Raiffeisen, nuovo stop alla vendita in Russia

Il Cremlino blocca l’ennesimo tentativo di cedere a istituti locali le attività in Russia, mantenendo la banca austriaca come ponte finanziario verso l’Europa. Restano bloccati miliardi di profitti. Utile atteso a +36% nel 2025, titolo +50% da inizio anno.
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La banca austriaca al centro della geopolitica
Raiffeisen Bank International (RBI) continua a trovarsi in una posizione scomoda e allo stesso tempo strategica. Da un lato l’Unione Europea e gli Stati Uniti esercitano pressioni perché riduca le attività in Russia, dall’altro le autorità di Mosca hanno bloccato ancora una volta la vendita della controllata locale, mantenendo di fatto la banca austriaca come principale ponte finanziario tra Russia ed Europa. Una condizione che espone a rischi reputazionali e regolamentari, ma che allo stesso tempo sottolinea l’importanza di Raiffeisen in un contesto internazionale segnato dalle tensioni geopolitiche.
L’ennesimo stop alla cessione: 7 miliardi di utili bloccati
Secondo Reuters, la banca ha recentemente fallito un nuovo tentativo di cedere una partecipazione nella divisione russa a investitori locali. Le autorità di Mosca avrebbero detto no temendo che un passaggio di proprietà potesse aprire la strada a nuove sanzioni occidentali. È l’ultimo episodio di una lunga serie di trattative interrotte: l’amministratore delegato Johann Strobl ha visitato più volte la Russia per cercare soluzioni, ma senza successo. Il risultato è che circa 7 miliardi di euro di utili restano congelati in Russia, non rimpatriabili senza il via libera del Cremlino.
Un ruolo chiave nei pagamenti energetici
Nonostante i vincoli, la presenza di Raiffeisen in Russia continua a essere funzionale non solo per Mosca ma anche per l’Europa. La banca è infatti il principale canale di pagamento per gli scambi commerciali ancora in corso, in particolare per il gas che arriva dal gasdotto TurkStream, uno degli ultimi rimasti operativi verso il Vecchio Continente. Nei primi otto mesi del 2025, tramite questa via sono transitati circa 11,5 miliardi di metri cubi di gas, per un valore stimato in 3,8 miliardi di dollari. Una parte significativa delle transazioni in euro passa proprio attraverso Raiffeisen, che mantiene quindi un ruolo essenziale nella stabilità degli approvvigionamenti energetici.
Pressioni dall’Occidente, ma anche vantaggi
Le autorità europee e statunitensi chiedono da tempo a Vienna un disimpegno più netto dal mercato russo, accusando la banca di alimentare indirettamente l’economia di guerra. Tuttavia, non va trascurato che la stessa Europa continua a dipendere, seppure in misura minore rispetto al passato, dalle forniture energetiche russe. In questo senso, la permanenza di Raiffeisen in Russia, pur tra mille difficoltà, garantisce un canale di pagamento che altrimenti verrebbe a mancare. È il motivo per cui molti osservatori descrivono la situazione come “tra l’incudine e il martello”: ufficialmente criticata, ma nei fatti utile a entrambe le parti.
I numeri in Borsa
Sul fronte finanziario, Raiffeisen continua a sorprendere. Dall’inizio del 2025 le azioni hanno guadagnato circa il 50%, portando la capitalizzazione a 9,34 miliardi di euro. Il titolo tratta a sole 6,8 volte gli utili attesi per il 2025, un multiplo che appare contenuto rispetto alla media del settore. La banca dovrebbe chiudere l’anno con profitti per 1,5 miliardi di euro, in crescita del 36% rispetto al 2024. Numeri che confermano la capacità del gruppo di generare valore nonostante le incertezze legate al dossier russo.
Gli analisti restano divisi
Il rally di Borsa ha spinto alcune case di investimento a rivedere le valutazioni. Barclays a fine settembre ha abbassato la raccomandazione da “Buy” a “Equal Weight”, pur confermando un target price a 29 euro, molto vicino alle quotazioni attuali di 28,5 euro. Secondo la banca britannica, lo scenario geopolitico resta fragile e la valutazione di Raiffeisen sconta già uno scenario ottimistico.
Più positiva la view di UBS, che di recente ha promosso il titolo da “Neutral” a “Buy” con un target price alzato a 31 euro, riconoscendo la solidità del core business al netto delle operazioni in Russia. Complessivamente, la media dei target price forniti da 11 analisti è di 26,8 euro: sette consigliano l’acquisto, due la vendita e i restanti la neutralità.
Opportunità e rischi per gli investitori
Per gli investitori disposti a scommettere su una prospettiva di distensione, la banca austriaca rappresenta un’opzione interessante, grazie a valutazioni contenute e una redditività in crescita. Certo, i rischi non mancano: gli utili bloccati in Russia e l’incertezza geopolitica pesano come macigni. Ma, come dimostra l’andamento del titolo in Borsa, il mercato sembra credere che, prima o poi, l’incudine e il martello possano smettere di colpire.
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