Pil italiano in lieve contrazione nel II trimestre, analisi e prospettive

Un secondo trimestre segnato da una contrazione dello 0,1% del Pil italiano mette in luce fragilità e contraddizioni nell’attuale fase economica. Se da un lato esportazioni e consumi mostrano segnali di debolezza, dall’altro scorte e investimenti rappresentano fattori di sostegno. Sullo sfondo, l’andamento dell’inflazione potrebbe fare la differenza nei prossimi mesi, aprendo spiragli di recupero per la domanda interna.
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Una contrazione confermata dai dati nazionali
La revisione della stima del PIL italiano nel secondo trimestre, commentata da Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING, conferma la lettura preliminare di una leggera contrazione. Il calo congiunturale è pari allo 0,1%, dopo la crescita dello 0,3% registrata nei primi tre mesi dell’anno, mentre su base annua l’espansione si ferma allo 0,4%, in rallentamento rispetto al +0,7% del trimestre precedente.
Secondo Pizzoli, il quadro emerge da una combinazione di fattori: il contributo negativo delle esportazioni nette ha agito da freno, mentre scorte e investimenti fissi lordi hanno svolto un ruolo positivo, parzialmente compensando la perdita. I consumi, rimasti sostanzialmente stabili, appaiono come la variabile decisiva per capire se nei prossimi mesi vi sarà un margine di recupero, a patto che l’inflazione continui a mantenersi sotto controllo.
Export in difficoltà e sostegno da scorte e investimenti
La revisione dei conti nazionali ha permesso di analizzare nel dettaglio la domanda, confermando come la contrazione dello 0,1% del Pil sia stata generata soprattutto dal calo dello 0,7% delle esportazioni nette. Al contrario, le scorte hanno contribuito per un +0,4%, mentre i consumi, sia privati sia pubblici, si sono rivelati neutri.
Il nodo cruciale, si legge nel report di ING, rimane il commercio estero: la contrazione delle esportazioni, influenzata anche dalla saga dei dazi statunitensi, ha pesato più del previsto sulla dinamica economica. Sul fronte interno, invece, la tenuta degli investimenti fissi lordi e il contributo più robusto delle scorte hanno bilanciato in parte le difficoltà.
Come sottolinea Pizzoli, il dato piatto dei consumi privati conferma come l’incertezza geopolitica e commerciale abbia alimentato la prudenza delle famiglie, nonostante un recupero del potere d’acquisto ancora in corso. ING evidenzia che proprio questa cautela dei consumatori rappresenta uno degli elementi più critici per la traiettoria futura della crescita.
Consumi privati più deboli delle attese
All’inizio dell’anno, le attese di crescita per il 2025 si fondavano soprattutto su due pilastri: consumi e investimenti privati. ING stimava un contributo positivo simile per entrambe le componenti. I dati del primo semestre, tuttavia, raccontano un quadro diverso: i consumi si stanno rivelando più deboli delle previsioni e, salvo sorprese, è probabile che il loro apporto complessivo alla crescita risulterà inferiore a quello degli investimenti.
Secondo Pizzoli, la possibilità di un recupero nella seconda parte dell’anno dipenderà da due variabili chiave: l’andamento dell’occupazione e la stabilità dei prezzi. Gli indicatori anticipatori del mercato del lavoro lasciano intravedere una lieve crescita o quantomeno una stabilizzazione dei livelli occupazionali fino a fine anno, mentre il profilo dell’inflazione appare favorevole. Insieme, questi elementi potrebbero sostenere un aumento del reddito disponibile reale e favorire una modesta ripresa dei consumi.
Inflazione in rallentamento e prospettive per la crescita
Il dato pubblicato dall’Istat sull’inflazione di agosto ha confermato la previsione di ING: un calo leggero all’1,6%, dall’1,7% di luglio, con un rallentamento legato in particolare ai prezzi dell’energia. Al contempo, l’inflazione di fondo, che esclude energia e alimentari freschi, è salita al 2,1%, mostrando una dinamica ancora sostenuta nei servizi rispetto ai beni.
Per il 2025, l’inflazione acquisita si attesta all’1,7%, in linea con le stime di Pizzoli. Ciò implica un profilo tendenziale oscillante tra l’1,5% e l’1,8% per i prossimi mesi, scenario che risulterebbe compatibile con un incremento moderato dei consumi nella parte finale dell’anno.
Alla luce di questi elementi, ING conferma la previsione di una crescita media del Pil dello 0,5% nel 2025, pur segnalando rischi al ribasso per la stima dello 0,8% attesa nel 2026. Un equilibrio fragile, che dipenderà dalla capacità dei consumi di riprendersi e dall’evoluzione dei flussi commerciali internazionali.
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