Rally azionario tra euforia e fondamentali

28/08/2025 07:00
Rally azionario tra euforia e fondamentali

La performance (positiva o negativa) attesa nei prossimi mesi dei mercati sarà alimentata dalla speculazione o dai fondamentali?

Il contesto fondamentale appare sufficientemente solido da sostenere l’azionario. Certo, esistono ancora rischi per questo rally. Non possiamo infatti ignorare gli allarmi di stagflazione a seguito dei dazi, un mercato del lavoro più debole del previsto o un’inflazione più alta del previsto.

I segnali di euforia possono meritare attenzione, ma tra tutti i possibili venti contrari da considerare, per ora la disconnessione tra entusiasmo e fondamentali sembra relativamente in basso nella lista.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM.

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I dati macro di oggi e il rally in corso

Attesi alle 14:30 le richieste di sussidi settimanali USA alla disoccupazione (stima 231k da 235k della scorsa settimana) e la lettura finale del PIL del 2Q25 che, come abbiamo visto nei trimestri precedenti, potrebbe scostarsi dal +3% della lettura flash. Alle 16:00 è invece atteso il dato delle vendite di nuove case di luglio (stima -0.3% da -0.8% di giugno).

Il rally delle borse negli ultimi 12/18 mesi è stato a diverso titolo alimentato dalla speculazione e dai fondamentali. Arrivati a questo punto, gli investitori si chiedono se la performance (positiva o negativa) attesa nei prossimi mesi dei mercati sarà alimentata dalla speculazione o dai fondamentali.

I giorni canicolari dell’estate stanno finendo, ma gli investitori restano caldi sull’azionario. Un entusiasmo apparentemente inarrestabile ha contribuito a spingere l’indice S&P 500 a massimi storici quest’anno, con l’indice in rialzo di oltre il 28% rispetto al minimo dell’8 aprile. Crescono gli investitori secondo cui la forza dei mercati sembra guidata da un’esuberanza irrazionale piuttosto che da solidi fondamentali e quindi insostenibile.

I dati recenti sul sentiment confermano che gli atteggiamenti degli investitori sono rimbalzati dalla fiacca primaverile. L’ultimo BofA Global Fund Manager Survey ha mostrato che il sentiment è recentemente migliorato fino al livello più alto da febbraio, mentre i livelli di liquidità sono scesi a un livello storicamente basso del 3.9%. La lettura del sentiment rialzista dell’American Association of Individual Investors (AAII), misurata come percentuale di intervistati che ritengono che i prezzi azionari saliranno nei prossimi sei mesi, è al 30.8%, sopra il minimo di aprile del 20.9%, ma sotto la media storica del 37.5%. Pur migliorati, questi indicatori sono comunque lontani da territori pericolosamente euforici.

Speculazione, meme stock e segnali di rischio

Altri segnali hanno iniziato a inclinarsi verso la speculazione. I segmenti tradizionalmente più rischiosi del mercato hanno guadagnato slancio, con il Russell Microcap che ha sovraperformato l’S&P 500 di circa il 10.9% dall’8 aprile. Le IPO si stanno riscaldando e le SPAC sono tornate ai livelli visti l’ultima volta nel 2021. Anche l’entusiasmo dell’era pandemica per le cosiddette “meme stock” torna a fare notizia. I dati del Chicago Board Options Exchange (CBOE) suggeriscono che i trader retail stanno partecipando sempre più ad attività su opzioni a breve scadenza (per inciso quelli con scadenza a zero giorni rappresentano ormai ben più della metà del volume totale di opzioni sull’S&P 500).

Alla luce di questo apparente aumento dell’appetito per il rischio, potrebbe essere opportuno esaminare più da vicino le fondamenta per vedere se emergono crepe. I consumatori continuano a sostenere la crescita. Sebbene l’economia abbia recentemente mostrato alcuni segnali di indebolimento, la base macro rimane relativamente solida. Dati recenti indicano un mercato del lavoro “low hire, low fire” (poche assunzioni, pochi licenziamenti) ancora sufficientemente forte da sostenere i consumatori. Sebbene la spesa sia diventata più biforcata, con un divario crescente tra i consumatori a basso e alto reddito, nel complesso questi continuano a mostrare slancio. I dati recenti mostrano che la spesa con carte di credito e di debito è aumentata dell’1,8% su base annua a luglio, il ritmo più rapido da gennaio, mentre l’ampio progresso delle vendite al dettaglio del mese scorso ha sottolineato la resilienza. In questo contesto ci si attende un ritmo sano di espansione economica, con il modello GDPNow della Fed di Atlanta che stima una crescita del 2,3% nel terzo trimestre (ricordiamo che i risultati del modello sono molto volatili).

