Quali sono i rischi all’orizzonte per l’Europa


Tognoli si sofferma sul rischio legato al contagio della crisi economica al settore finanziario, scatenata dal continuo aumento del prezzo dell’energia che finirebbe per avere pesanti ripercussioni proprio sulle aziende che producono energia.

A cura di Antonio Tognoli Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso CFO Sim


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Prezzi al consumo YoY della Germania di settembre in uscita oggi alle 14:00 (stima 9,5% contro 7,9% di agosto) e richieste WoW sussidi alla disoccupazione USA alle 14:30 (stima 215k contro 213k della scorsa settimana).

Le stime di crescita del PIL tedesco (e di riflesso dell’Europa) sono in costante flessione, mentre quelle dell’inflazione continuano ad essere riviste al rialzo. Non è un bel segnale per l’intera Europa, visto che il PIL della Germania rappresenta il 30% circa del PIL dell’eurozona. Quali sono i possibili sviluppi dell’economia tedesca? Ci sono due documenti che ne mettono in luce le difficoltà. Il primo del 22 agosto è della Bundesbank mentre il secondo del 25 agosto proviene dall’IFO.

La banca centrale tedesca ha stimato che il 4Q22 e oltre, l’andamento economico sarà fortemente influenzato dagli sviluppi poco favorevoli del prezzo del gas, che trascina e sostiene l’inflazione che potrebbe raggiungere il 10% nel corso del 4Q22. A complicare il quadro, la debolezza dell’euro che sebbene favorisca l’export, aumenta il prezzo dei prodotti importati, sostenendo per questa via l’inflazione. Non va dimenticato infatti come i beni principali da cui dipende l’economia tedesca (e quella europea), sono in gran parte indicizzati proprio in dollari. Fra tutti, l’energia.

Il secondo documento è l’aggiornamento del Business Climate Index rilasciato dall’IFO. Il dato, come noto, indica lo stato attuale e le aspettative da parte delle imprese circa il clima economico e rappresenta un indicatore fondamentale per capire le aspettative delle imprese. Il dato tedesco mostra una continua flessione delle aspettative economiche dall’inizio della guerra. Diversamente da quanto previsto dalla Bundesbank, le aziende tedesche si aspettano un calo del PIL già nel terzo e quarto trimestre di quest’anno e che potrebbe prolungarsi fino al 2023.

Di fronte ad una recessione più o meno grave (la valuteremo), la BCE manterrebbe la politica monetaria restrittiva aggravando la situazione? Nel caso in cui la BCE diventasse meno falco, è possibile che la politica monetaria diverga da quella della FED, che si è dichiarata molto aggressiva nei confronti dell’inflazione. I tassi USA più elevati potrebbero attrarre capitali Europei in cerca di maggiori rendimenti e per questa via rafforzare ulteriormente il dollaro. Questo farebbe aumentare ulteriormente il costo delle materie prime denominate in dollari (la maggioranza) importando inflazione.

Ma esiste un altro rischio potenziale che riguarda l’intera Europa. Rischio legato al contagio della crisi economica al settore finanziario, scatenata dal continuo aumento del prezzo dell’energia che finirebbe per avere pesanti ripercussioni proprio sulle aziende che producono energia.

In primo luogo perché l’elevato prezzo potrebbe non consentire ai loro clienti (aziende e privati) da pagare le bollette. In secondo luogo perché la piattaforma EEX, dove vengono scambiati i future sull’energia, chiede alle società elettriche di fornire garanzie aggiuntive per i future posti in essere. Le società elettriche si trovano quindi nella situazione in cui le forniture sono sempre più costose, i clienti sempre più in difficoltà, ma necessitano di finanziamenti bancari crescenti per fornire le necessarie garanzie per poter operare.

Il rischio, si capisce immediatamente, è quello che molte aziende elettriche non riescano a reggere a lungo, scatenando sui mercati finanziari un effetto simile a quello dei mutui subprime. Potrebbe non essere un caso che il governo francese stia nazionalizzando la principale compagnia elettrica del paese, EDF, e che la più grande società tedesca di intermediazione del gas, Uniper SE, abbia chiesto al governo un piano di salvataggio.

In altre parole, i prossimi mesi si preannunciano problematici per la Germania e l’Europa.

Che cosa si può fare da subito? Intanto disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. All'inizio del secolo è stato deciso di legare l'andamento del prezzo dell'elettricità, compresa quella prodotta da fonti rinnovabili, a quello del gas, con il vantaggio di incentivare gli impianti green garantendo margini di guadagno maggiore e compensando gli investimenti iniziali per realizzare impianti eolici o solari.

Il prezzo dell'elettricità legato a quello del gas è stato pensato in un'altra era energetica e ha retto fino a che il prezzo del gas non si è impennato portandosi dietro anche quello dell'elettricità. In Italia per esempio circa la metà dell'elettricità è prodotta da centrali a gas che garantiscono quella continuità che al momento le rinnovabili non hanno (il sole non c'è di notte e il vento non soffia sempre).

Come noto, il prezzo del gas viene determinato al Ttf, il mercato di riferimento per l'Europa che ha sede ad Amsterdam, dove vengono scambiati future, ovvero contratti che stabiliscono l'acquisto o la vendita di una certa quantità in una certa data. Come tutte le Borse, anche quella del gas di Amsterdam, è soggetta alla speculazione, fortemente aumentata con l'attacco russo all'Ucraina.

Il disaccoppiamento avrebbe come benefici, quello di ridurre immediatamente il prezzo dell’energia elettrica, trasferendo gli extra profitti agli utenti, ma riducendo in modo sostanziale l’inflazione. Aspettiamo il meeting dei ministri dell’energia dell’11-12 ottobre prossimo per capire se ci sarà un accordo. Da questo dipende una buona parte del destino della Germania e quindi dell’intera Europa e probabilmente anche dell’Euro.

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