Parte il vertice Opec+ tra le voci di un possibile accordo sul taglio alla produzione

Il meeting dell'Opec+ potrebbe decidere un taglio alla produzione di petrolio ma l'accordo potrebbe essere inutile se gli Stati Uniti non accetteranno di ridurre la propria quota
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Il possibile accordo spinge i prezzi del petrolio
Inizierà oggi alle 16 il tanto atteso vertice dell'Opec che sarà allargato a diversi produttori mondiali come gli Stati Uniti, oltre che all'invitato 'storico', ovvero la Russia, per decidere il taglio alla produzione di petrolio.
Il nuovo vertice arriva dopo il fallimento di quello di inizio marzo, quando il rifiuto della Russia aveva dato il via alla 'guerra dei prezzi' con l'Arabia Saudita, mentre quello odierno parte tra l'ottimismo generale.
Ieri l'agenzia Tass riferiva che la Russia sarebbe pronta a tagliare la sua produzione di greggio di 1,6 milioni di barili al giorno, mentre secondo il ministro kuwaitiano del petrolio, Khaled alFadhel, il taglio dei produttori potrebbe attestarsi tra i 10 e i 15 milioni di barili al giorno.
Con questi taglia si punta a “ripristinare l'equilibrio del mercato e prevenire ulteriori cali di prezzo”, ha spiegato al quotidiano Al-Rai. “A seguito delle nostre consultazioni in corso nelle ultime settimane, confermo che l'intenzione è questa”, spiegava Fadhel, secondo il quale le discussioni continuano anche con Stati Uniti, Brasile, Canada, Argentina, Colombia e Norvegia. “Sono in corso discussioni anche su come distribuire le quote per le riduzioni tra i paesi", ha aggiunto.
L'ottimismo pre meeting della serata di ieri ha sostenuto i prezzi del petrolio e il greggio è tornato sopra quota 26 dollari al barile, mentre il Brent seguiva in scia e si avvicinava ai 34 dollari.
Fondamentali gli Stati Uniti
Se i mercati scontano un possibile accordo tra i paesi dell'Opec+, resta incerta la posizione degli Stati Uniti, i quali non hanno confermato ancora la loro presenza al vertice.
“L’Arabia Saudita e la Russia stanno continuando a lavorare per trovare un’intesa, ma quel che è chiaro è che anche gli Stati Uniti devono partecipare,”, scrive ANZ Research in una nota.
L'accordo che potrebbe arrivare oggi, infatti, potrebbe spingere in alto i prezzi del petrolio, ma secondo Lachlan Sahw, head of commodity research della National Australia Bank,l'entusiasmo resterà soltanto nel breve termine, in quanto “poi l’attenzione di tutti tornerà a concentrarsi sui fondamentali. E i fondamentali sono terribili”,
Dagli Stati Uniti, il Presidente Donald Trump resta ottimista. "Progressi tra Mosca e Riad", ma il governatore del Texas Greg Abbott, intervistato dall'AGI sull'opportunità ditagliare la produzione di petrolio Usa, non si è sbilanciato.
“Il processo”, infatti, “non è neanche lontanamente semplice come dicono i tweet del Presidente”, spiega Ellen Wald storica ed accademica del settore energetico globale. Infatti, “gli Stati Uniti non hanno un meccanismo per regolare la produzione di greggio nel paese”, continua Wald, mentre lunedì il Segretario per l’Energia Dan Brouillette ha dichiarato che nel paese vige “un mercato libero e l’industria si adeguerà da sola”.
“Alla fine, gli Stati Uniti sembrano offrire una sola cosa: la previsione di un calo organico della produzione, basato sul mercato” e “se l’accordo dovesse saltare, probabilmente sarà per la frustrazione dei membri dell’OPEC+ per non aver potuto obbligare altri produttori (come gli USA) ad agire”, conclude Wald.
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