Oro, la Cina non si ferma: Pechino accumula a giugno altre 70.000 once

La banca centrale cinese continua a comprare oro nonostante i prezzi ai massimi. Gli acquisti ufficiali sostengono il rally del metallo giallo, in crescita del 25% da inizio anno.
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Incremento di oltre un milione di once da novembre 2024
L’oro continua a brillare nel panorama della finanza globale. A trainare la domanda non sono soltanto gli investitori privati o istituzionali. A sorprendere è soprattutto il rinnovato entusiasmo delle banche centrali, che continuano ad accumulare oro a ritmi sostenuti. La Cina, in particolare, si distingue per la costanza del suo impegno: secondo i dati pubblicati dalla People’s Bank of China (PBOC) lunedì 7 luglio, Pechino ha aumentato per l’ottavo mese consecutivo le sue riserve auree, con un incremento di 70.000 once nel solo mese di giugno. Dal novembre 2024, l’incremento complessivo ammonta a 1,1 milioni di once, pari a circa 34,2 tonnellate.
La strategia della Cina riflette una tendenza globale ben evidenziata dall’ultima indagine del World Gold Council, pubblicata lo scorso 17 giugno. Secondo il Central Bank Gold Reserves Survey 2025, negli ultimi tre anni le banche centrali di tutto il mondo hanno acquistato oltre 1.000 tonnellate d’oro all’anno, il doppio rispetto alla media del decennio precedente (400-500 tonnellate). Un’accelerazione significativa, alimentata dalla necessità di diversificare le riserve e ridurre l’esposizione al dollaro USA.
Nei caveau delle banche centrali entra oro ed escono dollari
I risultati dell’indagine parlano chiaro: il 95% dei partecipanti si aspetta un aumento delle riserve auree globali nei prossimi 12 mesi, mentre il 43% prevede di incrementare anche le proprie riserve nazionali. Nessuna banca centrale, invece, ha indicato l’intenzione di ridurre l’oro detenuto.
I motivi alla base di queste scelte sono molteplici. In primo luogo, l’oro si conferma un bene rifugio efficace in tempi di crisi, apprezzato per la sua capacità di conservare valore nel lungo periodo. La sua funzione di copertura contro l’inflazione, unita alla possibilità di diversificare i portafogli di riserva, lo rende particolarmente attraente in una fase di alta volatilità macroeconomica.
Non va trascurato poi il crescente scetticismo verso il dollaro. Secondo il World Gold Council, il 73% delle banche centrali prevede una riduzione, da moderata a significativa, del peso della valuta americana nelle riserve globali nei prossimi cinque anni. Parallelamente, si prevede un aumento della quota detenuta in oro, euro e renminbi.
Il metallo giallo e la scadenza del 9 luglio
Oggi le quotazioni dell’oro registrano un lieve arretramento a 3.318 dollari l’oncia (-0,8%), dopo un primo semestre da protagonista assoluto: +25% da inizio anno e +40% su base annua. Una performance che lo conferma come bene rifugio per eccellenza, in un contesto internazionale dominato da incertezze geopolitiche e tensioni economiche.
L’imminente scadenza del 9 luglio, data chiave per la trattativa tra gli Stati Uniti e numerosi partner commerciali sulle tariffe doganali, rappresenta un possibile punto di svolta. Qualora non si raggiungesse un accordo, l’amministrazione americana potrebbe introdurre nuovi dazi unilaterali, con effetti potenzialmente dirompenti sui mercati valutari e finanziari. In tale scenario, un’ulteriore svalutazione del dollaro potrebbe rafforzare ulteriormente l’appeal dell’oro.
Dove stoccare i lingotti? Meglio nei forzieri domestici
Anche sotto il profilo operativo si registrano evoluzioni interessanti. Cresce la quota di banche centrali che gestiscono attivamente le riserve auree, passata dal 37% del 2024 al 44% di quest’anno. Le ragioni principali? L’ottimizzazione dei rendimenti, ma anche una crescente attenzione alla gestione dei rischi, che ha superato la motivazione tattica legata al trading.
Sul fronte dello stoccaggio, infine, il sondaggio rileva un rinnovato interesse per il deposito domestico: il 59% dei partecipanti oggi conserva parte delle riserve entro i confini nazionali (contro il 41% nel 2024), sebbene il 64% continui a preferire i caveau della Bank of England. Solo il 7% prevede un aumento dello stoccaggio interno nei prossimi 12 mesi.
Le banche centrali sembrano aver trovato nell’oro un pilastro strategico irrinunciabile. La corsa all’accumulo, lungi dall’essere episodica, appare destinata a proseguire anche nei prossimi anni. Un messaggio chiaro per gli investitori: l’oro resta centrale nei portafogli di chi guarda lontano.
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