Il prezzo del petrolio è cresciuto prima del lancio dei missili verso Israele


L’aumento del prezzo del petrolio non ha un impatto sufficiente per indurre la FED ad alzare i tassi, il che non significa che non possa avere effetti secondari sui prezzi core.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Dati USA importanti in uscita oggi alle 14:30: Inflazione YoY di settembre (stima 3,6% contro 3,7% di agosto) e richiesta di sussidi settimanali alla disoccupazione (stima 201k contro 207k della scorsa settimana).

Inflazione della Germania YoY di settembre in linea con le aspettative (4,5%) e in forte flessione rispetto al 6,1% di agosto. Prezzi alla produzione USA MoM di settembre sono cresciuti di più delle attese (+0,5% contro +0,3% stimato), ma sono in rallentamento rispetto al +0,7% di agosto.

Il potenziale impatto dell’aumento dei prezzi del petrolio sull’economia a seguito della guerra scatenata da Hamas è al momento di difficile quantificazione, perché dipende in larga parte da quanto sarà lungo il conflitto. Sicuramente però è fonte di preoccupazione per gli investitori. Già prima dello scoppio delle ostilità il WTI era cresciuto di oltre il 30% nel terzo trimestre, a causa soprattutto del taglio alla produzione da parte dell’OPEC+, ma anche dei cambiamenti legati alla domanda, oltre che una narrazione meno ribassista sull’impatto che una Cina a crescita più lenta potrebbe avere sulla domanda globale di petrolio.

Il fatto che parte dell’aumento dei prezzi del petrolio rifletta una domanda migliore, piuttosto che un’offerta puramente negativa, potrebbe aiutare a mitigare l’impatto economico complessivo dell’aumento dei prezzi. Nel corso del tempo, anche gli USA sono diventati un produttore netto di petrolio. Chiaro quindi che da questo punto di vista il costo dell’aumento del prezzo del petrolio per i consumatori dovrebbe essere valutato alla luce dei benefici dell’aumento per i produttori. Nel complesso, riteniamo che l’impatto netto potrebbe rafforzare l’idea che i tassi rimarranno più alti per un periodo più lungo. Al momento e a meno di un’escalation del conflitto, non crediamo che ci sia un impatto inflazionistico sufficiente derivante dall’aumento dei prezzi del petrolio da indurre la FED a riavviare i rialzi dei tassi. Non è un caso che diversi esponenti del FOMC stiano rilasciando dichiarazioni meno falco.

Il che non vuol dire che l’elevato prezzo del petrolio non possa avere effetti secondari sull’inflazione core. Potrebbe, ad esempio, far sì che le aspettative di inflazione aumentino, facendo crescere i salari reali. Lo shock potrebbe anche portare effetti indiretti significativi, poiché le aziende aumentano i prezzi per i propri clienti perché hanno costi di produzione più elevati.

Con questo scenario di incertezza, come dovrebbero posizionarsi gli investitori? All’indomani del calo del 7% circa dell’indice S&P 500 negli ultimi due mesi, il sentiment degli investitori non è certamente positivo. Dal punto di vista dell’analisi tecnica, solo il 15% circa delle azioni viene scambiato al di sopra della media mobile a 50 giorni e meno del 25% viene scambiato al di sopra della media mobile a 10 giorni. Questo quadro tecnico indica di solito un mercato in ipervenduto e che si sta avvicinando alla fine del suo declino. Riteniamo tuttavia che il modo in cui il mercato risponderà nei prossimi 10 giorni sarà importante per definire il trend futuro.

Alcuni dati economici più freddi delle attese (domani vedremo l’inflazione di settembre e le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione) potrebbero essere i benvenuti per arrestare l’aumento dei rendimenti. Nei primi 10 mesi dell’anno sono affluiti nei fondi monetari poco più di 1.000 miliardi di dollari. Appare quindi evidente che qualsiasi segnale di tassi di picco potrebbe essere un catalizzatore per un movimento importante di quel denaro nel mercato.

Ecco alcuni temi che riteniamo strategici per i prossimi mesi e il prossimo anno. Il primo è quello di ridurre l’esposizione verso i titoli dei costruttori di case, compagnie aeree e rivenditori. I tassi ipotecari hanno superato il 7,8%, il livello più alto dal 2000 e di riflesso le vendite di nuove case hanno subito un duro colpo. I guadagni dei costruttori di case potrebbero quindi faticare a crescere nel 2024. Inoltre, l’aumento dei prezzi del petrolio potrebbe avere un impatto anche sui profitti delle compagnie aeree. Anche se i costi più elevati fossero trasferiti sui consumatori, è possibile che la ripresa dei rimborsi dei prestiti studenteschi e il fatto che i viaggi probabilmente rimarranno stabili, sembrano già scontati nei prezzi dei principali vettori. Le stesse questioni, tra cui l’aumento dei prezzi del petrolio e la ripresa dei pagamenti dei prestiti studenteschi, avranno un impatto anche sui consumatori. Qualsiasi calo nella spesa dei consumatori peserà di riflesso sui rivenditori, che hanno già subito un duro colpo a settembre.

Vediamo comunque diverse opportunità di rotazione nei settori energetico, industriale e sanitario. Fra tutti, il filo comune è l’attenzione alla qualità che riteniamo sia quella che dovrebbe guidare eventuali modifiche di portafoglio. Siamo convinti che tali settori saranno tutti influenzati positivamente da alcuni dei megatrend al lavoro, come l’intelligenza artificiale, il reshoring, la transizione energetica e l’invecchiamento della popolazione, che probabilmente domineranno il panorama economico nel prossimo anno e negli anni a venire.

Nel settore energia, siamo convinti che, nonostante il recente rally di mercato, le valutazioni rimangano interessanti. Il settore trae anche vantaggio dall’elevato prezzo del petrolio e dal fatto che gli utili delle società energetiche sono correlati positivamente ai tassi reali.

Nel settore sanitario, le valutazioni sono scese e gli utili di queste società sono stati ampiamente sottovalutati dal mercato. L’impatto dell’invecchiamento della popolazione e la necessità di maggiore efficienza crediamo che supportino le prospettive a lungo termine di molte aziende nel settore delle tecnologie sanitarie e di alcune aziende biofarmaceutiche.

Per quanto riguarda i titoli delle società industriali, è innegabile che questi abbiano sottoperformato gli indici di riferimento, ma la dispersione dei loro rendimenti è stata elevata. Esistono numerose società di alta qualità con un rendimento azionario “premium” e valutazioni interessanti che beneficeranno degli aumenti delle spese in conto capitale in tutti i settori.

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