Oro “ultimo dei beni rifugi” a causa del coronavirus

04/03/2020 11:00
Oro “ultimo dei beni rifugi” a causa del coronavirus

La diffusione del coronavirus sta mandando a picco il mercato delle materie prime con l’eccezione dell’oro che resta a valori alti.

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La Fed taglia i tassi e l’oro torna a salire

Nel corso della giornata di ieri, la Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse, nonostante non fosse previsto un meeting, con l’obiettivo di attutire le conseguenze sull’economia a causa del coronavirus. La decisione ha fatto tornare a crescere il prezzo dell’oro, di nuovo sopra quota 1.600.

Tassi di interessi più bassi, infatti, riducono il costo di possedimento dell’oro, che non ha rendimento, pesando sui titoli di stato e sul dollaro, rendendo la materia prima gialla più economica per i possessori di altre valute.

Secondo Hareesh V, responsabile delle materie prime per Geojit Financial Services, “l’oro potrebbe salire ancora, mentre gli investitori cercano rifugio nel metallo prezioso tra i timori per il rallentamento economico globale. Con il coronavirus che si diffonde rapidamente al di fuori della Cina ed il taglio dei tassi di emergenza operato dalla Fed che ha reso turbolenti i mercati finanziari, la domanda di asset rifugio come l’oro aumenterà”.

La crescita dell’oro degli ultimi mesi

In pieno panico da coronavirus le borse hanno iniziato a scendere repentinamente, mentre il calo del 3% dell’oro era dovuto ad alcuni fattori estranei all’emergenza sanitaria. Tra questi, la vendita di contratti futures da parte di soggetti finanziari in cerca di liquidità rapida per coprire le perdite e la delusione di un taglio dei tassi solo annunciato fino alla giornata di ieri.

Nonostante alcuni momenti di difficoltà, da inizio dicembre il prezzo dell’oro è in crescita poderosa e resta a livelli record, mentre altre materie prime stanno soffrendo le conseguenze del coronavirus sull’economia.

Il prezzo dell’oro, infatti, si era appoggiato alla decisione della Bce arrivata lo scorso luglio di permettere agli altri istituti centrali dell’eurozona la possibilità di vendere e ricomprare a piacimento le proprie riserve auree. La Banca centrale olandese e quella tedesca hanno già riportato in patria l’oro che detenevano fuori dai loro confini, in anticipo rispetto ai programmi, mentre da Pechino e Mosca vogliano aumentare le proprie riserve in tempi record.

Le altre materie prime

Tra le altre materie prime, il petrolio è quello che sta soffrendo maggiormente gli effetti del coronavirus, ormai stabilmente sotto quota 50 dollari durante gli ultimi giorni.

Secondo Jeffrey Currie, esperto di materie prime per Goldman Sachs, “lo sconquassamento dell’economia cinese ha provocato uno shock nella domanda di petrolio nel paese di circa quattro milioni di barili al giorno, oltre un quarto del consumo totale”.

La Cina, dove è partita la crisi del virus ed è ancora più forte l’impatto anche economico, era diventata la prima importatrice di petrolio al mondo dopo la crisi del 2003, con una quota pari al 20% globale contro il 13% degli Stati Uniti.

Inoltre, Pechino rappresenta uno dei più grandi consumatori di materie prime come il rame, il nickel e l’acciaio. La Cina consuma la metà del rame mondiale e, dall’inizio della crisi, il prezzo è sceso da due mesi al London Stock Exchange, mentre consuma il 60% del nickel, sceso a livelli relativi alla scorsa estate.

Inoltre, il rallentamento delle attività manifatturiere e delle costruzioni, potrebbe far abbassare i prezzi dell’export di acciaio, tra l’altro già sotto accusa di dumping, mettendo ancora più pressione sui produttori europei e occidentali.

Infine, secondo Goldman Sachs, al calo dei consumi dell’acciaio si potrebbe aggiungere anche quello dell’alluminio, per ora solo posticipato.

Scendono anche gli altri beni rifugio

L’oro, da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza, sta resistendo al coronavirus, a differenza degli altri beni simili come lo yen giapponese, il franco svizzero e i Titoli di Stato.

La decisione della Federal Reserve di ieri ha spinto il rendimento dei Buoni del Tesoro a 10 anni degli Stati Uniti ai minimi storici, mentre l’euro è saliti ai massimi di due mesi verso il dollaro.

L’’immunità da coronavirus’ dimostrata, infine, sta permettendo all’oro di far meglio anche delle valute considerate bene rifugio, quali lo yen giapponese e il franco svizzero.

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