OVS brilla a Piazza Affari ma analisti scettici sull’acquisizione di Coin
La società di abbigliamento dovrebbe acquisire Coin entro il prossimo novembre ma la sua bassa redditività pone diversi interrogativi sull’efficacia dell’operazione.
OVS positiva
Luci della ribalta a Piazza Affari per OVS, dopo la lettera d’intenti con cui annunciava agli azionisti Coin di una possibile acquisizione.
Le azioni OVS erano arrivate a guadagnare oltre il 4% in apertura di seduta odierna, toccando un massimo di 1,66 euro, per poi ripiegare a 1,62 euro dopo circa due ore di contrattazioni.
Importanti volumi per gli scambi, con oltre 670.000 pezzi a fronte di una media a 30 giorni su una intera seduta di 1,6 milioni di titoli.
Nonostante lo scatto odierno, però, il titolo resta ancora in difficoltà in questo 2022, con il semestre che si avvia a chiudersi in forte negativo, visto il -36% da inizio anno.
La possibile acquisizione di Coin
La lettera avvisava dell’intenzione di OVS di acquisire il 100% di Coin, operazione da concludersi dopo una due diligence condotta in esclusiva e con la collaborazione di consulenti esterni.
L’obiettivo, si legge nella lettera, è quello di arrivare al perfezionamento dell’acquisizione entro novembre 2022, a condizione dell’esito soddisfacente dell’analisi dettagliata della situazione finanziaria di Coin e dell’ottenimento di tutte le autorizzazioni necessarie.
Vista la presenza tra i soci Coin dell’ad di Ovs, Stefano Beraldo (12% secondo La Repubblica), l’acquisizione ricade nella disciplina delle operazioni con parti correlate.
L’importanza di Coin
Tra le catene di department store più diffuse in Italia, Coin ha messo a segno vendite sotto insegna per circa 400 milioni di euro, grazie ad un network di 37 negozi ‘full format’ in diversi centri cittadini e 100 negozi a insegna Coincasa.
Coin è un asset ben conosciuto da OVS, in quanto faceva parte del gruppo fino a quando è stata riquotata, mentre Coin è stata ceduta nel 2018 da BC Partners a un gruppo di manager (incluso Beraldo) e imprenditori.
Secondo Repubblica, l’operazione era avvenuta allora per 70 milioni di EV a fronte di 400 milioni di ricavi, 12 milioni di Ebitda e 10 milioni di cassa 2017, mentre i dati storici evidenziano 217 milioni di ricavi nel 2020 (gennaio 2021) da 361 milioni nel 2019, una perdita di 10 milioni di EBITDA (da 13mn positivo nel 2019) e un debito netto di 74mn (da 17mn nel 2019).
La view di Equita Sim
Gli analisti di Equita Sim giudicano l’asset Coin “non particolarmente interessante per la bassa redditività che ha sempre generato” e l’aggregazione con OVS “diluirebbe nuovamente i margini e il modello di business del gruppo”.
Se “la valutazione dell’eventuale operazione richiede un’analisi più approfondita degli economics attuali, del prezzo, delle sinergie (ma i due asset erano stati separati per le scarse sinergie esistenti) e delle opportunità di crescita”, sottolineano dalla sim, “la buona conoscenza dell’asset da parte di OVS e il supporto di TIP (primo azionista di OVS) ci porta a ritenere che l’opzione sarà valutata con molta attenzione e cautela, per cui riteniamo prematuro incorporare impatti dal possibile deal”. Da Equita, dunque, mantengono la raccomandazione ‘buy’ su OVS, con target price di 2,7 euro.
Giudizi contrastanti
Da quando Coin “era quotata e faceva parte di OVS è sempre stata in perdita”, ricordano da Banca Akros, i cui analisti si dichiarano “non contenti della notizia”.
“I numeri disponibili suggeriscono che l'asset è ancora in perdita, perlomeno nel 2020 e 2021, e il fatto che il Ceo di Ovs Stefano Beraldo sia fra gli azionisti non aiuta”, si legge nel daily della banca.
Da WebSim, mantengono la raccomandazione ‘neutral’ su OVS, con target price a 2 euro e ricordano che l’operazione “non era attesa”, ma nonostante “al momento abbiamo informazioni molto limitate su Coin, possiamo pensare che abbia una profittabilità limitata”.
Alla luce dell’attuale contesto di mercato e delle dimensioni rilevanti del target, dalla sim confermano la loro view cauta su OVS, in quanto ritengono “che il deal possa rappresentare un’opportunità per realizzare l’obiettivo di sviluppo della rete di vendita ma allo stesso aumenti la complessità e il rischio di execution”.
Giudizio diverso, invece, per Intesa Sanpaolo, la quale ritiene che “le sinergie sui costi possano essere significative e limitare l'impatto diluitivo nel breve termine”.
Tuttavia, da Intesa non vedono al momento un razionale industriale di un'eventuale operazione.
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