Previsioni sull’oro: quota 3 mila dollari posticipata per Goldman Sachs

Gli analisti dell’istituto statunitense ora si attendono il raggiungimento della soglia nella seconda metà del 2026, passando per un aumento continuo dei prezzi della materia prima gialla nel corso di quest’anno.

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Goldman Sachs e l’oro

Cambiano gli scenari, si modificano le previsioni. Questa volta è il turno di Goldman Sachs e dell’oro, con le sue attese focalizzate su quota 3 mila dollari per le quotazioni della materia prima gialla.

Secondo la banca statunitense, però, le quotazioni dell’oro dovranno attendere il secondo trimestre del 2026 per raggiungere questa quota, mentre prima i suoi analisti fissavano dicembre 2025 quale mese da segnare sul calendario per i trader sul metallo. Per la fine di quest’anno GS si attende il raggiungimento dei 2.910 dollari l’oncia.

Oggi, intanto, i future sull’oro con scadenza febbraio 2025 prezzano 2.675 dollari l’oncia, guadagnando l’1%, stessa crescita per il prezzo spot, a 2.662 dollari.

I motivi delle nuove previsioni

La revisione delle previsioni di Goldman Sachs è dovuta principalmente all’attesa di un minor numero di tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. Nel dettaglio, gli economisti dell’istituto ora prevedono 75 punti base di riduzione nel 2025, rispetto ai 100 pb attesi in precedenza, con un tasso terminale leggermente più alto, al 3,5-3,75%.

Questo cambio si traduce in un ritmo più lento di acquisto di oro da parte degli ETF, ritardando quindi il raggiungimento dell'obiettivo di 3.000 dollari l'oncia.

Flussi ETF più deboli del previsto guidati da una riduzione dell'incertezza percepita in seguito alla risoluzione delle elezioni statunitensi, hanno portato a un prezzo medio realizzato leggermente inferiore alle previsioni per dicembre 2024, evidenzia Goldman Sachs.

Le banche centrali

Goldman ritiene che una domanda strutturalmente più elevata da parte delle banche centrali (che aggiunge il 12% ai prezzi dell'oro entro il 2026Q2) rappresenti il principale motore della previsione di un rialzo del 14% entro il secondo trimestre 2026, con ulteriore supporto ciclico da una graduale spinta alle partecipazioni ETF man mano che il tasso di interesse diminuisce (aggiungendo il 5% entro il secondo trimestre 2026), superando la resistenza derivante dall'ipotesi che il posizionamento si normalizzi gradualmente ulteriormente (sottraendo il 3% entro il secondo trimestre 2026).

Se dal congelamento degli asset della banca centrale russa nel 2022 la domanda delle banche centrali e di altri istituti sul mercato OTC di Londra è aumentata di cinque volte, ora la previsione è che gli acquisti mensili ammonteranno in media a 38 tonnellate fino alla metà del 2026, più del doppio del livello precedente al congelamento, che era di 17 tonnellate.

Difesa contro la volatilità

In questo contesto, l'oro “continuerà a ricoprire un ruolo cruciale come bene rifugio, sostenuto da rischi geopolitici e dagli acquisti strategici delle banche centrali, in particolare della Cina, in un'ottica di diversificazione rispetto al dollaro”, prevedono gli analisti di Gamma Capital. La sua performance “sarà influenzata anche dall'aumento del debito pubblico statunitense e da una possibile svalutazione della valuta”, aggiungono.

La capacità dell'oro di proteggere i portafogli in periodi di incertezza politica e monetaria “ne rafforza l'importanza come strumento chiave anche per il 2025”, secondo Carlo De Luca e Alessio Garzone, rispettivamente responsabile investimenti e portfolio manager di Gamma Capital.

Per Daniel Pavilonis di Rjo Futures, “la prima metà dovrebbe essere positiva con l'acuirsi delle tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente, mentre la seconda parte dell’anno potrebbe vedere un certo profit-booking”.

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