Petrolio, i dazi di Trump cambiano tutto e l’Opec taglia l’outlook sulla domanda

Oltre alle tariffe imposte dal Presidente degli Stati Uniti, secondo i produttori continuerà a pesare la debole crescita economica mondiale.

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L’Opec taglia le sue previsioni

Difficilmente il ‘ciclone’ Donald Trump poteva passare sui mercati del petrolio senza lasciare traccia. Anche se il Presidente degli Stati Uniti non abbia ancora preso decisioni di forte impatto sull’oro nero, almeno finora, le sue scelte di politica commerciale avranno un impatto importante sul mercato.

Considerazione che la stessa Opec ha fatto proprie, riducendo le sue previsioni sulla domanda di greggio per il 2025 e 2026, dopo aver abbassato anche le stime dei due anni precedenti (2023 e 2024).

A incidere sulle nuove stime non c’è solo l’impatto delle tariffe annunciate da Trump, ma per i produttori gioca un ruolo importante anche una crescita economica mondiale che stenta, fattori entrambi che avranno impatti pesanti sui prezzi e sulla stabilità economica globale.

Oggi, intanto, il Brent recupera leggermente dopo i cali delle scorse settimane e viene scambiato a 65 dollari, mentre il greggio WTI sale a 62 dollari al barile: i prezzi del petrolio hanno perso il 13% da inizio anno.

Domanda vista al ribasso

Ora l’Opec si attende una minore crescita della domanda mondiale di petrolio per il 2025, pari a 1,3 mb/b, in calo di 150 mila barili, alla luce dei dati pervenuti nel primo trimestre dell’anno e considerando anche i dazi recentemente annunciati.

Nei Paesi OCSE, l’anno in corso dovrebbe crescere di circa 0,04 mb/g, 60 mila barili al giorno rispetto alla precedente previsione, guidata dalle Americhe e da una ripresa nell’Asia-Pacifico.

Nei Paesi non OCSE, la richiesta di petrolio è stata rivista al ribasso di circa 90mila barili e si prevede che crescerà di quasi 1,25 mb/g su base annua, trainata da Cina, India e altri Paesi asiatici, oltre che da Medio Oriente e America Latina.

La domanda del trasporto aereo resterà forte, e più in generale per i carburanti per auto, attività industriali, edilizie e agricole, prevedono i produttori riferendosi ai Paesi non OCSE.

Per quanto riguarda il 2026, il trend di calo della domanda globale di petrolio dovrebbe proseguire: l’Opec ha rivisto al ribasso di 300 mila barili le sue previsioni, a 1,3 mb/g su base annua, sempre tenendo conto dell’impatto atteso dei nuovi dazi commerciali.

Per i Paesi OCSE, la crescita è vista a 0,08 mb/g su base annua, mentre per i paesi non OCSE si prevede un aumento di 1,20 mb/g.

Crescita economica debole

Oltre ai dazi, l’Opec vede ancora molta incertezza sul fronte della crescita economica globale a breve termine. Pertanto, i produttori hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica globale al 3% per il 2025 e al 3,1% per il 2026.

Le previsioni di crescita economica degli Stati Uniti sono state riviste al ribasso, al 2,1% per il 2025 e al 2,2% per il 2026, del Giappone all'1% ed allo 0,9% rispettivamente, dell'Eurozona allo 0,8% per il 2025 ed all'1,1% per il 2026. Le previsioni di crescita economica della Cina sono state leggermente riviste al ribasso, rispettivamente al 4,6% e al 4,5%, quelle dell'India al 6,3% ed al 6,5%.

Minore produzione

Dal punto di vista della produzione da paesi esterni all’Opec+, questa dovrebbe crescere di 0,9 mb/g su base annua nel 2025, grazie alla maggiore offerta di Stati Uniti, Canada, Brasile e Argentina. Anche la crescita della produzione per il 2026 è stata leggermente rivista al ribasso, attestandosi a circa 0,9 mb/g, con Stati Uniti, Brasile, Canada e Argentina come maggior contributor. La produzione di petrolio dei paesi partecipanti all'Opec+ è diminuita di 37mila barili al giorno a marzo, attestandosi in media di circa 41,02 mb/g.

Recentemente, gli otto paesi dell'Opec+ (Arabia Saudita, Russia, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Algeria e Oman) hanno deciso la scorsa settimana di procedere con un aumento di produzione di 411 mila barili al giorno a partire dal mese di maggio.

La decisione è arrivata alla luce di quelli che vengono definiti "fondamentali di mercato sani" e "prospettive di mercato positive", in conformità con la decisione già concordata il 5 dicembre 2024 e riconfermata il 3 marzo 2025, di avviare un aggiustamento graduale dei tagli volontari pari a 2,2 milioni di barili al giorno decisi in precedenza.

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