Oro, la corsa ancora non è finita secondo BofA: obiettivo 5 mila dollari

Oro, la corsa ancora non è finita secondo BofA: obiettivo 5 mila dollari

Per gli esperti della banca statunitense, molti dei driver macroeconomici che hanno sostenuto i prezzi della materia prima fino a questo momento rimangono favorevoli, anche se il rischio potrebbe essere rappresentato da svolte restrittive da parte della Federal Reserve.

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Bank of America ancora bullish

Nuove previsioni bullish per l’oro da parte degli analisti dopo quelle di JP Morgan e questa volta è il turno di Bank of America.

La banca statunitense si attende un’estensione del rally anche nel 2026 per il bene rifugio per eccellenza grazie al perdurare dell’ambiente macroeconomico che fino ad ora ha spinto le quotazioni della materia prima nel corso del 2025. Il rally, prevede BofA, potrebbe portare l’oro a raggiungere i 5 mila dollari l’oncia nel 2026.

Questa mattina, intanto, il prezzo spot viaggia a 4.070 dollari e il future con scadenza a dicembre prezza 4.104 dollari l’oncia.

Le ragioni del rally

L’oro vede un rialzo di circa il 60% da gennaio a metà novembre, su valori vicini ai 4.200 dollari l'oncia, dopo aver toccato il massimo storico a 4.381 dollari l'oncia nel mese di ottobre. “Il filo conduttore è rappresentato dalle attese di una politica monetaria più accomodante, un indebolimento del dollaro e una domanda sostenuta da parte delle banche centrali”, spiega Daniel Marburger, Ceo di StoneX Bullion

In particolare, prosegue l’esperto, “il taglio dei tassi di 25 punti base della Fed a settembre ha ridotto i rendimenti reali e indebolito il dollaro, fattori storicamente favorevoli all'oro. I tagli della Banca centrale europea a marzo e a giugno hanno rafforzato condizioni monetarie più accomodanti in Europa. Inoltre, le elevate attese di inflazione e il rischio geopolitico persistente hanno amplificato la domanda di beni rifugio”.

Driver favorevoli secondo BofA

Nel report di BofA denominato ‘Year Ahead’, BofA ritiene che l’oro abbia raggiunto una serie di massimi storici e tecnicamente ‘ipercomprato’, anche se resta ‘sotto investito’, combinazione che mantiene supportato il mercato nonostante le valutazioni elevati.

Per la banca, molti dei driver macroeconomici che hanno sostenuto i prezzi fino a questo momento “rimangono favorevoli”, tra cui le politiche economiche non ortodosse degli Stati Uniti. Finché queste forze permarranno, l’oro sembra avviato verso i 5 mila dollari nel prossimo anno, con una media di 4.538 dollari l’oncia nel 2026.

Attenzione, però, alle scelte della Federal Reserve in tema di tassi: una virata restrittiva resta il principale rischio al ribasso per i prezzi dell’oro.

Lo scenario delle materie prime

Le previsioni di BofA sull’oro rientrano un quadro più ampio per le materie prime, caratterizzato da un’offerta limitata in diversi mercati minerari, scorte limitate e domanda irregolare tra le regioni.

Complessivamente, l’istituto vede cinque punti di pressione per i metalli nel 2026: rallentamento della domanda cinese, vincoli di offerta nei metalli di base, le basse scorte, una potenziale ripresa dell’elettrificazione e del commercio di data center/AI e la continua influenza delle politiche statunitensi.

Se l’oro si distingue per i suoi venti favorevoli chiari e persistenti, il rame e l’alluminio continueranno ad affrontare vincoli di offerte nel 2026.

La banca si attende un rame in deficit a meno che la richiesta della Cina non cali del 3% a causa di un consumo più elevato negli Stati Uniti e in Europa.

Anche per l’alluminio gli analisti prevedono un’offerta globale “insufficiente a prevenire carenze” secondo BofA, pertanto la banca alza il suo target price per il 2026 a 3.125 dollari a tonnellata.

Per quanto riguarda l’argento, la banca si attende un calo della sua domanda pari all’11% nel prossimo anno, dovuto ad un minore uso da parte produttori di pannelli solari, ma i suoi analisti vedono “spazio per prezzi medi di 60 dollari l’oncia, in quanto il mercato è in deficit”implicando che un’offerta limitata potrebbe compensare un consumo più debole.

Infine, anche il platino dovrebbe restare in deficit nel 2026, con una previsione di BofA pari ad un prezzo medio di 1.825 dollari l’oncia, mentre il palladio “sembra sovraofferto”, pertanto le previsioni della banca sono di una media di 1.525 dollari l’oncia.

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