Powell ancora hawkish: “i dazi peseranno sull’inflazione, nessuna fretta sul taglio dei tassi”

Il Presidente della Federal Reserve parla oggi al Congresso e avvisa che le scelte dell’istituto centrale statunitense dipenderanno ancora dai dati economici in arrivo nel prossimo futuro.
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Powell avvisa sui dazi
Una Federal Reserve “fermamente concentrata sul raggiungimento dei suoi obiettivi” e che “continuerà a determinare l’orientamento appropriato della politica monetaria in base ai dati in arrivo, all’evoluzione delle prospettive e all’equilibrio dei rischi”. Insomma Jerome Powell mantiene il suo atteggiamento cauto nel suo intervento alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti di oggi.
Sulle scelte dell’istituto centrale pesa l’ombra dei dazi, i cui effetti dipenderanno, secondo Powell, dal loro livello finale ma le aspettative su tale livello (e quindi sugli effetti economici correlati), hanno raggiunto un picco in aprile e da allora sono diminuite. “Anche così, gli aumenti dei dazi di quest’anno probabilmente faranno salire i prezzi e peseranno sull’attività economica”, avvisa il boss dell’istituto.
Questi aumenti dei prezzi, però, potrebbero essere di breve durata, riflettendo “uno spostamento una tantum del livello dei prezzi”, prosegue Powell, ma è “anche possibile che gli effetti inflazionistici possano invece essere più persistenti”. Pertanto, evitare tale esito dipenderà “dalle dimensioni degli effetti dei dazi, da quanto tempo impiegheranno a riflettersi pienamente nei prezzi e, in ultima analisi, dal mantenere ben ancorate le aspettative di inflazione a lungo termine”.
Lo stato dell’inflazione
Powell ha parlato della situazione negli USA per quanto riguarda il livello dei prezzi, elemento importante nel valutare le scelte monetarie della Fed. L’inflazione nel Paese “si è notevolmente ridotto rispetto ai picchi della metà del 2022, ma rimane ancora elevato rispetto al nostro obiettivo di lungo termine del 2 percento”, sottolinea il Presidente.
Le stime basate sull’indice dei prezzi al consumo e altri dati indicano che i prezzi delle spese per consumi personali (PCE) sono aumentati del 2,3 percento nei 12 mesi terminati a maggio e che, escludendo le categorie volatili di cibo ed energia, i prezzi PCE core sono aumentati del 2,6 percento. Le misure a breve termine delle aspettative di inflazione sono aumentate negli ultimi mesi, come riflesso sia nei dati di mercato che nei sondaggi. I partecipanti ai sondaggi tra consumatori, imprese e previsori professionisti indicano nei dazi il fattore trainante.
Tuttavia, avvisa Powell, “oltre il prossimo anno circa, la maggior parte delle misure delle aspettative di inflazione a lungo termine rimane coerente con il nostro obiettivo del 2 percento”.
Le scelte della Fed
Il Federal Open Market Committee (FOMC) ha mantenuto il range obiettivo per il tasso sui fondi federali tra il 4,25 e il 4,5 percento dall’inizio dell’anno, oltre a continuare a ridurre le sue partecipazioni in titoli del Tesoro e titoli garantiti da ipoteche di agenzie. A partire da aprile, ha ulteriormente rallentato il ritmo di questa riduzione per facilitare una transizione graduale verso ampie riserve.
Secondo Powell l’obbligo del FOMC resta quello di “mantenere ben ancorate le aspettative di inflazione a lungo termine e impedire che un aumento una tantum del livello dei prezzi si trasformi in un problema inflazionistico persistente”.
Nel cercare di raggiungere questi obiettivi, la Fed cercherà di bilanciare i suoi mandati di massima occupazione e stabilità dei prezzi, “tenendo presente che, senza la stabilità dei prezzi, non possiamo ottenere lunghi periodi di solide condizioni del mercato del lavoro che avvantaggiano tutti gli americani”.
L’istituto raccoglierà ulteriori informazioni sull’andamento probabile dell’economia “prima di considerare eventuali aggiustamenti della nostra posizione politica” che “si baseranno sui dati in arrivo, all’evoluzione delle prospettive e all’equilibrio dei rischi”.
“Comprendiamo che le nostre azioni influenzano comunità, famiglie e imprese in tutto il paese”, concludeva Powell, ribadendo che la Fed farà “tutto il possibile per raggiungere i nostri obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi”.
L’economia resta solida
Powell ha definito lo stato dell’economia come “solido”, condizione che arriva dopo una crescita del 2,5 percento lo scorso anno, un Prodotto Interno Lordo (PIL) risultato in lieve calo nel primo trimestre, riflettendo variazioni nelle esportazioni nette dovute alle aziende che hanno anticipato le importazioni in vista di potenziali dazi. Variazione insolita che “ha complicato la misurazione del PIL”.
Gli acquisti finali privati interni (PDFP)—che escludono esportazioni nette, investimenti in scorte e spesa pubblica—sono cresciuti a un solido ritmo del 2,5 percento. All’interno del PDFP, la crescita della spesa dei consumatori si è moderata, mentre gli investimenti in attrezzature e beni immateriali sono rimbalzati dopo la debolezza del quarto trimestre. Tuttavia, i sondaggi tra famiglie e imprese segnalano un calo della fiducia negli ultimi mesi e un’incertezza elevata sulle prospettive economiche, principalmente a causa delle preoccupazioni legate alle politiche commerciali. “Resta da vedere come questi sviluppi potranno influenzare la spesa e gli investimenti futuri”, avvisa Powell.
Anche nel mercato del lavoro, “le condizioni sono rimaste solide”: l’aumento medio dei posti di lavoro retribuiti è stato di 124.000 al mese nei primi cinque mesi dell’anno. Il tasso di disoccupazione, al 4,2 percento a maggio, rimane basso e si è mantenuto in un intervallo ristretto nell’ultimo anno. La crescita dei salari ha continuato a moderarsi pur superando ancora l’inflazione. Nel complesso, un’ampia serie di indicatori suggerisce che le condizioni del mercato del lavoro sono generalmente in equilibrio e coerenti con la piena occupazione.
“Il mercato del lavoro non è una fonte significativa di pressioni inflazionistiche”, secondo Powell, che spiega: “le condizioni forti del mercato del lavoro negli ultimi anni hanno contribuito a ridurre le disparità storiche nell’occupazione e nei guadagni tra i diversi gruppi demografici”.
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