Pechino stringe sui giganti di Internet. Ecco cosa rischiano Alibaba e Baidu


Varate nel weekend nuove norme anti-monopolio. A differenza di Alibaba, la Google cinese non ha una grossa presenza nel mercato dei pagamenti, quello che le autorità vogliono riportare sotto controllo. Riflettori sui risultati in arrivo il 17 febbraio: gli analisti si interrogano soprattutto sulle potenzialità della joint-venture nel settore auto.


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Le nuove regole introdotte dall’Ente di Stato per la regolamentazione del Mercato.

Nel weekend le autorità di Pechino hanno annunciato il varo di nuove norme anti-monopolio chiaramente rivolte a limitare le possibilità di ulteriore crescita del più famoso dei giganti cinesi di Internet, Alibaba, il cui fondatore e attuale presidente, Jack Ma, nei mesi scorsi è entrato in rotta di collisione con il governo cinese.

Per ora l’annuncio non ha avuto effetti sul mercato: nella mattina di lunedì alla Borsa di Hong Kong Alibaba è scesa di un modesto 0,6%, stessa flessione per la concorrente JD.com. Tencent ha chiuso in rialzo dello 0,4%.

Le nuove regole sono state introdotte sabato dall’Ente di Stato per la regolamentazione del Mercato e rappresentano la formalizzazione di un progetto di normativa che era già stato annunciato nelle linee generali lo scorso novembre. Da notare che allora, a differenza di quanto sta accadendo adesso, gli investitori reagirono malamente e i titoli principali del settore soffrirono violenti ribassi.

Nel mirino Ant, il braccio finanziario di Alibaba.

Intervistato da Cnbc, Hao Hong, direttore dell’Ufficio studi della cinese Bank of Communications, sostiene che il mercato si è reso conto che i giganti cinesi di Internet hanno posizioni di mercato estremamente solide e, “siccome la normativa ha ottime intenzioni, difficilmente arriverà a invadere il campo d’azione delle principali piattaforme Internet”. Dove Pechino vuole mettere nuove regole è nel settore finanziario e infatti nel mirino c’è soprattutto Alibaba, che con la sua controllata Ant, società di pagamenti elettronici, potrebbe operare come una banca. Date le dimensioni di Ant, le autorità cinesi temono di non riuscire più ad avere il pieno controllo del mercato monetario, da qui la nuova normativa.

Sfugge al momento a ogni preoccupazione Baidu, il principale motore di ricerca del Paese del Dragone, chiamato anche la Google cinese. Venerdì 5 febbraio il prezzo delle azioni Baidu, scambiate al Nasdaq, è tornato a 270 dollari, sui livelli massimi della primavera 2018. Dall’inizio del 2021 le quotazioni sono salite del 23%, in 12 mesi hanno guadagnato il 106%. E non sembrano intenzionate a fermarsi.

Baidu: le attese degli analisti per i risultati del 17 febbraio

Dei 39 analisti che seguono il titolo, 29 hanno raccomandazione Buy e tre Outperform. Fra i più convinti sostenitori delle azioni Baidu ci sono la banca JP Morgan, che 20 giorni fa ha confermato il giudizio Buy e il target price a 290 dollari, e il broker Oppenheimer, anch’esso con giudizio Buy e target price a 305 dollari. La media dei target price è 218 dollari.

Il 17 febbraio Baidu annuncerà i risultati del quarto trimestre 2020, un periodo ancora segnato dal rallentamento della raccolta pubblicitaria a causa della pandemia e dal recente investimento per l’acquisizione di Joyy, piattaforma cinese di live streaming, pagata 3,6 miliardi di dollari.

Il consensus degli analisti si attende un utile per azione di 2,55 dollari, in calo del 21% rispetto ai 3,09 dollari del trimestre precedente. I ricavi, invece, dovrebbero salire a 4,64 miliardi di dollari, da 4,29 miliardi del terzo trimestre 2020.

A suscitare l’interesse degli analisti sono soprattutto i nuovi progetti di Baidu legati all’applicazione dell’intelligenza artificiale, in particolare nel settore auto.

La joint-venture con Geely per l’auto elettrica a guida autonoma

Il mese scorso Baidu ha annunciato la costituzione di una nuova società che fabbricherà auto elettriche intelligenti, e Geely, il primo produttore cinese privato di auto, sarà un partner strategico dell’iniziativa. Geely è proprietaria della svedese Volvo Cars, è attiva in Cina con i marchi Geely, Lynk & Co, Geometry e Polestar, ed è anche il maggiore azionista della malese Proton e della britannica Lotus.

La joint venture porterebbe a una ristrutturazione di alcuni degli stabilimenti di produzione per auto già esistenti di Geely, per realizzare i nuovi veicoli basati sul know-how ingegneristico di Geely e con un software sviluppato da Baidu per la guida autonoma.

Le potenzialità del settore auto portano gli analisti a prevedere per il 2021 una crescita dei ricavi di Baidu a 18,9 miliardi di dollari, dai 16,5 miliardi con cui probabilmente si chiuderà il 2020. Sulla base delle stime sul 2021, il titolo in Borsa è scambiato a un rapporto P/E (prezzo/utile) pari a 25 volte, più basso della media del settore “Internet Service Industry”, che è pari a 39 volte.

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