Oro ancora in calo: è tempo di prese di profitto

Oro ancora in calo: è tempo di prese di profitto

La distensione tra Stati Uniti e Cina in tema di guerra commerciale sta spingendo al ribasso il prezzo del bene rifugio per eccellenza, tra l'aumento dei deflussi dagli ETF garantiti dallo stesso metallo giallo e la ripresa del dollaro statunitense.

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Oro sotto quota 4 mila dollari

Sembra interrompersi la corsa dell’oro a cui i mercati hanno assistito negli ultimi mesi

Il prezzo spot e il future con scadenza a dicembre sono scesi sotto la quota psicologica dei 4 mila dollari l’oncia questa mattina, toccando rispettivamente i minimi di 3.886 e 3.901 dollari.

Solo lo scorso 20 ottobre l’oro spot aveva toccato l’ultimo dei suoi numerosi record a 4.380 dollari e, nonostante il calo del 5% da quel giorno, resta in rialzo di oltre il 50% da inizio 2025.

Le cause del crollo

La causa principale del rapido calo dei prezzi dell’oro restano i progressi nei colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina. I negoziatori di Washington e Pechino hanno dichiarato nel fine settimana scorso di aver raggiunto accordi su questioni come dazi e controlli sulle esportazioni.

Il clima disteso tra le due superpotenze “ha frenato la domanda per il bene rifugio”, secondo Chris Turner, analista valutario di ING. "Un accordo commerciale tra i due paesi potrebbe ridurre alcune delle tensioni geopolitiche che hanno spinto l'oro a diversi massimi storici quest'anno. Il calo dei prezzi coincide con l'aumento dei deflussi dagli ETF garantiti dall'oro: venerdì scorso si è registrato il deflusso maggiore da maggio 2025", spiega l’esperto.

"Anche dopo la correzione odierna, l'oro è ancora sostenuto dalla forte domanda di ETF e dagli acquisti delle banche centrali nell'ambito della diversificazione”, prosegue Turner, “ed è probabile che gli acquisti delle banche centrali continuino, poiché i fattori strutturali alla base del rally di quest'anno permangono. Il recente calo dei prezzi potrebbe persino essere visto da alcune banche centrali come un'opportunità per aumentare le proprie partecipazioni".

Fase di correzione

"L'oro è finalmente entrato in una vera e propria fase di correzione la scorsa settimana, dopo nove settimane consecutive di guadagni", secondo Bruce Ikemizu, direttore generale della Japan Bullion Market Association.

"Mentre l'oro continua a registrare minimi decrescenti e i volumi dei future rimangono elevati nei giorni di ribasso, prevedere il minimo è un'impresa ardua", ha affermato Chris Weston, responsabile della ricerca presso Pepperstone Group Ltd., in una nota. "Per ora, ha più senso lasciare che siano gli altri a fare il lavoro duro e acquistare tatticamente una quotazione dopo il calo".

"I mercati rialzisti hanno sempre bisogno di una sana correzione per diradare la schiuma e garantire la durata del ciclo", gli fa eco Nicky Shiels, responsabile della strategia sui metalli presso il gruppo finanziario e di raffinazione svizzero MKS Pamp.

Da questa settimana, i mercati hanno assistito a "alcune scosse dell'oro, che non dovrebbero essere ignorate", avvertono gli analisti di Bankinter. La società di investimento cita come principale fattore scatenante "la ripresa del dollaro da 1,187 euro per dollaro a quasi 1,160, poiché si tratta di asset inversamente correlati".

“Il rimbalzo del dollaro da solo non giustificherebbe il crollo subito dall'oro”, spiega Manuel Pinto, analista di XTB, indicando ulteriori fattori come "prese di profitto da parte degli hedge fund", "vendite da parte delle banche cinesi" o "la fine degli acquisti in India".

Un rally troppo rapido

La netta flessione dell'oro amplifica il tono cauto degli analisti. Quelli di Bankinter sanno che "vale la pena tenerlo a mente nel caso in cui si tratti di un avvertimento sulla rapida rivalutazione delle principali classi di asset. Non tanto per quanto riguarda i livelli raggiunti, quanto piuttosto per la loro velocità".

La velocità dei rialzi è motivo di preoccupazione diffusa. Manuel Pinto di XTB spiega che "attribuiamo le vendite degli ultimi giorni più all'ipercomprato tecnico che ad altre giustificate ragioni".

L'analista di XTB guarda indietro per sottolineare che "dopo aver impiegato dodici anni per raddoppiare da 1.000 a 2.000 dollari, l'oro è raddoppiato di nuovo in soli cinque anni, superando i 4.000 dollari questo mese". Il passaggio da 3.000 a 4.000 dollari, aggiunge, "ha richiesto circa 200 giorni e da 3.300 a 4.300 dollari solo circa 60 giorni".

Dopo un rally superiore al 60% dall'inizio dell'anno, analisti come CFRA Research hanno osservato la scorsa settimana che il rally "è andato troppo oltre, troppo velocemente".

Questa opinione è condivisa dagli analisti di Citi. La società ha aggiornato le sue previsioni sui mercati finanziari per la metà del 2026 e non esita a individuare l'oro come l'asset che potrebbe subire il calo maggiore. Citi stima che il metallo prezioso correggerà il suo rally con ribassi che potrebbero raggiungere circa 3.250 dollari l'oncia entro la fine di giugno.

L'attuale turbolenza, tuttavia, non cancella la fiducia che altre società di investimento come UBS e Goldman Sachs mantengono nella forza dell'oro. La scorsa settimana, Julius Baer ha continuato a credere che "un consolidamento sia molto più probabile di una correzione". Per ora, nel breve termine, XTB avverte che "il recente trend ribassista dell'oro mette a rischio il supporto chiave a 4.000 dollari l'oncia".

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