Petrolio ancora in calo con il fondo USO che annuncia una nuova vendita dei suoi contratti

28/04/2020 09:15
Petrolio ancora in calo con il fondo USO che annuncia una nuova vendita dei suoi contratti

Lo United States Oil Fund (USO) annuncia la vendita dei suoi contratti future di giugno e si teme un nuovo prezzo negativo per il petrolio

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Il fondo USA vende i suoi contratti

Non si ferma il calo del petrolio causato dall'eccesso di produzione e l'accumulo di scorte fino ai massimi della capacità, a cui si aggiunge la debolezza della domanda causata dal blocco delle attività economiche mondiali deciso per limitare la diffusione del coronavirus.

Il contratto future di giugno del Light crude è sceso a 10 dollari e il petrolio ha ormai perso oltre l'80% del suo valore da inizio anno, mentre il Brent è scambiato a 22 dollari al barile.

Ad attirare nuove vendite sul petrolio è stato l'annuncio arrivato ieri da parte dello United States Oil (USO), il più importante fondo petrolifero statunitense, il quale ha deciso di vendere tutti i suoi contratti WTI con scadenza a giugno.

Tra le ragioni di questa decisione c'è l'evoluzione “delle condizioni di mercati e i limiti imposti dalle autorità”, spiegano da USO. Il CME group, la piattaforma di scambio dei future, si è detta preoccupata dell'elevata esposizione del fondo nel settore e ha limitato l'ammontare di contratti con scadenza a giugno, ma anche nei mesi successivi, che il fondo può avere in portafoglio.

Inoltre, tra le motivazioni che hanno portato a questa decisione, il fondo USO ha sottolineato che ci sono troppi barili inutilizzati finiti nei siti di stoccaggio e sulle navi al largo delle coste. È di pochi giorni fa, infatti, il video girato dalla Guardia costiera statunitense nel quale si vedono 27 petroliere ancorate al largo della California con milioni di tonnellate di greggio che attendono invano compratori.

Le navi restano tra i pochi spazi fisici dove poter immagazzinare il petrolio e il noleggio delle petroliere ha raggiunto costi astronomici, toccando addirittura i 235 mila dollari al giorno, quando prima della pandemia non superava gli 85 mila dollari.

L'eccesso delle scorte

La fine dello spazio fisico per le scorte resta tra le ragioni principali del calo del prezzo del WTI, in particolare quello di maggio, chiuso in negativo. “Un braccio di ferro che ha visto da un lato gli operatori fisici, che cercavano di collocare petrolio consegnandolo attraverso la borsa, e dall’altro gli operatori finanziari obbligati a vendere a tutti i costi il petrolio precedentemente acquistato, pena il ritiro dei barili”, spiega Maurizio Mazziero della Mazziero Research.

“La sfida si è conclusa con la vincita degli operatori fisici, che si sono convinti a ritornare compratori solo a prezzi ampiamente negativi, assorbendo così le vendite degli operatori finanziari”, aggiunge l'esperto.

Con la domanda attuale di energia a picco, “riteniamo che nel breve termine (diciamo i prossimi due mesi) vedremo ancora prezzi del petrolio molto bassi, con i tagli dell'OPEC+ non sufficienti a riequilibrare il mercato”, prevede Jing Ning, Portfolio Manager, FF China Focus Fund di Fidelity International.

“Inoltre, nei sei mesi successivi, il prezzo del petrolio sarà limitato in quanto gli stock dovranno essere smaltiti, la capacità di riserva dovrà tornare in funzione e il consumo di petrolio dell'economia si stabilizzerà probabilmente al di sotto del livello pre-crisi. In una prospettiva a più lungo termine, invece, ci aspettiamo una dinamica più favorevole della domanda e dell'offerta nel settore energetico”, aggiunge Ning.

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