Petrolio senza freni, ai massimi da un anno

Ieri il dato sulle scorte USA aveva sorpreso il mercato, già condizionato dai tagli alla produzione da parte dell’OPEC, e alimentando i timori per le pressioni inflazionistiche.
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Petrolio in crescita
Inarrestabile il prezzo del petrolio di queste ore, proseguendo nella sua corsa e alimentando le pressioni inflazionistiche.
Questa mattina il greggio WTI aveva superato la soglia dei 95 dollari, mentre il Brent andava oltre i 97 dollari al barile, per poi ripiegare entrambi intorno quota 94 dollari.
Prezzi che rappresentano i massimi di un anno per il petrolio, mentre il mercato azionario statunitense continua a soffrire, indebolito dalle preoccupazioni per tassi di interesse ancora elevati che hanno spinto gli investitori verso il porto sicuro del dollaro USA.
In Europa, questa mattina i titoli petroliferi scambiano in verde, in particolare a Milano Maire Tecnimont (+2,40%), Saipem (+1%), Tenaris (+0,90%) e Iren (+0,60%).
Oltre le Alpi, Equinor e TotalEnergies guadagnano l’1%, mentre restano positive Galp (+0,90%), BP (+0,80%), Repsol (+0,90%) e Shell (+0,70%).
Le scorte USA
Ieri un calo delle scorte negli Stati Uniti sorprendeva il mercato, alimentando le preoccupazioni per una carenza di offerta a fronte di una domanda in crescita.
La scorsa settimana, le riserve USA hanno registrato un ribasso di 2,169 milioni di barili a 416,287 milioni di unità, secondo i dati diffusi dal dipartimento dell'Energia, contro attese per un ribasso di 0,6 milioni di barili.
Gli stock di benzina sono aumentati di 1,027 milioni di barili a 220,503 milioni di barili, contro attese per un ribasso di 0,2 milioni, mentre quelli di distillati, che includono il combustibile da riscaldamento, hanno registrato un rialzo di 0,398 milioni di barili a 120,064 milioni di barili, contro stime per un ribasso di 1 milione di barili.
L'utilizzo della capacità degli impianti è diminuito di 2,4 punti percentuali all'89,5%, con le attese al 91,4%.
mantenesse questo livello, registrerebbe il maggior aumento giornaliero dal 7 luglio.
Analisi globale
La prospettiva di maggiori costi dell’energia e lo spettro di un’inflazione ‘appiccicosa’ stanno esercitando maggiore pressione sulle obbligazioni USA a più lunga scadenza, con rendimenti di riferimento dei titoli del Tesoro a 10 anni in rialzo di oltre 50 punti base questo mese, raggiungendo il picco di 16 anni al 4,642%.
“Il mondo continua a diventare più caro”, spiega in una nota l'analista di Capital.com Kyle Rodda, secondo il quale “l’aumento del petrolio ha incremento la pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari e la combinazione un prezzo maggiore per l’oro nero, rendimenti più alti e un biglietto verde più alto tende a non essere di buon auspicio per le azioni”.
“A guidare l’aumento è la profonda riduzione della produzione petrolifera orchestrata dall’Arabia Saudita nell’ultimo anno. La capacità e la volontà del regno di aggiungere e sottrarre forniture gli conferisce un’influenza sostanziale sul mercato di questo bene cruciale”, secondo Stanley Reed, analista del New York Times
Il gruppo di produttori di petrolio guidato dall’Arabia Saudita noto come OPEC Plus, che comprende la Russia, sta, in effetti, trattenendo più di cinque milioni di barili al giorno, ovvero l’equivalente di circa il 5% delle forniture globali.
I sauditi “stanno affamando il mercato del petrolio”, ha affermato Gary Ross, amministratore delegato di Black Gold Investors, una società commerciale, prevedendo “che le prossime settimane e i prossimi mesi potrebbero spiegare perché i sauditi stanno mantenendo la loro produzione a circa nove milioni di barili al giorno, quasi due milioni di barili al giorno in meno rispetto a un anno fa: scopriremo quale prezzo vogliono quando decideranno di aumentare l'offerta”.
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