Oro in pausa, dollaro e domanda cinese protagonisti

Oro in pausa, dollaro e domanda cinese protagonisti

La materia prima gialla aveva messo a punto record su record nei mesi scorsi sostenuta da vari fattori ma il mutare di alcune condizioni ha fermato la corsa.

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Oro fermo

La corsa all’oro sembra attualmente in pausa dopo i tanti record storici toccati nei mesi scorsi che avevano portato le sue quotazioni a rendere il 2024 il suo miglior anno dal 2010.

La crescita delle ultime settimane vedeva la spinta delle attese per un prossimo maxi taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve alla fine della sua riunione di novembre, previsioni via via ridottesi con il passare del tempo, a cui si è aggiunto in queste ore un solo ‘limitato’ stimolo fiscale annunciato ieri in Cina, il maggior consumatore al mondo di oro.

Così, oggi la materia prima gialla resta intorno quota 2.635 dollari l’oncia (future) dopo i cali dei giorni scorsi, con il prezzo spot sceso a 2.616 dollari.

Torna Super dollaro

Le quotazioni dell’oro si sono indebolite all’inizio del mese sulla scia del rafforzamento del biglietto verde, confermato dalla crescita del Dollar Index, salito dai primi di ottobre di oltre il 2,4% dai recenti minimi registrati alla fine di settembre: si tratta dei suoi maggiori guadagni da aprile, prima dell’avvio del lungo trend al ribasso.

La crescita è stata importante anche nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD è scesa da 1,1188 di fine settembre agli attuali 1,0962, cedendo così il 2%.

Il movimento è arrivato sulla scia delle crescenti tensioni in Medio Oriente in mezzo a un attacco missilistico iraniano su Israele e all'ansia del mercato derivante dalla promessa del Primo Ministro Benjamin Netanyahu di vendicarsi.

Supporto dalla domanda di ETF

Con l’entusiasmo da tagli dei tassi affievolitosi e il dollaro in cerca di riscatto, l'oro trova ancora un certo supporto dalle tensioni militari nel Medio Oriente e “dai dati che rivelano una continua elevata domanda di fondi negoziati in borsa (ETF) concentrati sul metallo prezioso”, sottolineano da WebSim Intermonte.

Gli afflussi netti a settembre, secondo l'ultimo rapporto del World Gold Council (WGC), hanno aggiunto un controvalore di 18 tonnellate, portando le partecipazioni totali a 3.200 tonnellate, portando afflussi cumulativi di 1,4 miliardi di dollari per il mese, il quinto mese di afflussi consecutivo.

“I dati arrivano dopo risultati simili ad agosto, quando gli ETF sull'oro hanno aggiunto 2,1 miliardi di dollari e a luglio, quando gli ETF sul metallo prezioso hanno attirato 3,7 miliardi di dollari, gli afflussi più alti da aprile 2022”, aggiungono dalla sim.

Placata la fame della Cina

Tra gli elementi che avevano sostenuto fortemente il prezzo c’era la ‘fame’ da parte della Cina nei confronti della materia prima, terminata lo scorso mese.

La Banca Popolare Cinese aveva acquistato oro ogni mese per 18 mesi consecutivi fino a quando non si è astenuta per la prima volta a maggio, sosta continuata fino a settembre, secondo i dati ufficiali pubblicati lunedì.

Le riserve auree della Cina sono rimaste a 72,8 milioni di once troy, o 2063,84 tonnellate metriche, alla fine del mese scorso. Tuttavia, il valore delle sue riserve auree è salito a 191,47 miliardi di dollari al 30 settembre, rispetto ai 182,98 miliardi di dollari di fine agosto, a causa dell'apprezzamento del metallo giallo.

La pausa potrebbe rappresentare soltanto una ritirata strategica e, secondo Nitesh Shah di WisdomTree, la banca centrale avrebbe voluto detenere più oro, ma che stava aspettando "un punto di ingresso più interessante".

"Tuttavia, con i tassi di interesse globali in calo e le tensioni geopolitiche in aumento, sembra che dovranno aspettare un po' di tempo per un calo dei prezzi", ha aggiunto, e “date le nostre previsioni di aumento dei prezzi a oltre 3.000 dollari nel prossimo anno, la banca centrale potrebbe voler prendere in considerazione di costruire posizioni prima".

La corsa ripartirà?

Di pausa temporanea parlano gli analisti di Capital Economics, in quanto “la corsa all'oro della Cina ha ancora molta strada da fare" tra crescenti tensioni globali, incertezza economica e continui sforzi per allontanarsi dal dollaro statunitense. "In un contesto fatto da acquisti delle banche centrali, dalla forte domanda di oro fisico e da un'impennata delle partecipazioni in ETF, la Cina sembra essere stata un fattore chiave del rally dei prezzi all'inizio di quest'anno", hanno affermato.

"Guardando al futuro, pensiamo che l'appetito della Cina per l'oro crescerà man mano che la sua economia rallenterà in questo decennio. Ciò eserciterà una pressione al rialzo sui prezzi e potrebbe essere una maggiore fonte di volatilità nei mercati dell'oro nei prossimi anni", prevedono questi esperti, in quanto ritengono che “lo stimolo fiscale ritarderà solo, anziché impedire, l'imminente rallentamento economico guidato dal settore immobiliare e questo peserà sulle prestazioni delle alternative di investimento all'oro, aumentando così l'attrattiva del metallo come riserva di valore sicura".

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