Petrolio in picchiata sul ritorno della produzione in Libia
Le esportazioni del Paese erano state interrotte nei giorni scorsi e l’accordo raggiunto dalle autorità locali potrebbe immettere sul mercato circa mezzo milione di barili al giorno.
Petrolio in calo su accordo in Libia
Quotazioni del petrolio ai minimi da dicembre dopo i segnali di un accordo in Libia che aveva ridotto la produzione di circa la metà e frenato le esportazioni.
Dopo i cali dei giorni scorsi, questa mattina il Brent toccava un minimo di 72,64 dollari e il greggio WTI scendeva sotto quota 70 dollari al barile. Da inizio anno la performance resta in calo del 4%.
"Le vendite sono continuate in Asia tra le aspettative di un potenziale accordo per risolvere la disputa in Libia", segnala Toshitaka Tazawa, analista di Fujitomi Securities Co Ltd.
I due organi legislativi del Paese hanno concordato ieri di nominare congiuntamente un governatore della banca centrale, potenzialmente disinnescando la battaglia per il controllo delle entrate petrolifere che ha scatenato la disputa. Il governatore della banca centrale, Sadiq Al Kabir, ha affermato che le autorità del paese sarebbero in procinto di riavviare la produzione di greggio.
L’accordo arriva dopo che le esportazioni di petrolio libico nei principali porti sono state interrotte lunedì scorso, scendendo dai 959 mila barili al giorno del 28 agosto ai 591 mila del 26 agosto, quindi ora potrebbe tornare sul mercato circa mezzo milione di barili.
Possibili mosse Opec+
La possibile risoluzione delle tensioni politiche in Libia “ha spostato l’attenzione verso il piano dell’Opec+ di aumentare la produzione, mentre persistono le preoccupazioni sulla domanda”, spiegano gli analisti di WebSim Intermonte, ricordando che “c’era una certa speculazione che il tumulto in Libia potesse dare spazio all’Organizzazione dei produttori di restituire più barili da ottobre come pianificato, ma una risoluzione renderà probabilmente più difficile per l’alleanza aumentare la produzione senza influenzare i prezzi. Il gruppo ha precedentemente dichiarato che potrebbe mettere in pausa o invertire gli aumenti se necessario”.
“La notizia (negativa) dal lato dell'offerta si aggiunge alle indicazioni di un andamento debole della domanda in Asia”, ma dalla sim annotano “che nella storia recente, ogni volta che il prezzo del petrolio ha raggiunto più o meno i livelli attuali, l'Opec+ ha adottato contromisure tempestive ed efficaci per riportare all'insù la quotazione del greggio”.
Domanda debole
Il mercato resta sotto pressione anche a causa delle preoccupazioni per la debole domanda di carburante a seguito di deboli indicatori economici da Cina e Stati Uniti, che “fungono da confluenza di venti contrari per i prezzi del petrolio”, evidenzia Yeap Jun Rong, stratega di mercato presso IG.
In particolare, “la contrazione più rapida dei nuovi ordini e della produzione, insieme all'aumento dei prezzi, presentata nei dati PMI manifatturieri degli USA sembra rinnovare i timori di crescita, il che non offre molte rassicurazioni sulle prospettive della domanda di petrolio", secondo Vandana Hari, fondatrice di Vanda Insights.
Inoltre, nel maggiore importatore mondiale di greggio, la Cina, i dati recenti hanno mostrato che l'attività manifatturiera è scesa al minimo di sei mesi ad agosto, quando la crescita dei prezzi delle nuove case ha rallentato.
Ulteriori segnali sullo stato del petrolio potrebbero arrivare dai dati settimanali sulle scorte statunitensi, posticipati per la festa del Labor Day di lunedì, e oggi (22:30 italiane) è atteso il rapporto dell'American Petroleum Institute, mentre domani (ore 17 italiane) arriveranno i dati dell'Energy Information Administration.
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