Petrolio, l’Algeria si unisce ai tagli di Arabia Saudita e Russia

Petrolio, l’Algeria si unisce ai tagli di Arabia Saudita e Russia

I paesi aderenti all’Opec+ proseguono nella loro strategia di riduzione della produzione per cercare di sostenere la stabilità e l’equilibrio del mercato del greggio, oggi in leggero rialzo.

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I tagli alla produzione di petrolio

Raffica di tagli alla produzione di petrolio decisi dai paesi aderenti all’Opec e dai suoi alleati, con lo scopo di sostenere il mercato.

In queste ore si sono mosse l’Arabia Saudita e la Russia, con l’Algeria a rimorchio delle decisioni dei due principali soci dell’alleanza.

Con le nuove mosse, Riad ridurrà la sua produzione fino ad agosto di 1 milione di barili al giorno, riducendo così l’output giornaliero a 9 milioni di barili, con lo scopo di “sostenere la stabilità e l’equilibrio del mercato”.

Fonti dei media locali, inoltre, parlano della possibilità di un’estensione di questi tagli anche nei prossimi mesi, anche se per ora non c’è nulla di ufficiale.

Riduzione delle esportazioni di 500 mila barili al giorno per la Russia, dopo che già a febbraio Mosca aveva annunciato tagli alla produzione per la stessa cifra, misura che dovrebbe essere confermata per l’intero 2024.

L’Algeria segue

Dal Ministero dell’Energia e delle Miniere dell’Algeria è arrivato l’annuncio di un altro taglio alla propria produzione giornaliera, questa volta di 20 mila barili per il mese di agosto.

Secondo il Ministero, questa decisione “fa parte degli sforzi congiunti compiuti dai Paesi Opec+ a sostegno dei tagli annunciati dal Regno dell’Arabia Saudita e dalla Federazione russa per sostenere la stabilità e l’equilibrio dei mercati petroliferi”.

Tagli che si aggiungono a quelli volontari di 48 mila barili al giorno decisa lo scorso aprile, portando così l’output algerino giornaliero per il mese di agosto a 940 mila barili.

Prezzi sostenuti

Il prezzo del petrolio, intanto, resta in crescita anche se pesa ancora l’andamento negativo dell’Indice Ism manifatturiero negli USA diffuso ieri, il quale ha mostrato a giugno una contrazione del comparto per l’ottavo mese consecutivo.

Questa mattina i future sul WTI tornano sopra i 70 dollari al barile, seguito sulla stessa scia (+1%) dal Brent, scambiato a 75,25 dollari.

“I fondamentali non stanno influenzando la direzione dei prezzi come ci si aspetterebbe. Il mercato si concentra invece sull’incertezza delle prospettive macro”, scrivono in una nota analisti di ING.

“È difficile vedere questo schema cambiare in modo significativo nel breve termine, anche se i tagli aggiuntivi mettono in atto un pavimento più solido per il Brent a circa 70 dollari al barile”, hanno aggiunto da ING.

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