Prezzi alla produzione USA ancora resilienti, Wall Street torna in parità


I dati diffusi oggi aumentano le preoccupazioni su un’inflazione resistente negli Stati Uniti e rafforza le previsioni di un primo taglio dei tassi posticipato a maggio o giugno.


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Wall Street cede i guadagni

Future di Wall Street vira in negativo dopo i dati sui prezzi alla produzione di gennaio diffusi oggi che hanno raffreddato le speranze di un taglio dei tassi nel breve periodo, dopo quelli di inizio settimana.

A gennaio i prezzi dei produttori USA sono aumentati (+0,9%) più del previsto (+0,6%) e oltre il dato precedente (+0,1%) su base annuale, oltre che mensilmente (+0,5% dal previsto +0,1%). Il dato ‘core’, che esclude i prodotti più volatili come alimentari ed energetici, è aumentato dello 0,5% su base mensile rispetto all'aumento stimato dello 0,1%. Su base annua è cresciuto del 2% contro la crescita prevista dell'1,6%.

A meno di un’ora dal suono della campanella di New York, i future sul Nasdaq riducono quasi tutti i guadagni della mattinata dopo essere arrivati a salire di quasi mezzo punto percentuale, mentre virano in negativo i contratti sul Dow Jones (-0,30%) e quelli sullo S&P500 (-0,20%).

Il dato ha rafforzato le quotazioni del dollaro nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD scendeva (-0,30%) a 1,0741, sostenendo anche i rendimenti dei Titoli di Stato USA, con il biennale salito (+1,70%) al 4,646%.

Inflazione e tassi Fed

Attualmente le previsioni dei trader sono orientate verso il primo taglio a giugno (62,7%), con il 24,7% che scommette per maggio, entrambi ridotti dopo il dato di oggi, secondo lo strumento FedWatch del CME Group.

“I cosiddetti prezzi di fabbrica sono significativi perché quando i produttori e altri produttori fanno pagare di più per beni e servizi, i costi più elevati di solito si ripercuotono sul consumatore”, spiega il direttore degli investimenti di AJ Bell, Russ Mold.

“Lo shock inflazionistico negli USA indicato all'inizio della settimana sembra essere stato ignorato per ora, anche se ha rinviato le aspettative sui tempi dei tagli ai tassi da parte della Federal Reserve”, scrive in una nota il direttore degli investimenti di AJ Bell, Russ Mold.

Ieri l’S&P 500 ha chiuso al massimo storico, cancellando tutte le perdite di questa settimana, sostenuto dal calo delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti, il quale ha mitigato le preoccupazioni degli investitori per il surriscaldamento della domanda dei consumatori.

“Gli utili del quarto trimestre hanno aiutato le azioni a far fronte alla volatilità dei tassi”, ha spiegato Emmanuel Cau, stratega di Barclays Plc, in una nota ai clienti. “La vischiosa inflazione statunitense mantiene vive le aspettative per ‘Riccioli d’oro’, ovvero l’atterraggio morbido, ma dopo l’ultima revisione dei prezzi, le aspettative sui tassi sono convergenti maggiormente verso le previsioni della Fed”.

Notizie societarie e pre-market USA

Coinbase Global (+14%): utile trimestrale rettificato di 1,04 dollari per azione per il trimestre conclusosi a dicembre, superiore all’aspettativa media di diciotto analisti (-0,01 dollari).


NIKE (-0,70%): annunciati tagli per circa il 2% della sua forza lavoro totale, ovvero più di 1.600 posti di lavoro, con lo scopo di tagliare i costi per cercare di ammortizzare profitti più deboli previsti per quest’anno.


Applied Materials (+12%): prevede per il secondo trimestre ricavi per 6,5 miliardi di dollari, più o meno 400 milioni, superiore alla stima media degli analisti di 5,92 miliardi (dati LSEG).


Trade Desk (+18%): ricavi nel primo trimestre per 478 milioni di dollari, superiore alle aspettative degli analisti di 451,90 milioni (dati LSEG).

GE HealthCare Technologies (-2%): annuncia 13 milioni di azioni a 82,25 dollari, a sconto del 3,9% rispetto alla chiusura di ieri (85,63 dollari).

Roku (-15%): prevista perdita nel primo trimestre per 90 centesimi per azione, oltre le attese medie degli analisti di -69 centesimi per azione (dati LSEG).


Bloom Energy (-19%): società prevede per il 2024 ricavi tra 1,4 e 1,6 miliardi di dollari, inferiori alla stima media degli analisti di 1,77 miliardi (dati LSEG).

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