PIL Italia, Bruxelles migliora le sue previsioni, ma ancora “venti contrari” per la UE

PIL Italia, Bruxelles migliora le sue previsioni, ma ancora “venti contrari” per la UE

La Commissione europea ha alzato le sue previsioni sull’economia italiana rispetto a quanto previsto a novembre ma sul futuro dei paesi europei peseranno ancora l’alto livello di inflazione e la stretta monetaria della Banca centrale europea.

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PIL migliore per l’Italia

L’Italia crescerà di più rispetto a quanto previsto precedentemente dall’Unione europea. Secondo la Commissione, infatti, il Prodotto Interno Lordo (PIL) italiano arriverà allo 0,8% nel corso di quest’anno, mentre per il 2024 dovrebbe attestarsi al +1%, mentre a novembre stimava un PIL rispettivamente dello 0,3% e dell’1,1%.

Le previsioni della Commissione europea arrivano dopo altre revisioni al rialzo da parte di istituzioni, visto l’aggiornamento delle sue previsioni da parte della Banca d’Italia per la nostra economia, portandole al +0,6% per quest’anno e al +1,2% nel 2024 e in quello successivo.

Anche il Fondo monetario ha cambiato opinione e se prima si attendeva una recessione nel 2023, adesso prevede un +0,6% per il 2023 e un +0,9% nel 2024.

Per quanto riguarda l’inflazione in Italia, la Commissione europea vede un livello dei prezzi al +6,1%, in calo al 2,6% nel prossimo anno, quando precedentemente si attendeva rispettivamente +6,6% e +2,3%.

Ripresa “graduale”

Secondo la Commissione europea, la crescita nel 2022 è stata guidata dalla domanda interna, in particolare dagli investimenti nell’edilizia, ma nel secondo semestre dell’anno si è assistito ad un rallentamento nel consumo privato a causa del forte aumento dei prezzi dell’energia e dei costi di finanziamento.

Quest’anno il PIL dovrebbe riprendersi “solo gradualmente” a causa della perdita del potere d’acquisto causata dall’inflazione e dalla fine degli sgravi fiscali sui carburanti per il trasporto e di altre misure a sostegno dei redditi familiari (fine marzo 2023).

Nella seconda metà del 2023, prevede la Commissione, i fondi del PNRR e la ripresa degli investimenti dovrebbero rifar partire i consumi.

Dopo un 2023 difficile per le esportazioni nette, nel 2024 dovrebbero diventare leggermente favorevoli, in quanto quelle di beni e servizi beneficeranno di una migliore prospettiva per il commercio internazionale e per i flussi turistici ancora in ripresa.

Area euro

La Commissione si mostra più ottimista anche per quanto riguarda il PIL dell’eurozona e per quest’anno si attende una crescita dello 0,9%, per poi salire all’1,5% nel 2024, quando a novembre indicava rispettivamente un +0,3% e +1,5%.

Per i paesi della UE, Bruxelles stima +0,8% e +1,6% contro +0,3% e +1,6% previsto precedentemente.

Per quanto riguarda il tasso di inflazione, la Commissione UE stima +5,6% quest'anno e +2,5% l'anno prossimo nell'area euro: a novembre stimava +6,1% e +2,6%.

L’aumento delle previsioni da parte della CE allontana il nostro paese dall’ultima posizione in classifica quanto a crescita del PIL, con Germania e Francia in crescita minore rispetto all’Italia, con +0,2% e +0,6% rispettivamente, mentre l’economia della Spagna salirà dell’1,4%. La crescita maggiore, inoltre, sarà quella dell’Irlanda con un +4,9%.

Evitata la recessione nell’area euro, visto che nessuno dei paesi aderenti alla moneta unica vedrà un PIL negativo, e nella UE solo la Svezia arretrerà (-0,8%).

Ancora “venti contrari”

Sia la zona euro che la UE “sono ora impostate per evitare per un pelo la recessione tecnica prevista per la fine dell’anno”, sottolinea la Commissione.

Tuttavia, prosegue, “persistono i venti contrari” a una crescita sostenuta, visto che, “dopo la robusta espansione nella prima metà del 2022, lo slancio della crescita si è attenuato nel terzo trimestre, sebbene leggermente inferiore alle attese”.

Nonostante choc avversi eccezionali, l’economia ha evitato la contrazione del quarto trimestre prevista nelle previsioni autunnali, e il tasso di crescita annuo per il 2022 è ora stimato al 3,5% sia nella Ue che nella zona euro.

“I venti contrari, tuttavia, rimangono forti: i consumatori e le imprese continuano a far fronte a costi energetici elevati e l’inflazione 'core' (inflazione complessiva al netto di energia e alimenti non trasformati) è ancora in aumento a gennaio, erodendo ulteriormente il potere d'acquisto delle famiglie”, aggiungono dalla CE.

“Con il persistere delle pressioni inflazionistiche, inoltre, “la stretta monetaria è destinata a continuare, pesando sull’attività economica ed esercitando un freno agli investimenti”, concludono da Bruxelles.

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