“Prepararsi ad una correzione dei mercati”: allarme dai manager di Wall Street

“Prepararsi ad una correzione dei mercati”: allarme dai manager di Wall Street

Alcune voci di importanti dirigenti aziendali affermano che, a fronte di utili societari solidi, il vero problemi per i mercati sono le valutazioni e l’avviso ha indebolito l’andamento degli indici azionari di questa mattina.

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Un forte calo all’orizzonte

All’orizzonte potrebbe esserci una forte correzione dei mercati. È l’avviso lanciato dai principali manager di Wall Street in queste ore, secondo i quali gli investitori dovrebbero prepararsi ad un calo dell’azionario superiore al 10% nei prossimi 12-24 mesi.

Una simile correzione, sostengono alcuni Ceo tra le principali banche statunitensi, potrebbe rappresentare uno sviluppo sano e necessario dopo un lungo ciclo rialzista messo a messo dai principali indici statunitensi.

L’avviso ha spinto al ribasso i future di Wall Street, trascinando al ribasso anche i mercati europei: stamattina i contratti sul Nasdaq cedono oltre l’1%, quelli sullo S&P500 scendono dello 0,90%, mentre è solo leggermente più contenuto il calo dei future sul Dow Jones (-0,70%).

Il problema delle valutazioni

Durante un vertice finanziario organizzato dall’Autorità Monetaria di Hong Kong, Mike Gitlin, presidente e amministratore delegato di Capital Group — che gestisce circa 3.000 miliardi di dollari di asset — ha sottolineato come gli utili societari restino solidi, ma che “il vero problema riguarda le valutazioni”.

Secondo Gitlin, la maggior parte degli investitori “direbbe che ci troviamo tra un livello equo e uno pieno di valutazione, ma non tra economico ed equo”. La stessa dinamica, ha aggiunto, vale anche per gli spread creditizi.

Attualmente, l’indice S&P 500 viene scambiato a 23 volte gli utili attesi, al di sopra della media degli ultimi cinque anni (20 volte). Anche il Nasdaq 100 mostra valutazioni elevate, con un rapporto di 28 volte rispetto ai 19 del 2022.

Plausibile un’ondata di vendite

Una visione condivisa anche dal CEO di Morgan Stanley, Ted Pick, e dal numero uno di Goldman Sachs, David Solomon. Entrambi ritengono plausibile un’ondata di vendite nel prossimo periodo e ricordano che fasi di ritracciamento fanno parte dei normali cicli di mercato.

Pick ha osservato che i mercati hanno registrato forti progressi, ma rimane un “rischio di errore di politica” negli Stati Uniti, insieme alle persistenti incertezze geopolitiche. “Sì, i mercati sembrano costosi”, ha dichiarato, “ma il rischio sistemico probabilmente si è ridotto”.

Guardando al 2026, Pick prevede una maggiore attenzione agli utili aziendali e una più ampia dispersione dei risultati: le imprese più solide dovrebbero sovraperformare, mentre quelle più deboli tenderanno a restare indietro. Inoltre, ha evidenziato la vitalità del mercato globale delle nuove emissioni, “con investitori pronti ad assumersi rischi”.

Il manager di Morgan Stanley ha aggiunto che cali del 10-15% “non dovuti a shock macroeconomici” sarebbero in realtà “uno sviluppo salutare” per i mercati.

Rivedere le allocazioni di portafoglio

Le tensioni sulle valutazioni si sono acuite di fronte ai continui massimi toccati dai listini globali nel 2025, nonostante il rallentamento dell’economia statunitense e il recente shutdown federale.

“È nei picchi di un mercato rialzista e nei minimi di uno ribassista che i mercati si comportano in modo più irrazionale”, ha affermato il fondatore e CEO di Citadel, Ken Griffin, sottolineando che oggi “ci troviamo in una fase molto avanzata di mercato toro”.

Solomon ha riconosciuto che “i multipli del settore tecnologico sono pieni”, ma ha precisato che ciò non vale per l’intero mercato. Il suo consiglio agli investitori è di restare esposti alle azioni, rivedere le allocazioni di portafoglio e non cercare di “indovinare” i tempi del mercato.

Secondo Solomon, i cali del 10-15% sono frequenti anche durante cicli positivi e non modificano la direzione di lungo periodo dei flussi di capitale. “In sostanza,” ha concluso, “significa solo che i mercati corrono, poi si fermano per permettere agli operatori di rivalutare le proprie posizioni”.

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