Rame ai massimi storici su spinta della domanda e i timori per l'offerta

La possibilità di ulteriori dazi alle importazioni statunitensi sta spingendo all’acquisto della materia prima che si appresta a registrare nel 2025 il suo maggior guadagnano dal 2009.
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Rame ai massimi storici
Donald Trump spinge i prezzi del rame ai suoi massimi storici provocando un aumento della domanda, in un mercato già sotto pressione a causa delle difficoltà dal lato dell’offerta.
La materia prima ha infatti superato quota 12 mila dollari a tonnellata sul London Metal Exchange, proseguendo nel suo rally che nel 2025 ha visto le sue quotazioni salire di oltre un terzo, il maggior guadagno annuale dal 2009.
Aumenta la domanda
La spinta alle quotazioni della materia prima è dovuta alla possibilità di ulteriori dazi che Trump potrebbe imporre sul mercato del rame che ha portato ad un’impennata delle importazioni statunitensi nel corso dell’anno, spingendo i produttori di altri Paesi ad una guerra di offerte per mantenere le forniture.
Dal 1° agosto 2025 gli Stati Uniti applicano un dazio del 50% sul valore del contenuto di rame di un’ampia gamma di semilavorati e prodotti in rame importati (tutti i Paesi, misura sotto Section 232).
Il proclama prevede inoltre la possibilità, dal 2027, di estendere l’imposizione in forma di dazio “universale” anche sul rame raffinato (15% nel 2027, 30% nel 2028), e di obbligare i produttori USA a destinare una quota crescente della produzione al mercato domestico.
L'impatto sui flussi commerciali globali è stato così estremo che i prezzi sono aumentati nonostante il rapido deterioramento dell'utilizzo di base in Cina, che consuma circa la metà del rame mondiale. Gli investitori spesso considerano il rame un barometro dell'attività industriale globale, ma il rallentamento in Cina non ha fatto molto per frenare il rally. C'è una crescente aspettativa che i prezzi continuino a salire, poiché i venditori spediscono volumi sempre maggiori di rame negli Stati Uniti per anticipare potenziali dazi.
I problemi per l’offerta
Anche dal lato dell'offerta si sono verificate gravi interruzioni, in particolare nelle miniere in America, Africa e Asia che hanno fatto temere che il mercato sia sull'orlo di un deficit significativo, che alimenterà ulteriormente la crescita.
I rischi legati all'offerta incombono sull'industria del rame da anni e sono al centro delle previsioni rialziste di banche e investitori, insieme a un previsto aumento dell'utilizzo in settori in rapida crescita, tra cui veicoli elettrici, energie rinnovabili e intelligenza artificiale.
Deutsche Bank avverte che la produzione delle maggiori miniere del mondo diminuirà del 3% quest'anno e potrebbe scendere di nuovo nel 2026. Sebbene le scorte globali siano sufficienti per ora, gli analisti di Morgan Stanley avvertono che il mercato globale del rame affronterà il suo deficit più grave in oltre 20 anni l'anno prossimo. La banca prevede che la domanda supererà l'offerta di circa 600.000 tonnellate l'anno prossimo, e prevede che le carenze peggioreranno da quel momento in poi.
Citigroup ha informato i clienti che i prezzi potrebbero raggiungere i 15.000 dollari in uno scenario rialzista, in cui un indebolimento del dollaro e i tagli dei tassi di interesse statunitensi aumentano ulteriormente l'attrattiva del rame, spingendo gli investitori ad accrescere il loro investimento.
Gli analisti di Goldman Sachs che avvertono che l'aumento dei prezzi finora è stato determinato dalle scommesse degli investitori su una futura tensione del mercato piuttosto che dalle attuali condizioni di domanda e offerta. Ciononostante, il rame rimane la scelta migliore nei mercati dei metalli industriali e a metà dicembre l'azienda ha rivisto al rialzo le sue previsioni di prezzo per il prossimo anno a 11.400 dollari a tonnellata.
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