Pioggia di vendite su Spotify dopo la delusione sull’outlook

Il vento delle trimestrali soffia forte a Wall Street e una tempesta si abbatte su una Spotify che rinuncia a mostrare la sua direzione per il trimestre in corso.

Il servizio musicale svedese ha indicato ricavi pari a 2.689 milioni di euro nel corso degli ultimi tre mesi del 2021, segnando una crescita del 24% su base annua e risultando migliore delle attese Refinitiv (2,65 miliardi), mentre il margine lordo è stato del 26,5%.

Il risultato, spiegava la società, è arrivato grazie alla spinta delle entrate pubblicitarie e ai movimenti favorevoli dei cambi.

In crescita anche i ricavi premium, saliti a 2.295 milioni di euro grazie ad un balzo del 22%, mentre i ricavi da pubblicità hanno fatto ancora meglio: +40% a/a a 394 milioni di euro (+34% a/a a valuta costante).

Migliora l’utile per azione, attestatosi a -0,20 dollari rispetto alle previsioni dei dati Refinitiv di -0,43 dollari

Gli utenti attivi mensili sono cresciuti complessivamente del 18% nel periodo, segnando un aumento a due cifre in tutte le regioni.

Infine, gli abbonati Premium, principali entrate della società, sono arrivati a 180 milioni, con una crescita del 16% a/a e superiori alle attese degli analisti (179,9 milioni).

La diffusione dei dati, però, ha attirato forti vendite a Wall Street sul titolo Spotify, crollato del 10% nell’After Hours e ha seguito lo stesso trend negativo in apertura di premarket, dopo il -5% della seduta precedente.

A deludere il mercato è stata l’assenza di una nuova guidance e, nell’intervista rilasciata dopo i conti, il CFO Paul Vogel ha affermato che il “tasso di crescita di quest’anno non sarà molto diverso dall’ultimo in termini di utenti e abbonati”.

“Anche se non abbiamo più fornito una guidance per l'intero anno sugli abbonati, non ci aspettiamo una differenza sostanziale nelle aggiunte nette né per gli utenti né per gli abbonati nel 2022 rispetto al 2021”, spiegava Vogel alla Reuters.

Per il trimestre in corso, Spotify si attende 418 milioni di utenti attivi nel trimestre in corso, abbonati Premium a 183 milioni, attese inferiori alle previsioni degli analisti di 184 milioni, oltre a ricavi totali per 2,60 miliardi di euro, un margine lordo del 25% e una perdita di 67 milioni di euro.

La società svedese, tuttavia, prevede 183 milioni di abbonati pagati per il trimestre in corso.

Durante i primi anni come società quotata in borsa, “gli investitori hanno largamente ignorato il business pubblicitario di Spotify”, spiega Richard Greenfield, analista di LightShed, e “la crescita degli abbonati dominava la narrazione”.

I dati annunciati ieri sera mostrano come il business di “Spotify si sia spostato da una piattaforma musicale a una piattaforma audio (podcasting, audio dal vivo, audiolibri), sbloccando così il potenziale per un robusto business pubblicitario, ora troppo grande per gli investitori da ignorare”, aggiunge Greenfield.

L’entrata nel settore dei podcast, nel quale Spotify si era ‘avventurata’ nel 2018 con una serie di acquisizioni per competere con Apple, ha aperto alla società ampi spazi e la società è diventata il più grande podcaster, ‘destornizzando’ il Gigante della Mela.

A differenza del business della musica, in gran parte mercificato e a basso margine in quanto paga una parte delle entrate ai detentori dei diritti, i podcast impegnano gli ascoltatori per ore e ore, creando un prezioso inventario pubblicitario che ha sostenuto l'ottimismo di Wall Street sul suo futuro a lungo termine.