Petrolio, l’Opec+ aumenta l’output ma si guarda ai rischi per le forniture

L’aumento della produzione da parte dell’organizzazione è risultato in linea con le attese ma il piano di pace presentato da Donald Trump potrebbe essere a rischio aumentando le preoccupazioni per un allargamento del conflitto che potrebbe interrompere i flussi di petrolio dal Medio Oriente.
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Prezzi del petrolio in aumento
Aumento della produzione di petrolio da parte dei Paesi produttori e dei suoi alleati (Opec+) così come atteso dal mercato, ma i prezzi salgono questa mattina sui dubbi sull’effettiva possibilità che si risolva la crisi in Medio Oriente.
I principali benchmark sul greggio oggi salgono dell’1,80% e i contratti sul Brent con scadenza a dicembre toccano i 65,71 dollari, mentre quelli sul West Texas Intermediate superano i 62 dollari al barile. Crescono i prezzi sui mercati asiatici: a Dubai il greggio si porta a 64,74 dollari.
Sull’azionario, aprono la seduta europea in verde i titoli energetici come Gas Plus (+3%), Galp (+1,90%), BP (+1,50%), Tenaris (+1,45%), Repsol (+1,30%), Equinor (+1,10%), Shell (+1%), Eni (+0,90%), Saipem (+0,50%) ERG (+0,50%) e Maire (+0,50%).
L’aumento dell’output di greggio
Nella riunione svoltasi online ieri, gli otto paesi dell’Opec+ hanno deciso di aumentare le loro quote di produzione di 137 mila barili al giorno per il mese di novembre, incremento in linea con le previsioni.
"Alla luce delle stabili prospettive economiche globali e degli attuali solidi fondamentali del mercato, come riflesso delle basse scorte di petrolio, gli otto paesi partecipanti hanno deciso di attuare un aggiustamento della produzione di 137.000 barili al giorno rispetto agli ulteriori aggiustamenti volontari di 1,65 milioni di barili al giorno" rispetto ai livelli di ottobre, scrive l’organizzazione nella nota.
Tale aumento segue quello di pari entità deciso nella precedente riunione del 7 settembre e porta a oltre 2,5 milioni di barili al giorno le quote aumentate da Arabia Saudita, Russia, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Oman e Algeria.
Il gruppo “ha agito con cautela dopo aver constatato quanto il mercato fosse diventato nervoso” di fronte alle voci della stampa che evocavano la possibilità di un aumento molto più consistente, pari a 500.000 barili al giorno”, spiega all'Afp Jorge Leon, analista di Rystad Energy. L'Opec+ “calma gli animi, per il momento”, ritiene Leon, ma il “gruppo si muove su una corda tesa tra il mantenimento della stabilità dei prezzi e la riconquista di quote di mercato” in un contesto di eccesso di offerta rispetto alla domanda.
L'Opec+ ha infatti cambiato strategia da aprile e ora favorisce la conquista di quote di mercato rispetto alla concorrenza di altri paesi, con 'la produzione di Stati Uniti, Brasile, Canada, Guyana e Argentina che raggiunge o è vicina ai suoi massimi storici', ha precisato l'Agenzia internazionale per l'energia (Aie) nel suo ultimo rapporto mensile sul petrolio. Questa situazione contrasta fortemente con una domanda di petrolio “sostanzialmente invariata”, secondo l'Aie, che prevede una crescita di circa 700.000 barili al giorno nel 2025 e nel 2026. La stessa Opec prevede che la domanda mondiale di petrolio aumenterà di 1,3 mb/g nel 2025 e di 1,4 mb/g nel 2026.
Incertezze in Medio Oriente
Con un aumento della produzione in linea con le previsioni, il mercato sembra volgere lo sguardo altrove dopo che Donald Trump ha avvertito Hamas delle gravi conseguenze a cui andrebbe incontro se non accettasse il suo piano per porre fine alla guerra a Gaza.
Trump ha fissato una scadenza per domenica sera affinché Hamas accetti la sua proposta dopo che il presidente aveva affermato che Israele avrebbe avuto il suo "pieno appoggio" per distruggere Hamas se rifiutasse l'accordo.
L'avvicinarsi della scadenza sta aumentando le preoccupazioni per un allargamento del conflitto che potrebbe interrompere i flussi di petrolio dal Medio Oriente, fonte di circa un terzo delle forniture mondiali. Qualsiasi sovrapprezzo associato al conflitto biennale a Gaza si era precedentemente dissipato, poiché il conflitto non aveva avuto effetti materiali sulle forniture.
Intanto, l'Ucraina ha rivendicato un attacco alla raffineria russa di Orsk, vicino al confine con il Kazakistan. Nelle ultime settimane, gli operatori hanno concentrato l'attenzione sui flussi russi, a fronte dell'intensificarsi degli attacchi ucraini alle infrastrutture energetiche del Paese.
Surplus di produzione
La decisione dell'Opec+ è arrivata mentre il mercato petrolifero si avvia verso un surplus record nel corso del prossimo anno, secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia. Gli operatori hanno monitorato attentamente gli acquisti della Cina, che finora hanno contribuito a prevenire un eccesso di scorte in una ristretta cerchia di hub nel Midwest degli Stati Uniti e nell'Europa nord-occidentale.
"Guardando indietro all'andamento degli ultimi quattro giorni, si è tentati di concludere che l'attesa sovrabbondanza di offerta che dovrebbe caratterizzare la seconda metà dell'anno stia finalmente bussando forte alle porte del nostro mercato", secondo Tamas Varga, analista di PVM.
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