Pil Italia: balzo record del 17,3% nel secondo trimestre

Balzo a due cifre per il Pil dello Stivale rispetto all'anno precedente: più della Germania, del prodotto dell'area euro e al top dal 1995.
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Il Pil riprende a correre
Numeri da record per il Pil italiano che mette a segno un aumento del 2,7% ad aprile-giugno rispetto al trimestre precedente e addirittura del 17,3% in termini tendenziali rispetto all'anno precedente, al top dall’inizio delle attuali serie storiche, ovvero dal 1995.
Con quel 17,3%, l'economia italiana si posiziona sul podio della crescita del G7. Tra i Grandi, come evidenzia The Economist, meglio dell'Italia fanno soltanto la Gran Bretagna con un incremento del 22,2% e la Francia con un aumento del 18,7%. Alle nostre spalle troviamo invece il Canada (+12,7%), gli Usa (+12,2%), la Germania (+9,4%) e il Giappone (+7,5%). L'Italia batte anche la media dell'Eurozona, che stampa un +13,6%.
“L’Italia è l’unica economia mondiale, assieme agli Stati Uniti, (e probabilmente la Cina di cui non abbiamo i dati del secondo trimestre) a realizzare consecutivamente due trimestri positivi, segno di una crescita che mostra caratteristiche strutturali piuttosto che congiunturali“. Questo il commento di Lucio Poma, capoeconomista di Nomisma, dopo la diffusione dei dati sulla crescita italiana.
Una crescita che si confronta però con il pessimo record negativo messo a segno nel secondo trimestre 2020, nel pieno della piena pandemia che ha fatto sprofondare il Paese nella recessione più forte dalla seconda guerra mondiale.
L’accelerazione del 2,7% lascia ben sperare sul raggiungimento del target indicato dal governo: la crescita acquisita, e cioè la crescita del prodotto nel caso in cui nei prossimi trimestri ci fosse una variazione pari a zero, è infatti pari al 4,7%. A un soffio dal 5%, ma neanche molto lontana dal 6% che si inizia ad ipotizzare.
L’inflazione rialza la testa
Intanto l'inflazione torna a farsi sentire. Nel mese di agosto 2021 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,5% su base mensile e del 2,1% su base annua (da +1,9% del mese precedente), portandosi a un livello che non si registrava da gennaio 2013 quando fu +2,2%. Lo afferma l’Istat che ieri ha diffuso la stima preliminare per l’andamento dei prezzi al consumo.
La spinta è arrivata prevalentemente dagli energetici (da +18,6% di luglio a +19,8%) e in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +11,2% a +12,8%), mentre i prezzi della componente regolamentata continuano a registrare una crescita molto ampia (e in lieve accelerazione da +34,2% a +34,4%).
Contribuiscono anche i prezzi degli alimentari lavorati (che accelerano da +0,2% a +0,8%) e quelli degli alimentari non lavorati (che invertono la tendenza da -0,2% a +0,8%), determinando così il ritorno alla crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa. L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +0,6%, mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera da +0,4% a +0,6%.
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