con il rimbalzo arrivato ieri che sembra già terminato.

Oggi il prezzo spot del metallo prezioso scende di quasi un punto percentuale e si attesta a 1.654,79 dollari l’oncia, mentre ieri aveva toccato un massimo di 1.633 dollari, sostenuto dall’intervento della Banca d’Inghilterra sulla sterlina.

Ancora bene rifugio?

L’oro, dunque, sembra continuare a soffrire l’approccio aggressivo della Federal Reserve e la forza del dollaro, spiazzando gli investimenti nella materia prima.

Il forte aumento dei tassi di interesse sui mercati dei capitali dovuto alle scelte delle banche centrali resta alla base della disaffezione sull’oro.

Considerato tradizionalmente una copertura contro l’inflazione e le turbolenze economiche, i suoi prezzi sono scesi del 20% da quando hanno superato il livello chiave di 2.000 dollari l'oncia a marzo, in quanto i rapidi rialzi dei tassi statunitensi hanno diminuito l'attrattiva del metallo non remunerativo.

“Visto il rapido aumento dei tassi di interesse, attualmente l'oro non può essere considerato un investimento attraente”, sottolineano gli esperti di materie prime di Commerzbank. Il rialzo dei tassi, “fa passare in secondo piano la prerogativa di ‘bene rifugio’ dell'oro”, concordano da WebSim, anche se questa caratteristica “potrebbe essere esaltata dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni tra Cina e Usa a Taiwan”.

Per i prossimi mesi, “è probabile che l’oro rimanga in un mercato orso, almeno finché la Fed si atterrà all’attuale percorso dei tassi di interesse”, prevedono dalla sim.

Super-dollaro

Sui prezzi dell’oro continua ad abbattersi la forza del dollaro americano, vista la continua crescita dell’indice del dollaro, ormai ai massimi di 20 anni, sostenuto anche dalla recente pressione sulla sterlina.

“Il forte dollaro statunitense sta esercitando pressioni”, in un “mercato alla ricerca di certezze e stabilità, che ultimamente sembrano scarseggiare”, spiega Michael Langford, direttore della società di consulenza aziendale AirGuide.

I tassi più alti “stanno facendo sì che gli investitori si spostino verso il dollaro invece che verso l'oro, con continui deflussi dagli ETF (fondi negoziati in borsa)”, nota Peter Fung, responsabile delle negoziazioni presso Wing Fung Precious Metals.

In questo contesto, Langford si attende per l’oro “un rally di sollievo verso 1.680 dollari/oz senza nuove informazioni o eventi di mercato”.

I titoli di stato

A indebolire le quotazioni dell’oro ci sono anche i rendimenti reali a 10 anni degli Stati Uniti, ormai saliti ai livelli più alti di oltre un decennio.

“Data la forte correlazione negativa tra i prezzi dell’oro e i rendimenti reali, non sorprende che la materia prima gialla abbia sofferto in questo contesto di aumento dei rendimenti, riflette Warren Patterson, responsabile della strategia sulle materie prime di ING.

“L’aumento dei rendimenti aumenta il costo dell’opportunità di detenere oro, il che sembra allontanare gli investitori dal metallo giallo”, aggiunge l’esperto della banca olandese.

Rimbalzo a medio e lungo termine?

Patterson si attende ancora molte pressioni sui prezzi dell’oro, pertanto “dovremo tenere d'occhio i segnali provenienti dalla Fed”, poiché “qualsiasi segnale di allentamento del suo ciclo di rialzi aggressivi dovrebbe iniziare a fornire un certo sostegno ai prezzi dell'oro”.

ING prevede un allentamento della politica monetaria nella seconda metà del prossimo anno e un aumento dei prezzi dell'oro nel corso del 2023.

“Chiaramente, il rischio principale di questa visione è che l'inflazione si riveli ancora più rigida del previsto, il che richiederebbe un ciclo di inasprimento più lungo da parte della Fed statunitense”, mentre “l'inversione della curva dei rendimenti susciterà preoccupazioni per un’imminente recessione” aggiunge l’esperto.

Tutte queste preoccupazioni “potrebbero indurre alcuni investitori a cercare beni rifugio, come l’oro”, conclude Patterson.

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