Powell prova a smorzare l’euforia dei mercati


Nel suo ultimo discorso Powell ha sottolineato che l’inflazione rimane al di sopra dell'obiettivo a lungo termine del 2% della FED, quasi a voler smorzare il troppo ottimismo dei mercati sulle tempistiche della riduzione dei tassi.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Produzione industriale della Francia MoM di ottobre in uscita oggi alle 8:45 (stima +0,2% contro -0,5% di settembre). PMI composito di novembre dell’Europa alle 10:00 (stima 47,1 punti contro 46,5 di ottobre). Alle 15:45 è la volta del PMI composito USA (stima 50,7 punti, invariato rispetto a ottobre) e del PMI servizi sempre di novembre (stima 50,8 punti contro 50,6 di ottobre). Alle 16:00 è invece atteso l’ISM non manifatturiero di novembre (stima 52 punti contro 51,8 di ottobre).

Venerdì scorso la seconda lettura del PIL del 3Q23 dell’Italia è risultata leggermente più elevata rispetto alle attese (+0,1% contro zero della prima lettura). Migliore delle attese il PMI manifatturiero di novembre (44,2 punti contro 43,8 atteso e 43,1 di ottobre). In linea è risultato invece il PMI manifatturiero USA di novembre (49,4 punti), ma in peggioramento rispetto ai 50 punti di ottobre.

I guadagni del mercato azionario USA nell'ultimo mese sono stati guidati in parte da una serie di dati sull'inflazione relativamente contenuti che sembrano aver portato molti investitori a concludere che l’aumento dei tassi della FED a fine luglio potrebbe essere l'ultimo di una stretta storicamente forte.

Il rapporto sulle spese per consumi personali (PCE) di ottobre è stato visto dai mercati come un'ulteriore prova del fatto che l'inflazione si sta muovendo nella giusta direzione. Nel complesso il PCE di ottobre è aumentato del 3% rispetto allo stesso mese del 2022, leggermente inferiore alle previsioni che davano il 3,1%, mentre il tasso di base, che esclude i prezzi di cibo ed energia, ha soddisfatto le aspettative con un aumento del 3,5%, il più piccolo aumento su base annua da aprile 2021. Il PCE, essendo come noto un indicatore più dinamico del CPI, è la misura di inflazione preferita dalla FED.

Nel suo ultimo discorso Powell ha sottolineato che l’inflazione rimane al di sopra dell'obiettivo a lungo termine del 2% della FED, quasi a voler smorzare il troppo ottimismo dei mercati sulle tempistiche della riduzione dei tassi. Venerdì sera, il mercato prevedeva una probabilità del 97% che il Federal Open Market Committee manterrà invariato il tasso di riferimento dei fondi dopo la riunione del 12-13 dicembre, secondo il FedWatch Tool del CME. Il mercato dava inoltre una probabilità dell’89% che la FED possa tagliare i tassi di un quarto di punto o più entro maggio 2024.

Crediamo che difficilmente la FED possa tagliare i tassi prima fine del secondo trimestre del prossimo anno. E questo perché vuole essere ragionevolmente sicura che le dinamiche che alimentano l’inflazione siano tutte sotto controllo.

Infatti, Powell ha detto che sebbene i dati più bassi sull'inflazione degli ultimi mesi siano i benvenuti, tali progressi devono continuare per raggiungere l’obiettivo del 2%. Sarebbe infatti prematuro, ha continuato Powell, concludere con fiducia che la FED abbia raggiunto una posizione sufficientemente restrittiva, o speculare su quando la politica monetaria potrebbe allentarsi. Il messaggio che il presidente della FED ha voluto dare è che la stessa è pronta ad inasprire ulteriormente la politica monetaria, se sarà opportuno farlo.

Le osservazioni di Powell hanno tuttavia fatto ben poco per far deragliare l'entusiasmo degli acquisti di azioni o alterare le aspettative del mercato sui movimenti dei tassi. Tanto è vero che la performance positiva di novembre delle azioni statunitensi si è estesa anche al nuovo mese facendo raggiungere all’S&P 500 i livelli più alti da marzo 2022.

I guadagni della scorsa settimana sono stati guidati dalle banche e da altri titoli finanziari, alimentati da un ulteriore calo dei rendimenti dei titoli del Tesoro, segnalando che gli investitori sono sempre più fiduciosi che l'inflazione continuerà a diminuire e che la FED non aumenterà i tassi. Nel frattempo il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni è sceso vicino al 4,2%, il livello più basso da metà settembre.

I guadagni di venerdì seguono, come dicevamo, il mese più forte dell'anno per il mercato, con l'S&P 500 e il Nasdaq in rialzo rispettivamente dell'8,9% e del 10,7% a novembre (le migliori performance mensili da luglio 2022). Tra i settori, il KBW Regional Bank Index (KRX) è balzato del 5,3% e anche le azioni dei titoli al dettaglio sono state tra quelle che hanno guadagnato di più. Le azioni delle società più piccole, come ci aspettavamo, hanno proseguito il recente rally con l'indice Russell 2000 focalizzato sulle small cap che ha guadagnato il 3,1% durante la settimana e ha chiuso al massimo degli ultimi due mesi e mezzo.

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