Oro, Trump annuncia: “niente dazi”. Attesa per il dato sull’inflazione

Il Presidente annuncia l’esenzione della materia prima gialla dalle tariffe, anche se non ha fornito ulteriori dettagli, e oggi l’IPC statunitense potrebbe rappresentare un importante catalizzatore per il mercato dell’oro.
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Niente dazi sulla materia prima
"L'oro non sarà sottoposto ai dazi!", scriveva nella notte Donald Trump su Truth Social, senza fornire altri dettagli.
Il messaggio arriva dopo che la Customs and Border Protection (Cbp) aveva reso il metallo prezioso soggetto a dazi. In particolare, il 31 luglio, la Cbp aveva notificato a una società di New York che le importazioni dalla Svizzera di lingotti d'oro da 1 chilogrammo sarebbero state soggette ai cosiddetti dazi reciproci imposti da Trump sul Paese elvetico, pari al 39%, facendo così aumentare il prezzo del metallo giallo.
La Svizzera, che raffina circa il 70% dell'oro mondiale, era direttamente nel mirino: un'interruzione avrebbe potuto avere ripercussioni sui flussi globali di lingotti, soprattutto perché gran parte della sua produzione è destinata agli Stati Uniti per investimenti e uso industriale.
Nessuna fretta di fare scorta
L’annuncio ha mantenuto le quotazioni dell’oro in negativo, con il future che scendeva sotto quota 3.400 dollari mentre il prezzo spot restava fermo a 3.346 dollari l’oncia.
Se la diminuzione delle minacce tariffarie avrebbe potuto portare ad una spinta ai prezzi dell’oro, il messaggio di Trump, invece, ne indeboliva le quotazioni. La materia prima era già in rialzo del 27% da inizio anno, eguagliando il guadagno del Bitcoin e schiacciando il rialzo inferiore al 9% dell'S&P 500, pertanto i trader non hanno visto alcuna urgenza di accumulare a prezzi elevati.
La mancanza di acquisti a seguito della notizia suggerisce che i mercati non temono più che eventuali dazi possano colpire i prezzi dell'oro, il che significa che il bene rifugio dovrebbe essere al sicuro, almeno per ora.
Verso i dati sull’inflazione
Oggi, intanto, tutti gli occhi saranno puntati sui dati dell'indice dei prezzi al consumo statunitense (IPC), attesi per le ore 14:30 italiane, che potrebbero rappresentare un importante catalizzatore per l’oro.
Gli economisti intervistati da Reuters hanno previsto un probabile aumento dell'IPC core dello 0,3% a luglio, spingendo il tasso annuo al 3%, lontano dall'obiettivo della Fed del 2%.
Un dato di luglio più alto del previsto potrebbe pesare sui lingotti d'oro, con il raffreddamento delle scommesse su un taglio dei tassi. Attualmente, il metallo rimane in un forte trend rialzista per tutto l'anno, ma il movimento di lunedì dimostra che non è insolito che la sua brillantezza si esaurisca di tanto in tanto.
Gli operatori stimano attualmente circa l'85% di probabilità di un taglio dei tassi da parte della Fed il mese prossimo, secondo lo strumento FedWatch di CME Group. L'oro tende a performare bene durante i periodi di incertezza e in un contesto di bassi tassi di interesse.
"Gli operatori di mercato ora si concentreranno sicuramente sul prossimo taglio dei tassi della Fed, che è stato più o meno scontato per settembre. Se i dati dell'indice dei prezzi al consumo (IPC) core dovessero attestarsi leggermente al di sotto delle aspettative, ciò potrebbe effettivamente supportare ulteriormente le aspettative di taglio dei tassi", prevede Kelvin Wong, analista senior di mercato di OANDA, spiegando che questo “potrebbe ridurre il costo di detenzione dell'oro, con il rendimento dei titoli del Tesoro statunitensi a lungo termine a 10 anni che rimane ancora al di sotto di una certa soglia di resistenza chiave, il che potrebbe effettivamente sostenere i prezzi dell'oro".
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