Petrolio, ancora crisi tra eccesso di offerta e calo della domanda

I prezzi dell’oro nero continuano a scendere tra eccesso di produzione e preoccupazioni per la domanda, elementi che nemmeno le conclusioni del meeting della Fed di oggi potrebbero cambiare le attuali quotazioni della materia prima.
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Cala il petrolio
Prevalgono ancora le vendite sul petrolio dopo i cali di ieri, in difficoltà tra eccesso di produzione e domanda vista debole.
Questa mattina il future sul greggio WTI e il Brent arrivavano a cedere circa un altro 1%, scendendo rispettivamente a 67,80 e 72,40 dollari al barile, ai minimi dal maggio scorso, e ora il bilancio del 2023 del petrolio è intorno a -15%.
“Su questi livelli si chiuderebbe l'ottava settimana negativa di seguito, un evento che non si era verificato nemmeno in occasione dello scoppio della pandemia nel marzo 2020”, sottolineano da WebSim Intermonte.
Sono diversi i fattori che stanno indebolendo le quotazioni dell’oro nero, tra cui le prospettive deludenti sui prezzi fornite dall’Energy Information Administration (EIA).
L’ente ha ridotto le sue previsioni sul prezzo del Brent per il 2024 di 10 dollari al barile e ora si attende 83 dollari al barile nel corso del prossimo anno.
Eccesso di produzione
Dal fronte dell’offerta, fonti Bloomberg indicano una crescente sovrapproduzione di petrolio rispetto alla domanda, registrata sia in Russia che negli Stati Uniti, elemento che sta mettendo a dura prova il settore energetico.
Gli analisti interpellati dal media statunitense riportano che i due Paesi stanno aumentando la produzione attuale e prospettica, mentre da ANZ Research indicano una media delle esportazioni di greggio russo aumentata ai massimi da luglio.
"La crescita dello shale oil negli Stati Uniti continua a sorprendere e anche la produzione nei Paesi non Opec è stata inaspettatamente elevata”, scrivevano ieri gli analisti di ANZ in una nota, riportata dalla Cnbc.
La mossa della Russia non solo accresce le preoccupazioni sull’eccesso di output, ma mette in dubbio anche il già deludente accordo sul taglio alla produzione da parte dell’OPEC e dei suoi alleati.
Intanto, il governo venezuelano prevede un aumento del +27% delle sue entrate dalla compagnia petrolifera statale PDVSA l'anno prossimo, secondo un documento visto dall’agenzia Reuters, dopo l'allentamento delle sanzioni statunitensi, che durerà fino ad aprile a meno che Washington non faccia marcia indietro.
La domanda
Anche i dati diffusi ieri dall’American Petroleum Institute (API) hanno inciso, indicando un livello di scorte di benzina in aumento, a 5,6 milioni di barili, segnando un rallentamento del consumo di carburante negli USA nella settimana terminata l’8 dicembre.
“C'è poi da considerare il calo della domanda cinese, maggior importatore di petrolio al mondo, per il petrolio saudita, sceso ai minimi degli ultimi cinque mesi”, riportano da ANZ.
Un report di Fitch si attende che nel corso del 2024 la crescita della domanda rallenterà e la capacità inutilizzata, soprattutto dall’Opec, dovrebbe essere sufficiente ad assorbire potenziali shock.
“Lo spettro di una frenata della domanda a livello globale è stato rafforzato dagli ultimi dati macro in Cina (in deflazione) ed è difficile che le novità della Fed, stasera, da sole possano invertire la tendenza negativa”, prevedono da WebSim.
Federal Reserve
I trader paventano che la Fed possa dover tenere il piede sull'acceleratore in termini di tassi d'interesse, per Phil Flynn, analista di Price Futures Group, secondo quanto riportato dalla Cnbc.
Proprio la riunione della banca centrale statunitense che si concluderà oggi “determinerà la direzione dei mercati”, secondo Tina Teng, analista di mercato presso CMC Markets e “un atteggiamento più ‘falco’ del previsto da parte della Fed potrebbe causare un ulteriore calo dei prezzi del greggio”.
Soprese, però, definite “improbabili” da Suvro Sarkar, analista di DBS, pertanto “i prezzi potrebbero recuperare un po' in un rally di sollievo dopo la riunione”.
Anche se la Federal Reserve è attesa mantenere gli attuali livelli di tassi di interesse, gli investitori si concentreranno sulle opinioni dei funzionari della Fed sull'economia e sulla loro visione dei tassi di interesse nei prossimi trimestri.
I mercati sperano e hanno ampiamente prezzato “tagli aggressivi dei tassi” per il 2024, secondo Yeap Jun Rong, stratega di mercato presso IG, e “qualsiasi delusione su questo fronte potrebbe rafforzare il dollaro americano e pesare sulla propensione al rischio”, il che potrebbe spingere al ribasso i prezzi del petrolio, prevede l’analista.
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