Petrolio in crescita dopo la morte del presidente iraniano

Quanto accaduto ieri in Iran si aggiunge alle incertezze geopolitiche in Medio Oriente e in Ucraina, spingendo gli analisti a prevedere nuovi aumenti per le quotazioni dell’oro nero.
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Aumenta il petrolio
Prezzi del petrolio in crescita a seguito di quanto avvenuto ieri in Iran con le morti del presidente iraniano, Ebrahim Raisi, e del Ministro degli Esteri, Hossin Amirabdollahian, e il conseguente rischio di ricadute sul mercato.
Ieri sera i future sul greggio WTI superavano quota 80 dollari e il Brent andava oltre gli 84,44 dollari al barile, mantenendosi entrambi su livelli simili nel corso di questa mattinata.
Sull’azionario, l’aumento dei prezzi sostiene le quotazioni di Iren, Saipem, Eni e Repsol, tutte in crescita di oltre l’1% dopo oltre un’ora di contrattazioni.
Incertezza politica in Medio Oriente
Oltre a quanto avvenuto in Iran, le preoccupazioni arrivano anche dall’Arabia Saudita, dove il re Salman sarà sottoposto a cure per un’infiammazione ai polmoni. Le condizioni dell’anziano sovrano hanno spinto il principe ereditario saudita e leader de facto del Paese, Mohammed bin Salman, a rinviare la sua visita in Giappone prevista per oggi.
L’Arabia Saudita è il principale produttore dell’OPEC e l’Iran è il terzo, ma non ci sono segnali immediati che i recenti sviluppi possano ridurre l’offerta di petrolio. Il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha affermato che “non ci sarà alcuna conseguenza agli affari del Paese” a seguito dell’incidente.
Altri eventi che contribuiscono a rendere il panorama geopolitico più difficile includono l’Ucraina che continua i suoi attacchi di droni contro la raffinazione russa, mentre una petroliera diretta in Cina è stata colpita da un missile Houthi nel Mar Rosso sabato.
Previsioni sul mercato
Il prezzo di riferimento del Brent è aumentato di circa il 9% quest’anno a causa dei tagli all’offerta dell’OPEC+, ma i prezzi si sono raffreddati da metà aprile con l’allentamento delle tensioni geopolitiche. A questo punto, si attende la prossima riunione dei produttori aderenti al cartello e dei suoi alleati, in agenda per il prossimo primo di giugno.
“Mentre la propensione al rischio sembra positiva nella mattinata asiatica, potrebbe ancora persistere il timore che le tensioni in Medio Oriente possano peggiorare e che ciò possa mantenere i prezzi del greggio un po’ sostenuti per ora”, hanno scritto in una nota Saktiandi Supaat e Fiona Lim, analisti di Maybank.
“Il mercato è diventato sempre più insensibile agli sviluppi geopolitici e la grande quantità di produzione in eccesso dell'OPEC probabilmente contribuisce a questo”, spiega Warren Patterson, responsabile della strategia sulle materie prime per ING Groep NV a Singapore. Se i prezzi hanno continuato a scambiare in un determinato range, in assenza di nuovi catalizzatori “potremmo dover attendere ulteriore chiarezza da parte dell’OPEC+ sulla sua politica di produzione per uscire da questa situazione”, ha aggiunto.
Tony Sycamore, analista di IG Markets, prevede che i prezzi del greggio WTI potrebbero rimbalzare ulteriormente verso 83,50 dollari, dopo aver superato la media mobile a 200 giorni di 80,02 dollari. “Penso che ci siano abbastanza ragioni perché questo accada, soprattutto se si tiene conto anche delle misure immobiliari cinesi annunciate la scorsa settimana, tra cui l'allentamento delle regole sui mutui, la riduzione dei depositi e l'acquisto di case invendute", ha spiegato Sycamore.
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