Per Branson ora viene il difficile: fare volare gli scettici di Wall Street


Dopo il successo del primo volo che rende credibile lo sviluppo del turismo spaziale, gli investitori storcono il naso alla notizia di un aumento di capitale da 500 milioni. Si ipotizza un mercato da tre miliardi di dollari con due milioni di aspiranti astronauti.


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Atterraggio duro in Borsa: lunedì Virgin Galactic ha perso il 17%.

Povero Richard Branson (si fa per dire!): non ha fatto in tempo a riprendersi dall’euforia del volo spaziale che subito Wall Street ha bastonato la sua creatura Virgin Galactic, piegata lunedì 12 luglio in un ribasso del 17%. Il titolo ha chiuso a 40 dollari, dai 52 dollari del venerdì precedente. Che sia stato l’invidioso Jeff Bezos a pilotare le vendite per dispetto, dopo che il collega miliardario britannico l’ha battuto di nove giorni nella gara a chi vola per primo? Poco credibile. E poi resta comunque aperta la gara a chi vola più in alto, nuova versione della eterna competizione fra maschi sulle misure.

Dopo un rialzo dell’80% dall’inizio dell’anno, Virgin Galactic ha sbattuto contro la notizia di un prossimo aumento di capitale da 500 milioni di dollari per finanziare lo sviluppo del turismo spaziale. C’è da chiedersi che cosa ci sia di così sorprendente nel fatto che Virgin Galactic chieda al mercato nuovi mezzi finanziari ora che ha dimostrato di potere davvero fare decollare nel 2022 un servizio commerciale. La società dice di avere 600 prenotazioni per viaggi spaziali, venduti a 250mila dollari l’uno.

Nel mondo ci sono 2 milioni di persone pronte a pagare per volare nello spazio.

Secondo alcune stime, sono circa 2 milioni i miliardari disposti a pagare per partecipare a un volo suborbitale e sperimentare per pochi minuti l’assenza di gravità, con un mercato potenziale che secondo Ubs potrebbe raggiungere i tre miliardi di dollari nel 2030. Se i numeri sono questi, la torta non è un granché grande, tanto più che è da dividere con Blue Origin di Bezos. Ma lo spazio è per definizione infinito, e così saranno anche le possibilità di business spaziale.

Tutti riconoscono che il volo di Branson è stato un magnifico colpo di marketing che porterà risultati nel lungo termine, ma intanto i giudizi degli analisti restano poco incoraggianti. Secondo Ronald Epstein di Bank of America le prospettive positive di un avvio nel 2022 dell’attività commerciale sono già ben riflesse nei prezzi. Il suo target price è 41 dollari. “E comunque aspettiamo a vedere se davvero il business decolla”.

Certo, le delusioni non sono mancate, visto che il primo volo, che si è svolto domenica, sarebbe dovuto partire nel 2020.

I più critici osservano che finora Virgin Galactic ha realizzato ben pochi ricavi e che finora in Borsa il titolo si è mosso più sulle emozioni che sui fondamentali. Ma non si può dimenticare che questa è una storia aziendale che va vista nel lungo periodo. Virgin Galactic è un progetto ambizioso e speculativo che al momento viene valutato in Borsa 10 miliardi di dollari, un progetto pieno di rischi ma anche di potenzialità. Per un investitore ha senso parteciparvi? A nostro avviso sì, a patto di impegnare una piccola quota di un portafoglio ben diversificato.

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