Rame nel caos: l’annuncio shock di Trump fa impennare il prezzo

Rame nel caos: l’annuncio shock di Trump fa impennare il prezzo

Balzo storico delle quotazioni al Comex di New York. Il future è salito del 17% in un solo giorno, dopo che il presidente Usa ha detto a sorpresa che vuole mettere un dazio del 50% sul metallo rosso. I mercati reagiscono con violenza, tra speculazioni, premi record e timori per la manifattura americana.

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Differenza record del 25% fra le quotazioni di Londra e New York

Il presidente Donald Trump ha scosso i mercati dei metalli con una dichiarazione improvvisa, annunciando l’intenzione di imporre un dazio del 50% sull’importazione di rame negli Stati Uniti. Una misura ben superiore alle attese, che ha generato turbolenze immediate sui mercati.

Martedì 8 luglio i contratti sul Comex di New York hanno registrato un balzo del +17%, segnando il più ampio rialzo giornaliero nella storia del metallo. Contemporaneamente il prezzo è sceso a Londra al LME (London Metal Exchange), il benchmark globale, e la differenza di quotazione fra i due mercati ha raggiunto un premio record del 25%. Nella mattina di mercoledì 9 luglio è in corso un ritracciamento, con le quotazioni del Comex in calo del 2,5%.

Metallo cruciale per l’energia, l’automotive elettrico e i data center

Il progetto di Trump, comunicata in modo informale ai giornalisti, si inserisce in un più ampio piano volto a rafforzare la produzione industriale degli Usa e a ridurre la dipendenza dall’estero in settori strategici. Dopo l’alluminio e l’acciaio, ora è il turno del rame, metallo cruciale per le infrastrutture energetiche, l’automotive elettrico e i data center.

Secondo Citigroup, l’uscita di Trump rappresenta “un momento spartiacque” per il mercato del rame. A partire da febbraio, quando il presidente americano aveva dichiarato che “è ora che il rame torni a casa”, i trader internazionali avevano iniziato a inondare gli Stati Uniti con spedizioni record, nel tentativo di anticipare l’entrata in vigore delle tariffe.

Le reazioni del settore non si sono fatte attendere. “L’effetto finale dipenderà dai dettagli operativi”, ha osservato Marcus Garvey, responsabile strategia materie prime per Macquarie Group, citato da Bloomberg. “Sarà cruciale capire a quali forme di rame sarà applicata la tariffa e se ci sarà un periodo di transizione”.

Washington cerca l’autosufficienza, ma rischia di minare la sua stessa manifattura

L’aumento dei dazi potrebbe avere effetti collaterali pesanti. Il rame è un input essenziale per numerose industrie statunitensi, dalla manifattura agli impianti energetici. Secondo gli analisti di Jefferies, gli Stati Uniti non dispongono di una capacità estrattiva e di raffinazione sufficiente per essere autosufficienti. Il rischio, quindi, è quello di creare premi di prezzo interni persistenti rispetto al resto del mondo, minando gli stessi obiettivi di rilancio industriale che l’amministrazione Trump si propone.

La situazione resta incerta anche per quanto riguarda l’attuazione concreta del provvedimento. Il Segretario al Commercio, Howard Lutnick, ha parlato di fine luglio o inizio agosto come possibile data di attivazione del dazio, ma non sono stati forniti dettagli specifici su quali prodotti verranno colpiti, né sulle eventuali esenzioni per i grandi esportatori, come il Cile.

Nel frattempo, l’industria globale del rame si prepara al peggio. La minaccia di tariffe era già stata formalizzata a febbraio, quando Trump aveva ordinato al Dipartimento del Commercio di avviare una revisione del settore sulla base della Sezione 232 del Trade Expansion Act, una norma che permette l’introduzione di barriere per ragioni di sicurezza nazionale.

Le importazioni coprono il 36% della domanda Usa di rame

Nel lungo periodo, l’obiettivo dell’autosufficienza americana nel rame appare difficilmente raggiungibile. Secondo Morgan Stanley, le importazioni nette coprono il 36% della domanda statunitense. E sviluppare nuove miniere richiede anni. “Non è realistico pensare che gli Stati Uniti possano raggiungere l’autonomia nel rame in meno di dieci anni”, scrivono ancora gli analisti di Jefferies.

Nel frattempo, i mercati si muovono sull’onda della speculazione e dell’incertezza. E proprio questa incertezza – come spesso accade con le uscite a sorpresa di Trump – potrebbe continuare ad alimentare la volatilità nel settore ancora per settimane.

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