Poste Italiane, imminente vendita di parte della quota del MEF

Il Tesoro venderà un massimo del 14% del capitale dell’istituto ma ancora non ci sono certezze né sulla data né sul prezzo a cui verranno offerte le azioni.

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Verso la vendita di una quota di Poste Italiane

Nessuna certezza per il momento sulla data ufficiale ma la messa sul mercato di una tranche della quota detenuta dal Ministero dell’Economia e Finanza (MEF) in Poste Italiane sembra molto vicina: le ipotesi attualmente in circolazione parlano dell’avvio dell’operazione già il prossimo lunedì 21 ottobre, per poi concludersi entro venerdì della stessa settimana.

Maggiori certezze, invece, per quanto riguarda la quota messa sul piatto che non potrà superare il 14% del capitale, visto che il Governo ha stabilito che il 50% più un’azione dovrà restare di proprietà dello Stato. Il Tesoro attualmente detiene il 29,2% in maniera diretta e il 35% attraverso Cassa Depositi e prestiti, per un totale di 64,2%. In caso di cessione di tutto il 14% possibile l’incasso atteso è di circa 2,3 miliardi di euro.

A seguito di un comunicato diffuso il primo ottobre, il MEF ha specificato che il 35% della quota in vendita sarà dedicata al pubblico di risparmiatori e ai dipendenti dello stesso istituto, in aumento rispetto al 30% per il retail stabilito nel 2015 quando Poste venne quotata.

Già definita la struttura del consorzio di garanzia e collocamento: Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Unicredit, Citi, Deutsche Bank e JP Morgan hanno avuto l'incarico di global coordinator e Barclays, Bnp Paribas, Morgan Stanley, Société Generale e Ubs quello di joint bookrunner.

Prezzo lasciato al mercato

Passando al prezzo della vendita, secondo quanto scrive Il Messaggero si sarebbero consolidati alcuni orientamenti sul prezzo delle azioni. Siccome il titolo viene trattato giornalmente in Borsa, l'orientamento degli istituti condiviso dal top management e dal venditore, sarebbe quello di lasciare che il range, che dovrebbe essere fissato venerdì 25, sia orientato dal mercato.

Questa mattina il titolo scambia a 12,70 euro, (+0,40%), a fronte di un indicatore di prezzo medio degli ultimi sei mesi, abbastanza in linea: 12,26 euro. Non dovrebbe esserci né sconto né premio per l'offerta di vendita di cui una fetta molto ampia destinata al pubblico retail che è rappresentato dai clienti dei 12.755 uffici postali sparsi sul territorio nazionale. Del resto il Dpcm del governo di fine settembre, detta una "priorità al retail".

Rischio di overhang

Secondo gli analisti, c’è il rischio che mettere in vendita così tante azioni Poste provochi un ‘overhang’, un eccesso di offerta, anche se destinare oltre un terzo della quota a piccoli risparmiatori e dipendenti possa mitigare tale rischio.

Equita Sim, nel ribadire la raccomandazione ‘buy’ e il prezzo obiettivo a 14,5 euro ha spiegato: se "il piazzamento dello Stato è ragionevole che possa creare dell'overhang sul titolo nel breve termine, dall'altro lato valutiamo positivamente l'incremento del flottante".

Per cercare di mitigare questo rischio il Tesoro parla di possibili “forme di incentivazione” sotto forma di quote riservate e/o di prezzo, nonché di finanziamento in favore dei dipendenti, rifacendosi a quanto già accaduto proprio nel 2015.

L’incentivazione “potrebbe essere in forma di sconto o in forma di bonus shares (in sede di IPO previste per investitori retail 1 azione aggiuntiva per ogni 20 sottoscritte da assegnarsi dopo 12 mesi dal collocamento, 1 ogni 5 per i dipendenti)”, secondo gli analisti di WebSim Intermonte che sul titolo hanno un giudizio "interessante" con prezzo obiettivo 14,1 euro.

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