Il petrolio spaventa le Borse e punta a 100 dollari al barile

Il centro di stoccaggio più famoso in America ha le riserve ai minimi a causa di una forte domanda. Sul fronte offerta, a inizio mese, l’Opec, spaventato dalle attese di un rallentamento in Cina, ha tagliato la produzione. Il mercato teme che il caro greggio terrà alta l’inflazione costringendo le banche centrali a mantenere una politica restrittiva.
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Il petrolio sta per compiere un viaggio verso una soglia significativa quanto pericolosa: i 100 dollari al barile. Il rialzo è avvenuto dopo che le riserve di oil nel più importante centro di stoccaggio negli Stati Uniti il Cushing hanno raggiunto livelli critici, sottolineando un deficit globale in aumento.
Il West Texas Intermediate ha registrato un balzo improvviso, superando brevemente i 95 dollari al barile per la prima volta in oltre un anno, con un aumento del 3,6% in una sola giornata, il più grande dal mese di maggio.
A Cushing, in Oklahoma, punto di consegna di riferimento per il petrolio statunitense, le scorte sono scese a meno di 22 milioni di barili, toccando il livello più basso da luglio 2022 e avvicinandosi ai minimi operativi.
Lo scenario di fondo
Ma cosa sta realmente accadendo nel mondo del petrolio? Amrita Sen, co-fondatrice e capo delle ricerche presso Energy Aspects, ha espresso un timore palpabile: "Il mio timore in questo mercato è che abbiamo svuotato troppo le scorte. In questo momento, ciò che sta accadendo negli Stati Uniti è che il Cushing è esausto."
L'aspetto interessante è che le scorte di petrolio greggio negli Stati Uniti sono diminuite più del previsto, secondo dati ufficiali pubblicati di recente, dimostrando quanto velocemente il mercato si stia stringendo a causa dei tagli di approvvigionamento provenienti dall'Arabia Saudita e dalla Russia.
Il West Texas Intermediate è in effetti cresciuto di circa un terzo dalla fine di giugno, segnando la strada per il più grande guadagno trimestrale dal 2022. Tuttavia, questa crescente corsa al rialzo sta alimentando l'inflazione e causando preoccupazioni alle banche centrali.
L’Opec taglia la produzione
Dove ci porterà questa situazione? All'inizio di questo mese, l'OPEC ha previsto un deficit di petrolio greggio fino a 3 milioni di barili al giorno nel quarto trimestre. L’Arabia Saudita ha deciso di estendere il taglio alla sua produzione di greggio di 1 milione di barili al giorno di ulteriori 3 mesi, da ottobre fino alla fine di dicembre. A stretto giro anche la Russia ha annunciato di estendere i suoi tagli alla produzione pari a 300.000 barili al giorno
Con la domanda di petrolio negli Stati Uniti e in Cina che sembra rimanere sorprendentemente robusta, molti protagonisti di questo mercato ora vedono il petrolio a 100 dollari come una meta inevitabile, anche se il dollaro sta guadagnando terreno e le preoccupazioni per i tassi di interesse globali elevati continuano a tenere banco. È un momento cruciale per i mercati globali dell'energia, con molte incognite e possibilità di cambiamenti significativi in vista.
Il centro di stoccaggio
Il grafico mostra l’andamento del Brent. Il +165% è la performance che ha registrato il petrolio dall’ultima crisi pandemica a oggi. Allora era stato proprio il centro di stoccaggio Cushing a dare l’allarme: per la prima volta il petrolio non veniva stoccato, ma al contrario le pipeline erano usate per portare il greggio altrove perché le cisterne erano piene (i future sul greggio trattavano a un prezzo negativo, come a dire ti pago se ti prendi il petrolio). Allora il prezzo crollò oggi abbiamo la situazione opposta. Dai minimi degli ultimi tre mesi il Brent ha messo a segno un rialzo del 35%. In entrambe le situazioni petrolio ai minimi e oil ai massimi è sempre il Cushing a fare da termometro della situazione.
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