Poste Italiane, nuovo passo avanti verso la privatizzazione
Le commissioni di Camera e Senato hanno approvato il Decreto del Governo per la privatizzazione di Poste Italiane che potrebbe prevedere due fasi distinte e un incasso complessivo di oltre 6 miliardi di euro.
Verso la privatizzazione di Poste Italiane
La maggioranza di governo procede spedita verso la privatizzazione di Poste Italiane, operazione che potrà portare nelle casse dello Stato fino a 6,4 miliardi di euro al termine della totale vendita delle quote detenute dal Ministero delle Finanze (29,26%) e da Cassa Depositi e Prestiti (35%).
Ieri sono arrivati i via libera dalla commissione Trasporti della Camera e da quella dell’Ambiente del Senato senza modifiche al Decreto (Dpcm) presentato dall’esecutivo, l’atto che prevede che la quota dello Stato non debba essere inferiore al 35%, quindi prevedendo la vendita del 29,26% detenuto dal MEF offrendole a risparmiatori e investitori istituzionali, italiani e internazionali.
La commissione della Camera, che lo ha approvato con 14 voti favorevoli (maggioranza) e 11 contrari (opposizione,) aggiungeva l’invito al Governo “a valutare l’opportunità di dare priorità nelle operazioni di alienazione a un’offerta pubblica di vendita rivolta ai risparmiatori italiani, inclusi i dipendenti di Poste”, favorendo, “la partecipazione dei risparmiatori all’offerta pubblica mediante l’attivazione di forme di incentivazione, quali quote dell’offerta riservate e agevolazioni di prezzo, in particolare per i dipendenti” e, nella procedura di cessione, “a consentire la più proficua valorizzazione delle quote cedute”.
L’esecutivo è stato poi sollecitato “a verificare nel corso dell’operazione se l’alienazione stia portando la quota pubblica a scendere sotto il 50,1%”.
A questo punto, il Dpcm, approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri il 25 gennaio, deve tornare nello stesso Cdm per l’approvazione definitiva.
A Piazza Affari, intanto, il titolo Poste Italiane guadagna oltre l’1% nelle prime due ore di contrattazioni, toccando un massimo di 11,79 euro, portando a +13% la crescita ottenuta nel 2024.
Il percorso di privatizzazione
Lo scorso 27 marzo, il Ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, in audizione alle Commissioni di Camera e Senato riguardo il tema privatizzazioni, aveva confermato la volontà del governo di cedere la partecipazione del 29,26% attualmente detenuta dal MEF e che attualmente vale 4,4 miliardi di euro, cessione che potrebbe avvenire in più fasi.
Nella prima fase il MEF cederebbe circa il 14% (2 miliardi), mantenendo così la quota pubblica al 51% del capitale di Poste, per poi procedere con la cessione della quota restante, lasciando il 35% del capitale in mano a CDP.
La cessione “avverrà nel momento in cui sarà possibile massimizzare l’introito per lo Stato, cercando di conciliare le esigenze di mercato con quelle di finanza pubblica”, affermava Giorgetti.
La view degli analisti
Dopo le parole di Giorgetti, gli analisti di WebSim Intermonte si aspettano che “l’operazione possa prendere il via a breve” e ritengono “che in attesa di conoscerne maggiori dettagli in termini di numero di tranche, modalità di collocamento, tempistiche ed esito, il titolo possa essere cappato nel breve termine”.
“Nel lungo termine, la privatizzazione del 29,26% della quota MEF aumenterebbe sostanzialmente il flottante con effetto positivo per il titolo”, aggiungono dalla sim, mantenendo il giudizio sul titolo ‘interessante’, con target price a 14,1 euro.
Prezzo obiettivo di 13 euro per Equita Sim, con raccomandazione ‘buy’, mentre UBS ha alzato da ‘neutral’ a ‘buy’ il suo giudizio su Poste Italiane, alzando il target price da 12,2 a 14,2 euro: “Migliori distribuzione di capitale e prospettive degli utili, valutazione interessante”, spiegano gli analisti che hanno aumentato le stime di eps 2024-2028 del 5-16%.
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