Petrolio di nuovo in crescita dopo la peggior settimana da marzo

Nonostante i recenti cali, gli analisti restano rialzisti sul Brent nel resto dell’anno, anche se rimangono le incertezze per la situazione economica generale.
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Petrolio in crescita
Sale di poco il petrolio nella mattinata di oggi dopo i cali arrivati nei giorni scorsi che hanno portato i prezzi a calare del 9%, peggior calo settimanale dal marzo scorso.
Oggi future sul greggio WTI con scadenza a novembre viene scambiato a 82,70 dollari, in crescita di mezzo punto, mentre il Brent del Mare del Nord torna (+0,40%) sopra quota 84 dollari al barile dopo aver perso oltre 12 dollari dalla fine del mese scorso.
A pesare sulla performance dell’oro nero restano l’impennata dei rendimenti obbligazionari e i dati macro, elementi che aggiungono nubi all’orizzonte delle prospettive di crescita, e la decisione dell’Opec arrivata mercoledì.
La decisione dell’OPEC+
Il Comitato tecnico dell'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati ha raccomandato di mantenere la strategia attuale di riduzione della produzione di petrolio, con l'Arabia Saudita che estende i tagli volontari di un milione di barili al giorno fino alla fine del 2023.
Anche la Russia manterrà la riduzione delle esportazioni di petrolio di circa 300.000 barili al giorno fino a dicembre.
Il Comitato non ha potere decisionale ma fornisce raccomandazioni basate sulle condizioni del mercato e le decisioni si aggiungevano alle riduzioni introdotte da nove paesi, portando il totale a 1,6 milioni di barili al giorno.
Il prossimo incontro è previsto per novembre, prima della riunione ministeriale di OPEC e OPEC+.
“Non è chiaro cosa si aspettasse il mercato dalla riunione dell'OPEC+ per colpire così duramente il greggio”, ragionano da WebSim Intermonte, aggiungendo che “qualche addetto ai lavori ipotizza che gli investitori puntassero alla promessa dei produttori di mantenere i tagli annunciati per tutto il 2024, promessa che non è arrivata”.
Le previsioni degli analisti
Nonostante il calo di queste ore, gli analisti di Equita Sim mantengono la loro stima sul Brent “per il quarto trimestre 2023 a 85 dollari al barile”, conservando “un approccio difensivo nel settore” e preferendo alcuni titoli azionari come “Eni, Galp e D’amico”.
Da JP Morgan si attendono “che la domanda di greggio diminuirà in questo trimestre a seguito del recente rally” e “dopo aver raggiunto il nostro obiettivo di 90 dollari a settembre, il nostro obiettivo di fine anno rimane di 86 dollari”, secondo quanto scritto da Natasha Kaneva, capo del team di strategia globale sulle materie prime presso la banca.
Si spingono oltre gli analisti di Standard Chartered: “la nostra previsione media del Brent per il quarto trimestre rimane di 93 dollari al barile” che porterebbe la media del 2023 a 91 dollari.
“Sebbene abbiamo mantenuto questa previsione negli ultimi 15 mesi, riteniamo che i nostri equilibri di domanda e offerta previsti per il quarto trimestre lo supportino”, hanno aggiunto questi esperti, i quali non si aspettano che i recenti cali “sotto i 90 dollari al barile si dimostrino sostenibili”.
Infine, BMI, società di Fitch Solutions, prevede che in media di 83 dollari al barile quest’anno per il Brent, 84 dollari al barile sia nel 2024 che nel 2025 e 81 dollari al barile sia nel 2026 che nel 2027.
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