Petrolio in calo, si riducono le previsioni sui prezzi
Un sondaggio della Reuters mostra un calo delle attese per le quotazioni del Brent per il 2024, indebolito dalla possibilità di un aumento della produzione Opec + e dalle incertezze dell’economia in Cina e negli Stati Uniti.
Petrolio debole
Oro nero ancora in flessione sulle possibilità di un aumento della produzione OPEC+ e l’aumentare delle incertezze sull’economia cinese. Così, i prezzi del petrolio oggi continuano a scendere e i Brent con scadenza a novembre si attesa a 76,60 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate (WTI) cala a 73,30 dollari.
Negli ultimi sei mesi il calo del Brent arriva a superare il 7% dopo un agosto caratterizzato da forti oscillazioni che lo hanno visto passare dagli 80 dollari del 12 agosto alle attuali quotazioni.
Ridotte le previsioni
Gli esperti interpellati da un sondaggio condotto dall’agenzia Reuters hanno ridotto le loro previsioni sui prezzi del petrolio 2024. Ora i 37 analisti ed economisti intervistati nelle ultime due settimane prevedono che il Brent potrebbe raggiungere una media di 82,86 dollari al barile nel 2024, il quarto taglio consecutivo delle stime, rispetto agli 83,66 previsti a luglio. Per quanto riguarda il greggio statunitense, il sondaggio mostra una media di 78,82 dollari per quest’anno, anche in questo caso meno dei 79,22 dollari previsti in precedenza.
“Nonostante le crescenti tensioni geopolitiche, i prezzi del petrolio sono stati scambiati al di sotto dei $ 90 al barile finora quest'anno, poiché la debole assunzione di greggio da Cina ed Europa ha compensato l'impatto rialzista delle forniture OPEC ancora ridotte”, spiega Florian Grunberger, analista senior presso la società di dati e analisi Kpler. Gli analisti del broker hanno previsto una crescita della domanda globale di petrolio da 1 a 1,3 milioni di barili al giorno (mbpd) nel 2024, rispetto alle previsioni di crescita di 1 e 1,5 mbpd indicato nel sondaggio precedente.
Opec aumenta la produzione
Tra le cause della debolezza del petrolio c’è la possibilità che l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio e suoi alleati (Opec +) sia pronta ad aumentare l’output di greggio a partire da ottobre, secondo indiscrezioni rivelate alla Reuters da alcune fonti Opec.
In particolare, sarebbero otto i membri dell’organizzazione ad avere in programma un incremento della produzione di 180 mila barili al giorno dal prossimo mese, mossa inserita all’interno di un piano finalizzato all’avvio della fine dei tagli da 2,2 milioni di bpd, anche verrebbero confermate le riduzioni di output in vigore fino alla fine del 2025.
Se "Ci sono timori che l'OPEC proceda ad aumentare la produzione a partire da ottobre", evidenzia Tony Sycamore, analista di mercato di IG, tuttavia, “credo che questa decisione dipenderà dalle quotazioni, in quanto si verificherà se il prezzo del WTI sarà più vicino a 80 dollari che a 70 dollari".
Debolezza in Cina e USA
L’altro elemento che sta indebolendo le quotazioni di petrolio viene dalla Cina, dove l'attività manifatturiera è scesa ai minimi di sei mesi ad agosto a causa del crollo dei prezzi delle fabbriche e della difficoltà dei proprietari a reperire ordini, secondo un sondaggio ufficiale diffuso sabato, facendo pressione sui responsabili politici affinché continuino a pianificare maggiori stimoli alle famiglie. "Il PMI cinese più debole del previsto, pubblicato nel fine settimana, aumenta le preoccupazioni che l'economia cinese non raggiunga gli obiettivi di crescita" fissati dalle autorità, ha detto Sycamore.
Negli Stati Uniti, il consumo di petrolio è rallentato a giugno, raggiungendo i livelli stagionali più bassi dalla pandemia di coronavirus del 2020, come indicavano venerdì i dati della U.S. Energy Information Administration (EIA).
"Questo rallentamento dei consumi ha portato a un aumento delle scorte di inventario negli Stati Uniti, il che potrebbe esercitare un'ulteriore pressione al ribasso sui prezzi", spiegava Sehul Bhatt, direttore della ricerca presso CRISIL Market Intelligence and Analytics.
"Vediamo un rallentamento della crescita nel 2025, guidato dai venti contrari all'economia in Cina e negli Stati Uniti", hanno dichiarato gli analisti di ANZ in una nota, prevedendo che “l'OPEC non avrà altra scelta che ritardare l'eliminazione graduale dei tagli volontari alla produzione, se vuole ottenere prezzi più elevati".
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