Piero Ferrari cede la sua quota a un trust. Cosa cambia a Maranello


Il vicepresidente del Cavallino (figlio del fondatore) possiede il 10% del capitale la cui nuda proprietà viene trasferita a un’istituzione fiduciaria che ha per beneficiari la figlia e i nipoti. Confermato il patto con gli Agnelli, garantita la stabilità dell’azienda.


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Piero Ferrari tiene per sé i diritti di voto

Con l’obiettivo di dare stabilità nel lungo periodo all’azionariato di Ferrari, il secondo azionista della società, Piero Ferrari, ha trasferito il suo pacchetto azionario, pari a poco meno del 10% (9,7% per l’esattezza) a un family trust i cui beneficiari sono la figlia Antonella e i nipoti Enzo Mattioli Ferrari e Piero Galassi Ferrari.

Ferrari ha notificato alle autorità americane (Ferrari è quotata a Wall Street) la costituzione del trust precisando che l’intento è di preservare nel tempo l’unità della partecipazione. L’imprenditore ha specificato di avere trasferito al trust la nuda proprietà delle azioni Ferrari, tenendo per sé i diritti di voto che superano il 15% (la società è di diritto olandese e ha il capitale costituito da azioni con diversa capacità di voto). Piero Ferrari ha fatto sapere che resta confermato il patto di consultazione che lo lega al principale azionista di Ferrari, la Exor della famiglia Agnelli, che possiede il 23% del capitale e il 35% dei diritti di voto.

Una quota azionaria che vale 4 miliardi di euro

Piero Ferrari ha ereditato la sua quota dal padre, il mitico Enzo, fondatore dell’azienda del Cavallino rampante. Uomo schivo e riservato, Piero Ferrari ha gestito con oculatezza il suo patrimonio, allargando la sfera della sua attività dalla Ferrari, di cui è vicepresidente dal 1988, al gruppo della cantieristica di lusso Ferretti, di cui è secondo azionista con il 13%. Inoltre ha fondato a Modena la HPE COXA, azienda di progettazione, produzione e testing con un fatturato di poco superiore ai 30 milioni di euro.

Il grosso del patrimonio di Piero Ferrari, 77 anni, resta la partecipazione nella Ferrari che ai prezzi attuali vale circa 4 miliardi di euro. La fortuna di Piero Ferrari è letteralmente esplosa dopo la quotazione in Borsa del Cavallino, avvenuta nel gennaio 2016, con le azioni che in sette anni sono salite del 400%.

Per il mercato una notizia positiva

Per il mercato la costituzione del trust è una notizia positiva. Evita il rischio che in futuro, quando la quota di Piero Ferrari passerà agli eredi, questi vendano alla spicciolata le azioni creando instabilità sul titolo, senza per questo mettere in gioco il controllo dell’azienda, perché la forte quota di Exor non la rende comunque contendibile.

La stabilità è importante nel momento in cui l’azienda Ferrari è impegnata in un passaggio storico per abbracciare la mobilità elettrica, una trasformazione delicatissima per un marchio adorato nel mondo da milioni di fan che sanno riconoscere il rombo dei suoi motori termici. Ferrari è impegnata in un piano di investimenti da 4,4 miliardi di euro per sviluppare nuovi modelli totalmente elettrici o ibridi plug-in che nel 2026 arriveranno a costituire il 60% del suo portafoglio.

Il confronto con Porsche: il multiplo P/E è il doppio

Ferrari potrebbe sembrare in ritardo rispetto alla rivale Porsche, che ha già ottenuto grandi successi di vendita con il modello elettrico Taycan. Ma la prudenza con cui si muove il gruppo italiano è frutto di scelte strategiche. Basti pensare al suo debutto nel mondo dei Suv: Ferrari ha presentato soltanto lo scorso settembre il suo primo Suv, la Purosangue, un modello a quattro porte con quattro posti. In ritardo rispetto all’evoluzione del mercato? Difficile dirlo: il successo è stato travolgente e a novembre Maranello ha annunciato che non accetta più ordini per la Purosangue, che ha già una lista di attesa di due anni.

Le stime degli analisti

La società si muove lungo un percorso di crescita robusto, stabile e programmato: le stime degli analisti indicano che i ricavi 2022 saliranno del 19% a 5 miliardi di euro con un utile di 833 milioni. Per il 2023 la crescita attesa dei ricavi è del 10% a 5,5 miliardi e l’utile dovrebbe raggiungere i 929 milioni (+11%). Qualità che piacciono agli investitori, visto che al prezzo attuale (203 euro) il titolo è scambiato a un multiplo P/E 2023 di 33 volte, contro le 16,9 volte di Porsche.

La media dei target price degli analisti è 232 euro e indica una previsione di rialzo nei prossimi 12 mesi del 15%.

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