Politica monetaria accomodante e utili aziendali in espansione

Attesa una politica economica accomodante. Sebbene i dati economici sembrino abbastanza solidi da sostenere la spesa dei consumatori, di recente si sono raffreddati a sufficienza da rafforzare le aspettative di tassi più bassi. C’è una certa ambiguità sulla tempistica della prossima decisione di politica monetaria, alla luce dei rischi per la stabilità dei prezzi, uno dei due mandati della Fed, ma è ampiamente previsto che la prossima mossa sarà un taglio e cresce la convinzione che arriverà prima piuttosto che dopo. Sul fronte della politica fiscale, il recente “Big Beautiful Bill” appena approvato prevede uno stimolo significativo anticipato, che probabilmente sosterrà la crescita dal 2026. Sia la politica monetaria sia quella fiscale sembrano quindi pronte a supportare l’azionario nel medio-breve termine.

Il ciclo degli utili si sta ampliando. L’S&P 500 è sulla buona strada per una crescita degli utili dell’11,8% YoY nel secondo trimestre, il che segna l’ottavo trimestre consecutivo di utili per azione in crescita e il terzo trimestre consecutivo di crescita dell’EPS a doppia cifra. È importante notare che la solidità degli utili sembra ampliarsi tra i settori. I finanziari, per esempio, sono sulla buona strada per una crescita dell’EPS YoY del 12,9% nel secondo trimestre e le indicazioni prospettiche sono sempre più positive su crescita dei prestiti, aumento del margine d’interesse netto e aspettative di deregolamentazione. Anche gli utili delle small cap sembrano aver raggiunto un atteso punto di svolta, con l’indice S&P 600 sulla buona strada per una crescita dell’EPS YoY del 10,6% nel secondo trimestre, segnando il primo trimestre di crescita degli utili dal terzo trimestre del 2022. Il solido contesto degli utili resta, come sappiamo, uno dei pilastri più forti per l’azionario.

L’impatto dell’IA e i rischi sullo sfondo

I venti favorevoli della crescita secolare rimangono. L’ottimismo intorno all’intelligenza artificiale (IA) è stato un potente tema per quest’anno. Information Technology e Communication Services, che ospitano molte delle beniamine dell’IA, hanno guidato la ripresa e sono in rialzo rispettivamente del 48,9% e del 34,8% dal minimo dell’8 aprile. I guadagni sono stati sostenuti da solidi utili, con i due settori che riportano tassi di crescita dell’EPS YoY nel secondo trimestre rispettivamente del 21,5% e del 45,6%. La forza è stata relativamente concentrata “sotto il cofano”, con le cinque maggiori società tecnologiche mega-cap che rappresentano oltre un quarto dell’indice S&P 500 e oltre il 35% del rendimento totale da inizio anno.

Guardando avanti, la costruzione dell’ecosistema IA potrebbe iniziare a sollevare aree al di fuori della grande tecnologia, poiché richiederà in definitiva ingenti investimenti per elementi essenziali come energia, rete e infrastrutture. Le aziende hanno per esempio recentemente raddoppiato i loro piani di investimento nello spazio, con la crescita dei capex degli hyperscaler attesa raggiungere circa 395 miliardi di dollari nel 2026. Pur potendo esserci scossoni lungo il percorso, il tema IA di lungo periodo ha slancio e una quota più ampia di aziende potrebbe beneficiarne man mano che lo sviluppo prosegue.

Mettendo tutto insieme, il contesto fondamentale sembra quindi sufficientemente solido da sostenere l’azionario. Certo, esistono ancora rischi per questo rally. Non possiamo infatti ignorare gli allarmi di stagflazione che potrebbero cominciare a suonare se i dati iniziassero a indicare un mercato del lavoro più debole del previsto o un’inflazione più alta del previsto. Permane inoltre una dose non trascurabile di incertezza sui dazi e le elevate tensioni geopolitiche potrebbero introdurre variabili imprevedibili per tassi d’interesse e prezzi dell’energia. I segnali di euforia possono meritare attenzione, ma tra tutti i possibili venti contrari da considerare, per ora la disconnessione tra entusiasmo e fondamentali sembra relativamente in basso nella lista.

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