La recessione dell’Europa può condizionare l’economia USA?


Se l’Europa starnutisce, gli USA prendono il raffreddore? Secondo Tognoli l’Europa è in grado di condizionare gli USA in diversi modi.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Settimana abbastanza scarica di dati importanti per i mercati, quella che si apre oggi, in cui gli investitori cominceranno a fare i conti dopo le dichiarazioni di Powell e della Lagarde a seguito dei rispettivi meeting.

Venerdì scorso l’inflazione Italiana YoY di maggio è risultata in linea con le aspettative del 7,6% e in calo rispetto all’8,2% di aprile. Così come in linea con le stime del 6,1% è risultata quella dell’Europa (in calo rispetto al 7% di aprile). Migliore delle stime la fiducia dei consumatori del Michigan di giugno (63,9 punti contro 60 attesi e 592, di maggio).

Ora che la recessione in Europa è arrivata, ci chiediamo se questa sia in grado di condizionare l’economia USA? E’ noto infatti che i 20 paesi che utilizzano l'euro sono caduti in quella che, al momento, è definibile come una lieve recessione a cavallo tra il 2022 e il 2023. E’ il primo effetto dell'elevata inflazione, che ha scoraggiato la spesa dei consumatori e dei governi, che hanno stretto i cordoni della borsa. Questo significa però che sia la zona euro che l'intera UE sono ora in ritardo rispetto all'economia USA.

Se infatti nei primi tre mesi dell'anno, la produzione economica nell'Eurozona è diminuita dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, dopo un calo della stessa entità nell'ultimo trimestre del 2022, quella USA è aumentato dell’0,3% nel 1Q23 dopo un aumento dello 0,6% nel 4Q22.

La domanda diventa quindi se l'Europa starnutisce, è possibile che gli Stati Uniti prendano il raffreddore? Crediamo che la risposta corretta sia diversa: quando l'Europa prende il raffreddore, il resto del mondo starnutisce. Battute a parte, il divario tra l’andamento economico USA e quello Europeo potrebbe non rimanere tale a lungo.

Secondo la FED di New York, che ha recentemente esaminato se le crisi economiche in Europa abbiano colpito gli Stati Uniti negli ultimi trent'anni, la risposta è positiva. L’Europa è in grado di influenzare gli Stati Uniti in diversi modi: ci sono per esempio collegamenti commerciali, poiché i residenti negli Stati Uniti utilizzano beni e servizi importati dall'Europa e producono beni e servizi esportati all'estero. Ma anche i flussi finanziari transfrontalieri, o quando le banche e le imprese USA prestano e prendono in prestito dagli europei e dalle istituzioni finanziarie europee, sono in grado di influenzare l’andamento economico USA. Inoltre, i tassi di cambio influenzano l'inflazione degli USA e gli shock di fiducia globale possono avere un effetto a catena.

Un esempio? Nel 2012 quando l'Europa cadde in una crisi del debito pluriennale. Le preoccupazioni per la salute fiscale in Europa, specialmente in Grecia, hanno portato a una stretta creditizia in tutto il continente. E questo ha riguardato anche la FED che nei verbali della riunione di settembre 2012, ha parlato della paura del contagio. Oggi siamo lontani anni luce da una crisi di quella portata.

L'economia USA è stata sorprendentemente resiliente quest'anno, ma è probabile che stiano arrivando colpi dolorosi e quindi occorra essere un po' cauti. Con i dati in nostro possesso, pensiamo che l’economia USA potrebbe trovarsi in un ambiente non propriamente definibile recessivo, ma che certamente sembrerebbe una recessione. In altre parole significa che probabilmente sarà evitato un atterraggio duro, ma l’ambiente economico con il quale confrontarsi sarà caratterizzato da una lenta crescita (magari a volte negativa) e un’inflazione vischiosa.

L'ultimo rapporto sul lavoro ha mostrato che i libri paga sono aumentati di quasi il doppio rispetto al guadagno mensile medio nei 10 anni precedenti la pandemia, mentre l'indicatore di inflazione preferito dalla FED (l’inflazione core) continua ad essere elevato. Così come sostenuti continuano ad essere i consumi, grazie all’elevato risparmio accumulato durante la pandemia.

Una forte occupazione e salari più alti possono significare un'inflazione più elevata, poiché le aziende trasferiscono l'aumento del costo del lavoro aumentando il prezzo dei beni e dei servizi prodotti. La FED si è comprata un po’ di tempo per decidere il da farsi. Tuttavia, il prosieguo di forti indicatori economici e un'inflazione ostinata potrebbero significare ulteriori aumenti in futuro. Aumenti che potrebbero rendere l'ambiente economico un po' più impegnativo. Se comunque gli USA dovessero scivolare verso la recessione, crediamo che questo possa avvenire a cavallo tra il 2023 e il 2024.

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