Prosegue le corsa all’oro: prezzi ai massimi di sei mesi


A sostenere i prezzi del metallo prezioso ci sono le aspettative circa una fine del ciclo di strette monetarie da parte della Federal Reserve, con la conseguente debolezza del dollaro.


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Oro in evidenza

Risplende ancora l’oro, salito nelle scorse ore ai massimi di sei mesi sulle prospettive della fine del ciclo dei rialzi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.

Questa mattina il future sull’oro toccava un picco di 2017,82 dollari, ai massimi dal maggio 2023, per poi rispiegare leggermente ma restando non lontano da questi livelli.

Venerdì aveva portato a termine la seconda settimana positiva di seguito (+1%) e nell'ambito delle commodity, è diventato uno degli asset migliori del 2023 con un ritorno che supera il +10%.

Rialzi dei tassi terminati?

Le prospettive che “la Fed abbia finito con il suo ciclo di aumenti dei tassi stanno sostenendo le quotazioni dell’oro”, spiega il team di Phillip Securities Research, aumentando così l’attrattiva del metallo non redditizio, in quanto considerato una copertura contro l’inflazione e i tassi bassi.

La scorsa settimana i verbali della Fed hanno mostrato che la banca centrale avrebbe proceduto “con cautela” e che “tutti i partecipanti hanno ritenuto appropriato mantenere” l'attuale impostazione dei tassi.

I trader si aspettano ampiamente che la Fed lasci i tassi invariati a dicembre, mentre prevedono circa il 26% di possibilità di un taglio dei tassi già a marzo, secondo lo strumento FedWatch del CME.

Dollaro debole

“Il tema dei mercati finanziari nell'ultima settimana è stato il calo dei rendimenti e del dollaro americano, elementi favorevoli ad un rialzo dell'oro”, spiega Tim Waterer, capo analista di mercato di KCM Trade.

L'indice del dollaro continua la sua discesa a 103, rendendo l'oro meno costoso per i detentori di altre valute, mentre i rendimenti di riferimento del Tesoro americano a 10 anni sono saliti al 4,495%.

La settimana in corso

I mercati attendono ora i prossimi dati economici in agenda questa settimana, in particolare i dati sui prezzi ‘core’, l’indicatore di inflazione preferito dalla Fed in agenda per giovedì, a cui seguirà la seconda lettura sul PIL del terzo trimestre.

Nel corso della settimana saranno pubblicati anche i dati sulla fiducia dei consumatori statunitensi e sul PMI per novembre, che offriranno ulteriori indizi.

“Si prevede che qualsiasi segnale di raffreddamento dell’inflazione e della crescita economica favorirà ulteriori scommesse su una Fed meno aggressiva, intaccando di conseguenza il dollaro e avvantaggiando l'oro”, scrivono da WebSim Intermonte.

Verso record storici?

Secondo Mark Newton, ricercatore di Fundstrat, l’oro potrebbe aver iniziato la sua corsa “verso nuovi massimi storici” che lo porterebbe nella fascia “dei 2.060-2.080 dollari”.

Newton prevede che una violazione della resistenza a 2.080 dollari segnalerebbe un definitivo ‘breakout tecnico’, che secondo lui spingerà rapidamente l’oro ancora più in alto.

“Il mio obiettivo tecnico per l’oro è 2.500 dollari l’oncia, e sembra interessante assumere una posizione long sui metalli preziosi, dati i tassi reali in calo, i cicli in rialzo e il conflitto geopolitico in corso”, ha affermato a Business Insider.

L’analista ha poi chiarito che la scadenza per i 2.500 dollari non è necessariamente per la fine dell’anno ma rappresenta un “obiettivo intermedio”.

Ipercomprato

Più cauto Frank McGhee, capo trader di metalli preziosi presso Alliance Financial, il quale ritiene che l'oro sia ipercomprato e che i mercati stiano valutando erroneamente una serie di fattori importanti.

Il primo è quello di un possibile scenario di allentamento dei tassi da parte della Fed.

“Penso che il mondo stia cercando di dire che la Fed abbia finito e che tornerà subito indietro, ma semplicemente non sarà così”, ha detto McGhee, prevedendo che l’istituto “e, a malincuore, rinunceranno ai tagli nel corso del prossimo anno”.

Tra gli altri elementi che potrebbe frenare la Fed ci sono un mancato indebolimento del quadro occupazionale, l’inflazione che potrebbe non diminuire a un ritmo costante, il conflitto in Medio Oriente e la concorrenza del Bitcoin.

Alla fine, il metallo prezioso non sarà in grado di mantenere questi livelli elevati: “ha attratto un sacco di gente", spiega l’esperto, mentre “i mercati tendono ad andare nella direzione opposta a quella in cui si dirige la folla e questo ci pone ben al di sotto della media di 200 giorni”.

Pertanto, McGhee si aspetta che i prezzi dell’oro tornino a testare almeno 1.830 dollari, e il prima possibile, o “sicuramente nel secondo trimestre del prossimo anno”.

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