Petrolio, smentita l’ipotesi di aumento di produzione Opec+


Indiscrezioni giornalistiche avevano trascinato in basso le quotazioni dell’oro nero, poi rimbalzato dopo le dichiarazioni arrivate dall’Arabia Saudita circa la sua contrarietà ad un incremento di output da decidere alla prossima riunione dei produttori prevista a dicembre.


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Andamento del petrolio

Prezzo del petrolio ancora sopra la parità questa mattina dopo la smentita arrivata dall’Arabia Saudita circa l’ipotesi di aumento della produzione da parte dei paesi dell’Opec+ da approvare alla prossima riunione del 4 dicembre a Vienna.

Nella prima parte della mattinata il future sul greggio WTI guadagna appena lo 0,30%, resistendo sopra quota 80 dollari, mentre il Brent aggiunge lo 0,50% a 87,90 dollari al barile.

Sull’azionario, i titoli petroliferi europei proseguono con importanti guadagni, viste le crescite di BP (+5%), Tenaris (+4%), Repsol (+4%), Total (+3%), Galp (+2%), Eni (+2%), Shell (+2%), Eni (+1%) e Saras (+1%).

Il petrolio era stato il protagonista assoluto della parte finale della seduta di ieri, crollando in ribasso di oltre il 5%, sui minimi degli ultimi undici mesi, per poi rimbalzare con violenza azzerando tutte le perdite, dopo la smentita arrivata dall’Arabia Saudita.

La smentita

Ieri il Wall Street Journal riferiva di un incontro tra i produttori di petrolio aderenti all’Opec per discutere di un aumento di produzione da proporre al prossimo incontro, fino a 500 mila barili al giorno.

A quel punto, però, è intervenuta l’Arabia Saudita smentendo l’ipotesi di incremento dell’output, ribadendo che il taglio approvato il mese scorso sarebbe rimasto in vigore fino alla fine del 2023.

La smentita è arrivata dall’agenzia di stampa ufficiale saudita (SPA), secondo la quale il ministro dell’Energia, il principe Abdulaziz bin Salman, “negava categoricamente” la notizia.

“È risaputo, e non è un segreto, che l'OPEC+ non discute alcuna decisione prima delle sue riunioni”, ha affermato l’agenzia citando il principe Abdulaziz.

Potenziale scontro tra produttori

Gli analisti di Equita Sim sottolineano come secondo il WSJ “l’aumento dei volumi avrebbe dovuto compensare la perdita di produzione da parte della Russia in vista del price cap e dell’embargo UE”.

“Riteniamo che l’eventuale incremento delle quote dell’Opec+ possa avere implicazioni negative sul prezzo del petrolio e sul settore petrolifero per una serie di fattori”, proseguono dalla sim.

In particolare, secondo questi esperti l’aumento “segnerebbe una parziale inversione di tendenza rispetto alla controversa decisione del mese scorso di tagliare la produzione di 2 mbd da parte dell’OPEC+”, decisione finalizzata a “compensare il calo della domanda di petrolio causato dal rallentamento dell’economia globale”.

In questo periodo, aggiungono, sarebbe “insolito per l’Opec+ per considerare un aumento della produzione, con i prezzi globali del petrolio che sono scesi di oltre il 10% dalla prima settimana di novembre”, mentre “i dati economici sulla domanda/offerta di petrolio dell’OPEC non hanno subito variazioni significative negli ultimi due aggiornamenti di ottobre e novembre tali da richiedere un incremento del output”.

Infine, “l’ipotesi di un aumento della produzione crea un potenziale scontro tra i principali produttori dell’Opec+, l’Arabia Saudita e la Russia”, concludono da Equita, aggiungendo che “il disaccordo tra i due principali produttori potrebbe portare a un’instabilità dell’offerta nel breve termine che potrebbe pesare sui prezzi come nel 2014 o nel 2020”.

Un favore agli hedge fund?

Forti dubbi sulla notizia del WSJ arrivano dagli analisti di WebSim, secondo i quali “l'indiscrezione appariva poco credibile già in partenza per una serie di motivi”.

Tra questi, spiegano dalla sim, c’è “la situazione precaria della Cina dove sono ripartiti i lockdown in alcune importanti città. La Cina è il primo consumatore di greggio al mondo”.

Altra ragione riguarda la posizione dell’Arabia Saudita, la quale “aveva già detto di no agli incrementi di produzione, facendo infuriare il presidente statunitense Joe Biden, che puntava a calmierare i prezzi e probabilmente a mettersi in posizione di vantaggio nelle elezioni di midterm”.

“Non sappiamo da dove il Wall Street Journal abbia pescato l’indiscrezione che per qualche ora ha sconvolto il mercato del petrolio”, concludono da WebSim e se “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, diceva Giulio Andreotti, “rimane il sospetto che il Wall Street Journal abbia voluto in qualche modo fare un favore a qualche hedge fund amico che era ‘corto’ di petrolio”.

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