Prove tecniche di ‘guerra del gas’ tra Russia e UE


Da oggi scatta l’obbligo di pagamento del gas in rubli deciso da Putin, ma dall’Unione europea hanno già annunciato che non cederanno ai ricatti di Putin.


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Pagamenti in rubli

Entra in vigore oggi l’ordine del presidente Vladimir Putin relativo agli acquisti di gas russo per gli stranieri che obbliga l’utilizzo di Gazprombank per effettuare pagamenti in rubli annunciato lo scorso 23 marzo.

“Nessuno ci vende niente gratis e noi nemmeno faremo opere di carità”, dichiarava Punti, minacciando che “in caso di mancato pagamento del gas in rubli, i contratti saranno interrotti”.

Il presidente russo ha poi spiegato che “gli Usa cercano di spingere l'Europa ad acquistare il gas americano, che è più caro”, rispetto a quello russo.

La decisione non avrà conseguenze immediate, evidenziano fonti Reuters, in quanto “copre le consegne previste dopo il primo di aprile e alcuni contratti iniziano nella seconda metà del mese, mentre altri a maggio”.

La reazione del mercato del gas naturale, intanto, non si è fatta attendere e in queste ore il prezzo della materia prima è tornato a salire fino a tornare sopra i 5,6 dollari dopo il calo delle scorse ore.

Un ricatto “inaccettabile”

L’obiettivo di Putin sembra essere quello di usare l'eccezione nella vendita del gas agli europei come mezzo di pressione nei confronti di quei paesi che si mostreranno troppo duri con Mosca, sollecitando nuove sanzioni o l’aumento della fornitura di armi all'Ucraina, da punire con ‘la mannaia energetica’ dello stop alle forniture.

Arrivata immediatamente la reazione da parte dell’Europa e del G7. “Non dobbiamo dare il messaggio che ci lasciamo ricattare da Punti”, dichiarava il ministro tedesco Robert Habeck, avvisando che “i contratti devono essere rispettati”.

La mossa di Putin sarebbe pensata per “spaccare l’Europa” e i paesi membri dell’UE si sottrarranno, secondo Mario Draghi.

Il Premier italiano sembrava non aver dubbi sull’obiettivo di dividere il Vecchio Continente che si nasconde dietro le decisioni di Mosca, usando l’eccezione nella vendita del gas agli europei come mezzo di pressione indebita.

Il punto di debolezza dell’UE su cui conta Putin è rappresentato dalla differenza tra la condizione della Francia, praticamente autonoma dal gas russo grazie alle sue centrali nucleari, rispetto a Italia e Germania, molto più dipendenti da Mosca sulla fornitura di questo tipo di energia.

Tra le prime decisioni della Commissione europea, scrive La Repubblica, ci potrebbe essere la conferma dei pagamenti in euro dei contratti, rimandando la questione dei rubli alle eventuali nuove stipule future. A quel punto, Putin deciderà se reagire con un blocco delle forniture o accettare la mediazione, assumendosi così la decisione di dare il via ad un attacco frontale con l’Europa e delle conseguenze sull’economia russa.

Rivalutazione del rublo sullo sfondo

Diversi osservatori hanno ipotizzato che il vero scopo della mossa del Cremlino sarebbe quello di ridare fiato alle quotazioni del rublo, in caduta libera con l’applicazione delle sanzioni occidentali che hanno colpito le riserve valutarie all’estero della Banca centrale russa.

La valuta di Mosca, infatti, si è riapprezzata nelle ultime ore fino a tornare a livelli precedenti l’invasione dell’Ucraina: per un dollaro ora servono circa 76 rubli, mentre a inizio marzo ce ne volevano quasi 150.

Anche la borsa russa si è rafforzata, guadagnando il 6% dopo l’annuncio di Putin, mentre il titolo Gazprom si impennava del 12%.

Il rublo si è stabilizzato grazie alla quota delle entrate del paese rappresentata dal gas e dal petrolio (30%), mentre le esportazioni verso l’Europa non si fermano.

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